Nell’audizione in commissione Attività produttive si è parlato di neutralità tecnologica, digitalizzazione, leva fiscale e politiche industriali
Digitalizzazione, innovazione, neutralità tecnologica ma anche politica industriale, risorse e leve fiscali per rilanciare il comparto dell’automotive che oggi è stato ascoltato in Commissione Attivitià produttive della Camera durante le audizioni nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali.
VECCHIO (ANIE): “DIGITALIZZARE E INNOVARE LEVE FONDAMENTALI PROCESSI PRODUTTIVI, INCENTIVI PER COLONNINE”
“Digitalizzare e innovare sono due leve fondamentali da applicare ai processi produttivi del settore, altrimenti la competitività dell’industria auto non può che indebolirsi. Dobbiamo incentivare le imprese che investono nel passaggio al 4.0. I produttori sono già evoluti in questo senso, ma la filiera è fatta da tante PMI che hanno ampio margine di miglioramento. L’infrastruttura esistente non è sempre adeguata ad accogliere la guida autonoma, quindi le strade devono essere digitalizzate. Il ruolo dei veicoli delle imprese alla transizione elettrica è importante, quindi possono fungere da moltiplicatore per i veicoli privati. Ad oggi ci sono circa 60.000 punti di ricarica, non in linea con le esigenze europee, per questo servono incentivi chiari, coordinati e continuativi”, ha affermato Marco Vecchio, Segretario di ANIE durante le audizioni nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali.
GRASSO (CNA): “SERVE POLITICA INDUSTRIALE UE E NAZIONALE PER DOMANDA E OFFERTA”
“Abbiamo apprezzato quanto scritto all’interno del piano di azione per l’automotive e su cui abbiamo trovato un aggiustamento del tiro di quelle che sono le politiche europee. Si intravede anche una una strategia di politica industriale che tiene conto della insomma del del di tutte le imprese della filiera e soprattutto contiene affinché la filiera resti competitiva e questo per noi è fondamentale. Abbiamo sempre sostenuto che la transizione al Green dovesse essere in qualche modo accompagnata da una strategia di politica industriale che tenesse conto e supportasse tutta la filiera nella nella. Stiamo parlando, infatti di un certo numero di imprese che hanno un peso specifico sia in termini di economia, ma anche sociale in termini di preoccupazione. Mi riferisco in particolare a due compagini, quello della componentistica e la parte servizi manutenzione riparazioni auto. Parliamo di 2.300 imprese nel mondo della Community, produzione, automatica e ben quasi 73.000 alle imprese del mondo dell’auto. La riparazione complessivamente è un settore che occupa quasi 400 Mila persone. C’è bisogno di una politica industriale Nazionale ed europea a sostegno sia della domanda sia dell’offerta”, ha affermato la dottoressa Grasso, rappresentante di CNA Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa nel corso delle audizioni nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali.
VIANO (ANIASA): “SERVE QUADRO NORMATIVO CHE INCORAGGI TRANSIZIONE, RIDUZIONE IVA SU ELETTRICO”
Serve un quadro normativo e fiscale che incoraggi le aziende nella transizione. La proposta numero 1 è ridurre l’aliquota IVA sulle elettriche, visto che il livello medio è più alto, con una riduzione fino al 10% per mitigare la differenza di costo tra vetture elettriche e termiche fino a che le Ev abbiano raggiunto una maturità industriale, tale per cui siano pienamente competitive con le loro gambe. Il secondo elemento è che le vetture che i lavoratori condividono oggi hanno ancora un limite di deducibilità. Questo limite va quantomeno raddoppiato, cioè portata di 18.000 e 35 mila euro. Il noleggio a breve termine è un supporto al turismo, ma risente di una penalizzazione generale, per questo serve un’aliquota Iva più bassa per rendere le elettriche più competitive. Lo stesso vale per il car-sharing, che sconta un’Iva del 20%. Serve ua defiscalizzazione della ricarica domestica”, ha affermato Alberto Viano, presidente dell’Associazione nazionale industria dell’autonoleggio, della sharing mobility e dell’automotive digital (ANIASA) durante le audizioni nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali.
ZACCHERONI (AICA): “SERVE TERRENO NEUTRO PER CONTRASTARE MONOPOLI MANUTENZIONE E RIPARAZIONE”
“Il nostro obiettivo è un terreno di gioco neutro per non limitare la libertà di scelta di consumatori e affinché non si instaurino monopoli di fatto e superare le barriere tecniche, i costi proibitivi che penalizzano le piccole e medie imprese, perché tutte le imprese della filiera della manutenzione e riparazione dei veicoli possano operare concorrere in condizioni di parità. Ci permettiamo di esortare alla vigilanza e l’impegno affinché si arrivi alla tempestiva presentazione del regolamento di settore derivato. Una misura urgente è l’aggiornamento della normativa europea che disciplina di ispezioni tecniche periodiche. Bisogna migliorare il monitoraggio delle emissioni con l’introduzione del testo del particolato e ossidi di azoto, rivedere i metodi di misurazione delle previsioni”, ha affermato Paola Zaccheroni, rappresentante dell’Associazione italiana costruttori autoattrezzature (AICA) nel corso delle audizioni nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali.
VIGO (ANFIA): MANCANO PRINCIPIO NEUTRALITÀ TECNOLOGICA E FONDI UE DI INCENTIVO ALLA DOMANDA
“Tra le cose positive ci sono sicuramente la previsione di uno stimolo allo sviluppo dei software dei veicoli a livello europeo e della guida autonoma e connessa, la previsione di fondi per lo sviluppo di batterie di seconda generazione, una proposta di mitigazione delle sanzioni per il mancato raggiungimento dei target 2025 e l’anticipo della revisione del regolamento CO2 per i veicoli leggeri. Il Piano di elettrificazione delle flotte aziendali e la semplificazione amministrativa per uno sviluppo più veloce dell’infrastruttura a livello europeo” ha detto Fabrizia Vigo di Anfia. “Quello che manca è l’esplicita previsione del principio della neutralità tecnologica per la revisione del regolamento CO2” e “nessuna previsione sui veicoli industriali”. “In più non c’è nessuna previsione di un budget europeo per possibili incentivi alla domanda”, ha proseguito Vigo.
“Il lavoro che stiamo facendo con le nostre omologhe francesi, tedesche e spagnole e con Acea e Clepa è quello di continuare il dialogo con le istituzioni europee affinché siano previste le stesse modifiche per i veicoli pesanti, e per quanto riguarda entrambe l regolamentazioni la necessità di intervenire affinché sia ristabilito il principio di neutralità tecnologica, prevedendo magari la possibilità di utilizzare oltre il 2035 di veicoli plug-in o range extender e anche la previsione di un carbon correction factor”, ha spiegato la rappresentante di Anfia. Che ha anche chiesto lo stanziamento di fondi europei a sostegno del mercato. “Stiamo lavorando insieme ai colleghi francesi per la previsione di una misura di local content cioè prevedere a livello regolamentare una percentuale di fornitura a livello europeo”, ha evidenziato.
Infine sulla decarbonizzazione delle flotte aziendale, “sarà importante capire quale sarà la proposta della Commissione dopo l’estate 20205 e bisognerà lavorare sul recepimento a livello nazionale però la vediamo come una proposta positiva”, ha concluso Vigo.
GAY (UNIONE INDUSTRIALI TORINO): NEUTRALITÀ TECNOLOGICA E POLITICHE INDUSTRIALI CHIARE E CONCRETE
“Quello della mobilità è un tema cruciale per il nostro territorio ma anche per il futuro dell’industriale. La transizione energetica e il suo impatto fanno parte di questa visione” e “per affrontarle serve strategia, pragmatismo e anche unione di intenti fra tutti gli attori coinvolti”. “Torino e la sua area metropolitana, il Piemonte è da sempre protagonista di questo settore e vuole continuare ad esserlo anche in futuro. Ci troviamo davanti a un momento decisivo. A livello europeo l’industria automobilistica sta soffrendo di una competitività estrema delle case automobilistiche cinesi in primis frutto di politiche industriali mancate e dai grandi investimenti fatti dai competitor” ha affermato Marco Gay presidente degli industriali di Torino. “In questo frangente è determinante rimettere al centro la produzione industriale, questo significa anche che le politiche europee siano orientate non verso una transizione ideologica e dirigista ma verso la neutralità tecnologica che ci permetta di competere e di continuare a svolgere il nostro lavoro al meglio. I numeri parlano chiaro – ha aggiunto -: per Stellantis siamo a -35% rispetto a un anno fa non solo per le automobili ma anche per i veicoli commerciali. A Torino sono stati prodotti da inizio anno 9860 unità, vuol dire il 22.5% rispetto all’anno scorso. In questo frangente i dazi accelerano la preoccupazione e mettono in crisi tutta la filiera. Siamo d’accordo con quanto sostiene il presidente di Confindustria Orsini: serve equilibrio tra sostenibilità e competitività e un approccio più flessibile. Siamo fortemente convinti di ridurre le emissioni ma nostra proposta gira attorno alla neutralità tecnologica. Quello che chiediamo è tenere alta l’attenzione su questo tema che è anche di impatto sociale. Oggi più che mai la Commissione Ue deve avere chiare le implicazioni a cui andiamo incontro”, ha aggiunto Gay che ha citato anche il costo dell’energia: “Possiamo fare molto ma è un argomento da portare avanti in un framework di politiche industriali europee”. “Abbiamo da poco lanciato la vehicle valley che mette al centro il nostro sapere e il nostro saper fare”, ha poi concluso.
ARTUSI (FEDERAUTO): EVITARE OBBLIGHI PER IL MERCATO, CALO VENDITE DA IMPUTARE A POLITICHE UE
“Il calo delle vendite e dalla produzione di auto secondo noi va ricercato nelle politiche dell’Unione europea in materia di transizione ecologica e con tutti gli adempimenti normativi introdotti dall’Ue per chi fa impresa” ha evidenziato Massimo Artusi presidente di Federauto. “Questo ha portato anche alla messa in campo di modelli di veicoli che non solo non sono appetibili per il mercato ma non sono nemmeno raggiungibili per la disponibilità delle tasche” dei consumatori. “Molto spesso si parla delle prestazioni positive dei costruttori cinesi, in questa sede voglio ricordare che contrariamente a quello che si pensa i marchi cinesi non realizzano queste prestazioni con veicoli elettrici ma con macchine ad alimentazione tradizionale, al massimo ibride. E questa potenza di fuoco esiste perché lavorano in un contesto industriale diverso dal nostro con deregulation e sussidi – ha proseguito Artusi – anche con diritti dei lavoratori diversi da quelli che garantiamo in Europa, assicurando costi estremamente bassi che permettono grande competitività”.
“Il declino critico del settore automobilistico va cercato anche dall’imposizione daziaria degli Stati Uniti che con il solo annuncio ha provocato una forte rallentamento delle esportazioni dei produttori europei. La nostra posizione sull’Industrial action plan sull’automotive europea è netta: ciò perché continua a proporre politiche dirigiste senza una chiara strategia su come arrivare all’obiettivo, questo sostenendo non l’obiettivo della decarbonizzazione che nessuno mette in discussione, ma sostenendo una categoria di prodotto, la macchina elettrica – ha detto il presidente di Federauto -. Questo se non viene cambiato noi prevediamo che miglioramenti non se ne potranno avere. In più questo action plan prevede tutta una serie di principi ma nessuno strumento concreto e nessuna politica realizzabile, Ci auguriamo un cambio netto di strategia che rimetta al centro delle politiche la decarbonizzazione e non l’elettrificazione”.
Sulle multe per costruttori auto “si lascia sostanzialmente inalterato il quadro, diluire per due anni non cambia il problema di base. I cittadini non le vogliono queste auto per i prezzi, la difficoltà di utilizzo, la scarsa rete di ricarica e il costo dell’energia. L’industrial action plan dimentica poi un settore fondamentale, quello dei veicoli pesanti”, ha aggiunto Artusi. I nostri suggerimenti sono di puntare sulla neutralità carbonica, rivedere le clausole di revisione, l’approccio metodologico di calcolo delle emissioni e soprattutto che non vengano applicate regolamentazioni che comportino obblighi per il mercato”, ha concluso Artusi.
FRANCHI (FEDERMECCANICA): SERVIREBBE UN ‘WHATEVER IT TAKES’ PER L’AUTOMOTIVE
“La grande sofferenza del settore non può essere curata da pannicelli caldi. Quello che abbiamo letto nei provvedimenti in discussione assomigliano più a pannicelli caldi che a una cura che servirebbe da cavallo” ha detto Stefano Franchi Direttore generale di Federmeccanica ascoltato in Commissione Attività produttive della Camera sul settore automobilistico europeo e la decarbonizzazione delle flotte aziendali. “La cura che non vediamo, ha due parole: politiche industriali. Servirebbe un whatever it takes perché l’automotive rappresenta un sistema nervoso fondamentale di tutta l’industria e della metalmeccanica in particolare. Servirebbero elementi quantitativi e qualitativi come la neutralità tecnologica. Non riscontriamo un passo fermo e deciso in questa direzione”, ha aggiunto Franchi.
“Per garantire un futuro migliore e poterci anche arrivare occorre utilizzare tutto ciò che la tecnologia mette a disposizione – ha ammesso il dg di Federmeccanica – e risorse. L’altro punto da sottolineare è evitare di perdere posti di lavoro. C’è un problema grande di ammortizzatori sociali, dovremmo orientare le risorse non solo a lavori persi ma anche per evitare che si perdano”, ha concluso.
PETTINICCHI (FEDERMANAGER): CONSIDERARE EMISSIONI SU INTERO CICLO DI VITA E SPAZIO AL NUCLEARE
“L’industria automotive è un pillar del panorama europeo ed è in mezzo a un guado che deve attraversare. Anche la von der Leyen ci ha ricordato che gli obiettivi rimangono gli stessi, il 2035 è la data ma apre a una neutralità tecnologica oltre all’elettrico” ha sottolineato Erik Pettinicchi rappresentante di Federmanager. “Dobbiamo cambiare il paradigma del metodo di valutazione ambientale, non soltanto il controllo della CO2 nell’utilizzo del mezzo ma dall’inizio, dai materiale al ciclo produttivo, fino allo smaltimento. Questo perché il ciclo industriale europeo è già virtuoso e posizionarlo solo sul mezzo va a penalizzarlo – ha spiegato Pettinicchi -. Poi c’è il costo dell’energia: abbiamo un costo che è veramente sbilanciato rispetto all’Europa, siamo dal 35 al 40% in più. Va bene la neutralità ma per quanto riguarda l’energia non tutte le fonti sono uguali in termini di affidabilità e impatto sul sistema industriale. Per questo motivo siamo contenti che le rinnovabili stiano crescendo anno su anno, ma dobbiamo cominciare a introdurre una nuova risorse, il nucleare di nuova generazione. Poi l’efficienza energetica delle imprese deve recuperare la strada persa e declinare il trasferimento tecnologico a tutta la filiera”.
“Inoltre vanno mappate le startup per trasferire le loro novità all’interno della filiera. E bisogna avere l’accesso ai fondi in maniera diretta, per esempio per le pmi. La managerialità e le competenze, non abbiamo un sistema intermediario come la Germania, siamo sempre in ritardo mentre grazie a questi enti intermedi possiamo migliorare l’identificazione delle competenze e metterle a terra”, ha concluso.
PRESSI (MOTUS-E): PARLARE DI NEUTRALITÀ TECNOLOGICA E DI REVISIONE DEI TARGET CREA INCERTEZZA
“Dal nostro punto di vista l’Action Plan Ue porta con sé delle proposte promettenti ma manca di concretezza. Soprattutto servirebbe chiarezza e rapidità per l’industria” ha detto Fabio Pressi, presidente di Motus-e. “Attenzione però: che il fatto di parlare spesso di neutralità tecnologica e di revisione dei target soprattutto intermedi, crea incertezza nel mercato. Non tanto nei consumatori ma anche nelle aziende”, ha detto Pressi. “Sicuramente l’elettrificazione delle flotte aziendali per noi è un punto importante che va accompagnato con politiche fiscali dedicate, ci interessa il social leasing sui veicolo elettrici usati”, ha concluso.
MURANO (UNEM): CI ASPETTIAMO FORTE AUMENTO DEI BIOCARBURANTI
“Nessuno mette in dubbio gli obiettivi europei e dal punto di vista dei carburanti è interessante notare che la penetrazione delle vetture elettriche e la maggiore efficienza farà si che il consumo dei carburanti liquidi diminuirà e in particolare diminuiranno i carburanti fossili e aumenteranno i bio. Questo anche a seguito della RED III europea e al Pniec” ha detto Gianni Murano, presidente di Unem. “Ci aspettiamo che i biocarburanti arriveranno a una crescita di 6 milioni al 2030 e di 9 milioni al 2040 e questo avrà sicuramente un impatto sulla logistica italiana”, ha affermato Murano. Il contributo dei biocarburanti è già evidente in termini di emissioni: c’è una crescita del parco circolante ma una riduzione significativa delle emissioni dal 2003 da quando cioè sono arrivati motori più efficienti ed è stata consentita la penetrazione dei biorcaburanti che ridotto del 15% delle emissioni, pari a 18 milioni di tonnellate”.
“Bisogna insomma consentire di contabilizzare il contributo dei biocarburanti all’interno delle emissioni dell’automotive cosa che attualmente non è consentita, sull’intero ciclo di vita”, ha concluso.
SCURO (ASI): TRANSIZIONE ECOLOGICA NEL RISPETTO DELLA PLURALITÀ, SÌ A BIOBENZINE PER VEICOLI STORICI
“La transizione ecologica deve avvenire nel rispetto della pluralità tecnologica, dal 2024 infatti consapevoli delle sfide ambientali Asi ha promosso un programma per l’impiego di biobenzine di seconda generazione nei veicoli storici” ha infine chiuso Alberto Scuro, presidente dell’Automotoclub storico italiano (Asi).