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Canada, in netto calo a luglio il numero di trivelle attive

Il numero delle trivelle in attività viene considerato un indicatore dello stato di salute dell’industria estrattiva

Nella prima settimana di luglio in Canada – il quarto maggiore produttore di petrolio al mondo – c’erano appena 18 trivelle attive: nello specifico, 6 trivelle per l’estrazione di greggio e 12 per l’estrazione di gas naturale.

Nello stesso periodo del 2019 il numero era molto più alto: 120 in tutto, secondo il conteggio di Baker Hughes, azienda statunitense specializzata nell’offerta di servizi nel settore oil & gas.

La situazione per il Canada è solo leggermente migliorata nella seconda settimana di luglio, con un aumento di 8 trivelle in attività, per un totale di 26. Negli Stati Uniti, al 10 luglio, Baker Hughes ne ha invece contate 258.

LA CRISI NELLE OIL SANDS

L’industria energetica canadese, già in difficoltà da anni, è stata colpita duramente dal calo della domanda e dal crollo dei prezzi del greggio causati dalla pandemia di Covid-19.

Nei mesi scorsi molte compagnie hanno così deciso di limitare la loro produzione. In totale, i produttori nelle oil sands dell’Alberta – la provincia canadese che ospita le terze riserve petrolifere più grandi al mondo – hanno ridotto l’output di 1 milione di barili al giorno. Oggi parte di quella produzione è stata ripristinata, ma le prospettive rimangono comunque poco positive.

I COSTI DI RICERTIFICAZIONE

Il numero delle trivelle in attività viene considerato un indicatore dello stato di salute dell’industria estrattiva. Che in Canada quel numero sia così basso è un cattivo segnale, ed è possibile che molte delle trivelle oggi inattive possano rimanere fuori servizio per sempre.

La ricertificazione di una trivella – necessaria perché possa tornare in attività – può costare fino ad un milione e mezzo di dollari, a seconda della grandezza. È una spesa che molte compagnie, già in difficoltà, potrebbero non voler sostenere, preferendo vendere i macchinari una volta che i prezzi saranno risaliti.

UNA CRISI GENERALE

Con pochi pozzi perforati, anche le aziende che operano nel sotto-settore dei servizi petroliferi sono entrate in crisi: il rischio è che l’industria energetica canadese non riesca a ripartire una volta che la domanda si assesterà su livelli più alti.

Il danno per l’economia è però generale. Le piccole cittadine dell’Alberta vicine alle oil sands dipendono infatti dalle attività estrattive: ora che c’è poco lavoro nei depositi di bitume, ad esempio, i ristoranti e gli alberghi restano vuoti.

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