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Euro 7

Auto, otto Paesi mettono a rischio la Euro 7

Otto Paesi mettono a rischio la normativa Euro 7 sulle automobili. La lettera all’Unione Europea

La normativa Euro 7 sulle emissioni delle auto rischia di non vedere la luce. Italia, Francia e Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia hanno inviato all’Unione Europea un documento con cui si chiede di stralciare l’attuale Regolamento sulle emissioni perché i limiti sono troppo ambiziosi e irrealistici, secondo quanto riporta Reuters.

8 CONTRO LA EURO 7

Sono otto i Paesi contrari alla normativa Euro 7 sulle emissioni di autovetture e veicoli commerciali. Il testo che dovrebbe entrare in vigore il primo luglio 2025 solleva aspre critiche del mondo dell’automotive. La ragione è che le norme previste costringerebbero le case automobilistiche a fare ingenti investimenti, soldi che secondo i rappresentanti degli Stati contrari all’attuale testo potrebbero essere spesi meglio per sviluppare nuovi veicoli a 0 emissioni.

La direttiva Euro 7 porterà a una stretta sulle emissioni del settore automotive a 360 gradi. La norma prevede infatti nuovi limiti alle emissioni di ossidi di azoto NOx, particolato e particelle prodotte da freni e batterie.

LA EURO 7

Killer delle auto utilitarie, direttiva che ritarda la transizione e discrimina le altre tecnologie. È l’opinione che Renault, Stellantis, Toyota e Volkswagen hanno della Euro 7.

“Ci opponiamo a qualsiasi nuova normativa sulle emissioni dei gas di scarico (inclusi nuovi requisiti di prova o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni”, si legge nel documento, firmato da Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia.

“Percepiamo l’importanza di migliorare le performance in termini di emissioni, ma i nuovi limiti dovrebbero riflettere l’attuale sviluppo dei metodi di misurazione a livello delle Nazioni Unite, includere l’applicazione della relativa fase di monitoraggio a livello delle Nazioni Unite e tenere conto delle proprietà dei veicoli elettrici”, continuano gli otto Stati.

“È fondamentale valutare correttamente l’impatto del quadro Euro 7, anche sul comportamento dei consumatori, e garantire che le nuove norme sulle emissioni siano adatte allo scopo nel senso che siano realistiche rispetto allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici”, concludono.

EURO 7 E REGOLAMENTO UE

L’alzata di scudi da parte dei Paesi europei mette seriamente a rischio l’approvazione del testo che mira ad abbattere i livelli di inquinamento del settore dei trasporti privati.

Una norma che, insieme al Regolamento Ue sulle auto inquinanti, fa parte del piano dell’Europa per decarbonizzare i trasporti. L’Unione Europea ha stabilito infatti che entro il 2035 tutte le nuove auto e veicoli commerciali dovranno produrre 0 emissioni di CO2. A pochi giorni dalla votazione del testo, però, la Germania e l’Italia hanno chiesto una prima modifica per sventare il rischio di una bocciatura.

Dopo una trattativa durata diversi giorni, Germania e Unione Europea hanno trovato un accordo sugli e-fuels. Una soluzione che ha sollevato le critiche del Governo italiano, che puntava a far ammettere anche i biocarburanti tra i combustibili del futuro. Ora che anche la Francia si è unita alle fila dei “dissidenti”, il fronte del “No” ha i numeri per bloccare il progetto complessivo di riforma dell’Unione Europea.

IL RUOLO DEGLI E-FUEL

I carburanti sintetici avranno un ruolo marginale nelle alimentazioni del futuro, secondo diversi esperti. Se guardiamo ai numeri riguardo la disponibilità attuale e il costo di produzione, gli e-fuel sembrano più un Cavallo di Troia per prolungare la vita delle auto endotermiche.

Fino ad oggi, però, la Commissione Europea si è dimostrata sorda alle richieste dei Paesi di ridiscutere le norme. L’istituzione considera le misure presenti nel Regolamento Ue necessarie a ridurre le emissioni di CO2. Inoltre, la Commissione teme che troppe concessioni possano aprire la strada a nuovi scandali, come il Dieselgate.

La domanda principale è: cosa farà ora l’Unione Europea?

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