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Auto, gli eurodeputati divisi su come fermare la chiusura delle fabbriche

Gli eurodeputati concordano sul fatto che il settore auto è in difficoltà, ma sulle soluzioni da adottare hanno opinioni divergenti 

I produttori europei di auto sono in difficoltà, mentre affrontano un rallentamento nelle vendite delle auto elettriche e una forte concorrenza da parte della Cina. Euractiv ha contattato gli eurodeputati dei Paesi produttori per chiedere loro cosa l’Unione europea può fare per cambiare la situazione.

La scorsa settimana Volkswagen ha annunciato per la prima volta la potenziale chiusura di alcuni stabilimenti in Germania, e anche il futuro della fabbrica di EV di Audi a Bruxelles è a rischio, in quanto per i prossimi anni non è prevista la produzione di nuovi modelli.

I NUMERI DEL COMPARTO AUTO EUROPEO

Secondo la Commissione europea, nel settore automobilistico sono impiegati direttamente e indirettamente quasi 14 milioni di europei, con un fatturato che rappresenta oltre il 7% del PIL Ue. L’atteso rapporto sulla competitività dell’ex premier italiano Mario Draghi chiede un piano d’azione industriale europeo per il settore. “Nonostante l’ambizione dell’Ue di mantenere e sviluppare la capacità di produzione di tecnologie pulite, ci sono molteplici segnali di un’evoluzione nella direzione opposta, con aziende europee che annunciano tagli alla produzione, chiusure e delocalizzazioni parziali o totali”, si legge nel rapporto.

GLI EURODEPUTATI DIVISI SUL FUTURO DELL’AUTO

Contattati da Euractiv, i membri del Parlamento europeo (MEP) concordano sul fatto che il settore è in difficoltà. “Per aziende come Volkswagen, la spinta aggressiva della Cina sulle auto elettriche rappresenta una sfida significativa”, ha dichiarato l’eurodeputata tedesca del PPE Hildegard Bentele. Tuttavia, quando si tratta di trovare delle soluzioni, gli eurodeputati puntano in direzioni diverse: il socialista Mathias Ecke ritiene che l’attuale quadro sia affidabile e che consenta la decarbonizzazione del settore senza limitarlo, ma punta il dito contro la gestione dei produttori. “Come socialdemocratico, sono preoccupato per questa perdita di cultura aziendale e comprendo la frustrazione dei dipendenti Volkswagen, che giustamente mettono in discussione le decisioni della dirigenza, tra cui il fatto di non essersi concentrati sullo sviluppo di auto elettriche a prezzi accessibili”.

IL PASSAGGIO ALLA MOBILITÀ ELETTRICA

Per l’eurodeputata belga dei Verdi Sara Matthieu, i produttori europei hanno sbagliato nel resistere al passaggio alla mobilità elettrica: “per troppo tempo l’industria ha resistito e fatto pressioni contro il passaggio dai combustibili fossili ai veicoli elettrici, una strategia miope per compiacere gli azionisti a scapito dell’innovazione e degli investimenti”.

L’eurodeputata socialista Ecke difende le misure nazionali per aumentare l’adozione degli EV: “il governo tedesco deve ristabilire lo stimolo della domanda di auto elettriche che il bonus per gli acquirenti ha fornito, ma che è stato recentemente eliminato”.

Per Matthieu la Commissione europea dovrebbe andare oltre e “stabilire un programma di investimenti per infrastrutture di ricarica, batterie, energie rinnovabili e altro, rendendo molto più facile l’accesso ai finanziamenti per questi prodotti. Parallelamente, dovrebbe fare di più per aumentare l’assorbimento del mercato, tassando meno l’elettricità e assicurando che i lavoratori siano sempre protetti e abbiano ampie opportunità di riqualificazione”.

LE NORME UE SUL CLIMA

Per alcuni eurodeputati, le norme Ue sul clima sono il problema. “Dopo lunghe discussioni con le case automobilistiche tedesche e nella mia veste di legislatore per la politica industriale, sostengo una maggiore flessibilità nel conseguimento delle riduzioni di CO2”, ha affermato Bentele.

Gli standard sulle emissioni di carbonio dell’UE – che richiedono l’eliminazione graduale delle auto che emettono carbonio e un divieto di fatto dal 2035 – sono stati un argomento di campagna elettorale alle elezioni europee dello scorso giugno. Secondo il tedesco Andreas Glück, del gruppo liberale Renew, “non dovremmo dettare le tecnologie da utilizzare per raggiungere la decarbonizzazione del trasporto su strada”, un riferimento alle attuali discussioni sull’esenzione delle auto alimentate al 100% con i cosiddetti e-fuel, i carburanti neutri per il clima.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA SU AUTO ELETTRICHE E AUTO ENDOTERMICHE

Per quanto riguarda l’Italia, il governo spinge affinché l’Unione europea riveda il bando alle auto endotermiche previsti per il 2035, posticipandolo o abolendolo. Il 25 settembre il governo chiederà alle istituzioni europee di anticipare la clausola di revisione delle politiche comunitarie in tema di mobilità green dal 2026 al 2025.

LE PAROLE DEL MINISTRO URSO E L’ALLARME DI CONFINDUSTRIA

Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “occorre rivedere il processo, la tempistica e la modalità per arrivare alla sostenibilità ambientale in Europa, per evitare il collasso del sistema industriale”. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha dichiarato che, a causa dello stop alla vendita di auto a motore endotermico, nell’automotive italiano “sono a rischio almeno 70.000 posti di lavoro”.

Le istituzioni e gli industriali chiedono una transizione della mobilità che punti sulla neutralità e che, oltre alle aiuto elettriche, preveda altre tecnologie, come i carburanti sintetici e i biocarburanti.

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