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Il biometano corre, ma il mercato Ue rischia la frammentazione. L’allarme del CEER

Il boom del biometano rischia di arenarsi per la giungla di regole e deroghe europee. L’allarme del Consiglio dei Regolatori Europei dell’Energia

Il biometano sta vivendo la sua era dell’oro, ma la giungla di regole nazionali rischia di far naufragare il sogno di un mercato unico europeo verde. È quanto emerge dal nuovo rapporto del CEER (Consiglio dei Regolatori Europei dell’Energia), che rivela che le Autorità di Regolazione Nazionali (NRA) stanno applicando le nuove direttive europee in modo così diversificato da minacciare la coesione del mercato.

IL BOOM DEL BIOMETANO

Nel 2023, la produzione di biometano ha toccato i 4,9 bcm, segnando un salto del 18% rispetto all’anno precedente. A fine 2024 ha raggiunto quota 7 miliardi di metri cubi (bcm/anno). Con oltre 1.600 impianti operativi, l’Europa è lanciata verso l’obiettivo non vincolante del piano REPowerEU: raggiungere i 35 bcm entro il 2030.

Ma la strada è in salita. Gli impegni nazionali (NECP) si fermano, per ora, a soli 14,6 bcm/anno. Per colmare questo deficit di crescita, il Pacchetto Decarbonizzazione del Gas impone due pilastri: l’accesso universale alla rete e sconti tariffari massicci.

L’ALLARME DELL’ACER: MECCANISMI DIVERSI E DEROGHE FRAMMENTANO MERCATO BIOMETANO

La corsa europea del biometano rischia di schiantarsi contro deroghe e meccanismi troppo diversi tra Stati membri.

“La diversificazione dei meccanismi e le numerose deroghe potrebbero portare a un mercato europeo del biometano frammentato,” avverte il CEER. A questo si aggiunge il fatto che la verifica dell’idoneità agli sconti transfrontalieri è complicata finché l’Union Database (UDB), il sistema di tracciamento digitale europeo, non pienamente operativo.

IL NODO DEGLI SCONTI NEL PACCHETTO DECARBONIZZAZIONE DEL GAS

La disposizione più controversa del nuovo Regolamento Gas è lo sconto obbligatorio del 100% sulle tariffe di capacità nei punti di iniezione e di interconnessione transfrontaliera, previsto dal 5 Agosto 2025. Questo sconto dovrebbe favorire il commercio paneuropeo, ma molte autorità nazionali hanno già impugnato la clausola di deroga. Danimarca, Francia e Italia (per le reti di trasmissione) hanno deciso di non applicare lo sconto alle interconnessioni a causa dell’esistenza di “meccanismi di supporto alternativi” nazionali.

CHI PAGA LA CONDOTTA DEL BIOGAS? I TRE MODELLI

Chi paga i costi di connessione, essenziali per abbattere le barriere iniziali agli investimenti in biometano? Sono tre i modelli principali che i Paesi dell’Ue stanno adottando per ripartire i costi delle condotte. Il primo è il modello Sociale, scelto da Stati come l’Austria e la Francia. Nel Paese Transalpino, i produttori di biometano pagano solo il 40% dei costi di connessione, con il restante 60% coperto dal sistema (fino a 600.000 €). L’Austria può socializzare i costi delle condotte fino a 10km.

C’è poi il modello Tedesco, che prevede che gli operatori di rete coprano il 75% dei costi iniziali per le connessioni sotto il chilometro, con un tetto di 250.000 € per il produttore. L’ultimo è il modello Prudente, adottato da Italia (DSO) e Portogallo, che scarica la quota maggiore sul produttore. In Italia, l’onere è suddiviso 80% produttore / 20% sistema per le connessioni DSO. Tuttavia, l’iniezione nella distribuzione gode di uno sconto tariffario del 100%.

IL REBUS DEI SISTEMI DI SCAMBIO DI BIOMETANO

I sistemi di scambio dei diversi Paesi rappresentano un altro rebus per il mercato. La Repubblica Ceca, che punta a convertire circa la metà dei suoi 520 impianti di biogas per raggiungere i 0,5 bcm entro il 2030, ha lanciato un complesso sistema di sostegno basato su tre aste. Inoltre, ha introdotto un bonus per i produttori valido per 15 anni, basato sul principio del Contract for Difference (CfD). In Italia, è il GSE a gestire le Garanzie d’Origine (GO). L’Austria, invece, ha iniziato solo all’inizio del 2025 ad accoppiare le GO con le Prove di Sostenibilità (PoS) per eliminare il doppio conteggio.

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