Le dimissioni di Carlos Tavares, ex amministratore delegato del gruppo automobilistico Stellantis, dominano ancora le prime pagine dei giornali. La scalata dell’industria automotive, la buonuscita milionaria, le ragioni delle dimissioni. Cosa scrivono su “Mister 160 milioni”
L’addio di Tavares non è un fulmine a ciel sereno ma lascia il gruppo automobilistico in acque agitate. Le dimissioni anticipate rispetto al termine naturale del mandato (2026) saranno addolcite da una liquidazione che, secondo voci non confermate, arriverà a 100 milioni. Si apre ora la partita della pesante successione. Intanto, il titolo in Borsa ieri ha chiuso a -6,30%, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. John Elkann, il presidente di Stellantis e ora anche capo-azienda avrebbe chiamato la premier e il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Una conversazione importante poiché avrebbe “sancito il cambio di passo del gruppo automobilistico e il superamento delle vecchie posizioni sull’auto elettrica che avevano opposto Tavares a Roma e a Bruxelles”, secondo il maggiore quotidiano italiano. Elkann avrebbe dato mandato a Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis, di presenziare al tavolo automotive il 17 dicembre al Mimit e di firmare il «Piano Italia». La scalata all’industria dell’auto di Tavares è durata quattro decenni ed è stata scandita dal motto “O meglio, o niente”, scrive il Corriere della Sera. Inizia come test-driver in Renault, diventa manager in Peugeot, fino ad approdare nel gruppo Fiat-Chrysler nel 2021. Negli anni il suo stipendio raggiunge livelli record, tanto da arrivare all’equivalente di 518 dipendenti, un record assoluto secondo Milano Finanza. Tutto va a gonfie vele fino a quest’anno, quando la crisi dell’automotive fa scendere le previsioni e mette a rischio anche i dividendi. Si incrina anche il rapporto con Elkann e la famiglia Agnelli e il cda inizia a cercare un sostituto per Tavares nel 2026. Tuttavia, l’insistenza del manager sull’elettrico, incurante delle vendite stagnanti e lo scontro sempre più duro con il governo italiano accelerano i tempi del suo addio.
LA PARTITA DELLA SUCCESSIONE DI TAVARES IN STELLANTIS
“Il giorno dopo l’uscita di Carlos Tavares, prevedibile, è arrivato il giudizio dei mercati e del Paese. Il primo e più impietoso è stato quello della Borsa: ieri il titolo Stellantis ha chiuso a -6,30%, crollando a 11,7 euro, affondando la capitalizzazione a 35,5 miliardi. Il secondo giudizio non ammette repliche: un pressing bipartisan per un confronto in Parlamento con John Elkann, il presidente di Stellantis e ora anche capo-azienda. Che da domenica si sta dando da fare per riannodare i rapporti con l’esecutivo Meloni: dopo la telefonata alla premier, ieri è toccato infatti al ministro delle Imprese Adolfo Urso. Una conversazione — riferiscono fonti di governo — che avrebbe sancito il cambio di passo del gruppo automobilistico e il superamento delle vecchie posizioni sull’auto elettrica che avevano opposto Tavares a Roma e a Bruxelles. Urso infatti ha presentato un documento per chiedere una revisione del divieto per i motori a combustione fissato al 2035. Elkann — che ha richiamato l’ex direttore finanziario Dick Palmer come special advisor — avrebbe dato mandato a Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis, di presenziare al tavolo automotive il 17 dicembre al Mimit e di chiudere in modo positivo il famoso «Piano Italia», quello che aveva promesso un milione di veicoli al 2030. Urso vorrebbe che il nostro Paese tornasse centrale nelle strategie industriali del gruppo automobilistico e avrebbe incontrato una sostanziale apertura da parte di Elkann”, si legge su Il Corriere della Sera.
“In sospeso resta anche il rifinanziamento a fine anno degli ammortizzatori sociali che fiaccano tutti gli stabilimenti (…) La stessa premier Giorgia Meloni ha infatti affermato: «Faremo del nostro meglio per difendere l’occupazione e l’indotto». (…) La partita per la successione è aperta e si concluderà entro metà 2025. Sindacati e politica chiedono invece un processo. Il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli (Lega), ha inviato la richiesta di audizione al presidente di Stellantis dopo che si erano attivati FdI, Pd, M5S, Avs e Azione. Per il segretario Cgil Maurizio Landini «il caso Stellantis conferma la necessità che noi chiediamo da tempo, che la presidenza del Consiglio convochi il gruppo dirigente di Stellantis e i sindacati». Le dimissioni di Tavares «determineranno una svolta» secondo il numero uno Cisl Luigi Sbarra, mentre Pierpaolo Bombardieri (Uil) considera il «capitolo chiuso»”, continua il giornale.
LA BUONUSCITA E I PROBLEMI CHE LASCIA fIN STELLANTIS
“Carlos Tavares conclude la sua cavalcata al vertice di Stellantis, il gruppo nato dall’ex Fiat Chrysler e la francese Peugeot-Citroën, con compensi incassati per circa 60 milioni e che, con la buonuscita sulla quale per ora ci sono solo indiscrezioni, potrebbero arrivare a 160 milioni, al lordo delle tasse. Guadagni stellari per il manager che si è guadagnato l’appellativo di “riduttore di costi” o “lo squalo” e che potrebbero far impallidire quelli del connazionale più famoso, il calciatore Cristiano Ronaldo. (…) anche quando l’assemblea degli azionisti il 13 aprile 2022 aveva votato contro la politica di remunerazione che prevedeva per il manager un compenso potenziale di 19,15 milioni nel 2021. I voti contrari erano stati il 52,1% di quelli presenti in assemblea, ad Amsterdam. Il presidente, John Elkann, numero uno di Exor che è tuttora il primo azionista di Stellantis, aveva spiegato che si trattava di un voto non vincolante: bisogna tenere conto “dei risultati record raggiunti nel 2021” e che “l’aumento di stipendio di Tavares rispetto a quello che aveva in Psa è dovuto al fatto che Stellantis è una azienda diversa e molto più grande”. (…) Lo Stato francese, terzo azionista della società, aveva criticato lo stipendio di Tavares”, si legge su Il Fatto Quotidiano.
“Lo stipendio effettivo, tra quota fissa (2 milioni all’anno), bonus variabile, premi in azioni gratuite e versamenti per la futura pensione, nel primo anno di vita di Stellantis era stato un po’ più basso dei 19,15 milioni potenziali, somma in parte basata su futuri premi in azioni che Tavares avrebbe potuto incassare solo se fosse rimasto per alcuni anni e legata a risultati prefissati, ma comunque stratosferica: 17,075 milioni nel 2021. All’epoca il compenso medio di un dipendente del gruppo era pari a 58.475 euro lordi. Tavares guadagnava quanto 292 dipendenti. (…) Nel 2023 si è ampiamente rifatto e ha totalizzato compensi in denaro e premi in azioni gratuite maturate per 23,47 milioni. È stato il manager più pagato tra le società italiane quotate in Borsa e il più pagato nell’industria auto mondiale. I compensi potenziali del 2023 sono indicati dal bilancio in un massimo di 36,49 milioni, ma questa cifra è virtuale, Tavares avrebbe potuto riceverla solo se avesse centrato gli obiettivi triennali e se fosse rimasto fino al termine del contratto, che scade nella primavera del 2026, ma i 23,47 milioni effettivi percepiti equivalgono allo stipendio di 333 dipendenti di Stellantis. Secondo i bilanci, dal 2021 al 2023 Tavares ha ricevuto stipendi, bonus e premi in azioni gratuite per 55,46 milioni”, continua il giornale.
“Ma quali sono i suoi risultati? Tavares ha presentato bilanci con ricavi e utili in crescita (da 13,2 miliardi di profitti nel 2021 a 18,6 miliardi l’anno scorso, quest’anno però c’è un forte calo), ma quelli industriali sono in picchiata. Il 2024 segnerà il peggior risultato industriale dal 1957, la Fim-Cisl prevede solo 500 mila veicoli prodotti (-31,7% rispetto al 2023) e la cassa integrazione dilaga in tutti gli stabilimenti, a iniziare da Mirafiori che nell’ultimo trimestre avrà lavorato 30 giorni scarsi. Dopo tre anni di crescita, con 387.600 auto e furgoni la produzione di Stellantis nei primi nove mesi del 2024 è in profondo rosso. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo: rispetto all’anno scorso perdono sia le auto (-40,7%) sia i veicoli commerciali (-10,2%). Nei primi nove mesi in Italia sono state prodotte solo 273 mila automobili (erano state 318 mila nel 2021), 387.600 compresi i furgoni (contro 528 mila nel 2021)”, continua il giornale.
LA SCALATA DI TAVARES A STELLANTIS
“Entrato nel centro di collaudo di Renault a 23 anni, Carlos Tavares lascia la guida di Stellantis a 66 anni con una buonuscita che potrebbe toccare i 100 milioni. Una scalata all’industria dell’auto lunga quattro decenni e all’insegna del motto «O meglio, o niente», il titolo del suo manuale di gestione aziendale preferito. Sino alle dimissioni di domenica, la carriera di Tavares è andata sempre per il meglio, nonostante i malumori della politica e dei sindacati per lo stile manageriale ruvido o, secondo la sua definizione, da «psicopatico delle performance». Nato a Lisbona nel 1958 e laureato in Ingegneria a Parigi, Tavares inizia come test-driver in Renault. Per 32 anni lotta per salire la scala gerarchica del costruttore francese, con l’aspirazione di sottrarre il volante al potente manager franco-libanese Carlos Ghosn. Quando nel 2013 capisce che non è aria, Tavares rilascia un’intervista e, con una franchezza inedita nel paludato mondo dell’auto, dice: «Ghosn è qui per restare, io ho l’energia e la fame necessarie per diventare numero uno» di un colosso come General Motors o Ford. Due settimane più tardi, Renault convoca una riunione di emergenza del cda e caccia Tavares. Una dichiarazione improvvida? Forse; intanto, però, il manager portoghese ha lanciato il suo appello urbi et orbi: sono sul mercato, fatevi avanti. (…) Nel 2016 lo Stato francese, secondo socio di Peugeot dietro all’omonima famiglia, boccia il raddoppio del suo stipendio a 5,2 milioni, ma non va oltre. Il manager, del resto, ha ricondotto Peugeot in carreggiata e, anzi, nel 2016 riesce addirittura a portare sotto il controllo francese un marchio tedesco, Opel, comprato da Gm”, si legge su Il Corriere della Sera.
“(…) Il manager si mette quindi subito alla ricerca di una nuova preda e nel 2019 la trova in Fiat-Chrysler. Il gruppo italo-americano ha appena interrotto le trattative con Renault a causa dell’opposizione del governo francese (…) «Ricordo che ad agosto e settembre del 2020 ero seduto nella mia fattoria portoghese, sotto un ulivo, con il mio smartphone a discutere con il mio caro amico John Elkann». È la descrizione di Tavares, fra il bucolico e l’idiliaco, del negoziato che nel 2021 sigilla l’unione di Peugeot e Fiat-Chrysler sotto un unico gruppo, con 14 marchi e 250 mila dipendenti”, continua il giornale.
“(…) Il piano di Tavares funziona: a costo di litigare con sindacati e governi, il ceo tiene le fabbriche al minimo produttivo e approfitta di ogni picco di domanda per alzare i prezzi delle vetture. Un metodo, inedito nell’auto, che riduce gli organici, ma fa schizzare i profitti. In tre anni Stellantis distribuisce agli azionisti 23 miliardi, sotto forma di dividendi e riacquisti azionari. Exor, primo socio con il 14,9%, incassa una cedola di quasi 3 miliardi. Nello stesso periodo Tavares porta a casa oltre 50 milioni di stipendio, arrivando nel 2023 a guadagnare quanto 518 volte dipendenti di Stellantis. (…) Stellantis è così costretta ad abbattere le previsioni di profitto per il 2024, mettendo a rischio anche i dividendi. Dopo i bilanci, si incrina anche il rapporto con Elkann e la famiglia Agnelli. Il cda dà perciò avvio alla ricerca di un sostituto per Tavares nel 2026. L’insistenza del manager sull’elettrico, incurante delle vendite stagnanti, e lo scontro sempre più duro con il governo italiano fanno però precipitare gli eventi sino alle dimissioni con effetto immediato di domenica. (…) Tavares ha scelto una liquidazione che, secondo voci non confermate, arriverà a 100 milioni”, continua il giornale. (Energia Oltre – edl)