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Australia Metalli Critici

L’Australia vuole diventare un hub dell’idrogeno

Il progetto Asian Renewable Energy Hub vuole fare dell’Australia occidentale un centro per l’esportazione di idrogeno

La regione di Pilbara, nell’Australia nord-occidentale, ambisce a diventare un grande centro per l’esportazione di idrogeno.

Il territorio è famoso soprattutto per le miniere di minerali ferrosi, che rappresentano una quota considerevole dell’export – e delle entrate – del paese. Ma l’Asian Renewable Energy Hub ha piani differenti.

CHE COS’È L’ASIAN RENEWABLE ENERGY HUB

L’Asian Renewable Energy Hub è un progetto energetico che punta a raggiungere 26 gigawatt di capacità di generazione eolica e solare nell’Australia occidentale. Di questi, 23 gigawatt saranno utilizzati per la produzione di idrogeno e ammoniaca “verdi” (ovvero ottenuti da fonti rinnovabili), da destinare sia al consumo domestico che all’esportazione. Il progetto occupa una superficie di 6500 chilometri quadrati nella parte orientale della regione di Pilbara.

L’Asian Renewable Energy Hub è in attesa che gli venga garantito lo status di “grande progetto” (major project) dal governo federale australiano, che gli permetterebbe di ottenere le autorizzazioni necessarie con maggiore rapidità e di avere dunque maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo di avviare le esportazioni entro il 2028. Oltre a questo, lo status potrebbe attrarre nuovi investitori.

La prima fase del progetto consiste nell’installazione di 15 gigawatt di capacità eolica e solare. Se l’intento dovesse tradursi in realtà, l’Asian Renewable Energy Hub diventerebbe l’impianto per la produzione di energia più grande al mondo, secondo solo alla diga delle Tre gole cinese, scrive Bloomberg. Il costo capitale iniziale ammonta a circa 22 miliardi di dollari australiani (oltre 13 miliardi di euro); la decisione di investimento finale è attesa per il 2025.

L’INTERESSE DELL’AUSTRALIA PER L’IDROGENO

A livello mondiale si registra un forte interesse per l’idrogeno, considerato un’alternativa più pulita al gas naturale e dunque migliore dal punto di vista del contenimento del riscaldamento globale. Alcune stime dicono che l’idrogeno potrebbe soddisfare quasi un quarto del fabbisogno energetico mondiale entro il 2050.

Dell’avvio di una presunta “età dell’idrogeno” si discute in realtà da decenni. In passato, però, l’affermazione dell’idrogeno verde è stata ostacolata dagli alti costi del metodo di produzione (l’elettrolisi); oggi invece il contesto appare più favorevole, visto l’abbassamento dei prezzi dell’eolico e del fotovoltaico. Anche se le percentuali dell’idrogeno verde restano minime se paragonate a quelle dell’idrogeno prodotto a partire dagli idrocarburi.

L’Australia, comunque, cerca di capitalizzare le sue caratteristiche geografiche e climatiche per garantirsi un vantaggio in questa nascente industria: il paese dispone di vasti spazi liberi, di un forte soleggiamento e di tanto vento.

L’anno scorso il governo australiano ha presentato una strategia nazionale sull’idrogeno, dove si indica il 2030 come la data d’inizio delle esportazioni. L’idrogeno è anche centrale nei piani di Canberra per la riduzione delle emissioni di gas serra.

IL PROBLEMA DEL TRASPORTO

Uno dei problemi legati all’idrogeno è la difficoltà di trovare un metodo di trasporto economico. L’Asian Renewable Energy Hub ha intenzione di utilizzare i porti della regione di Pilbara destinati all’export di minerali ferrosi per spedire invece ammoniaca – più semplice da muovere rispetto all’idrogeno – e di convertirla successivamente in idrogeno una volta giunta a destinazione.

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