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Industrie Unione Europea

Quanto pesa la crisi energetica sulla produzione e il lavoro

Alcune esperienze raccolte da Reuters in Italia si inseriscono in un quadro di generale sofferenza delle industrie dell’Unione europea

La crisi energetica ha tanti effetti. Colpisce le tasche delle persone tramite i costi in bolletta, la produzione delle imprese, la disponibilità delle merci, le relazioni economiche nazionali e internazionali.

L’ACCORDO AL CONSIGLIO EUROPEO E LA SVOLTA POSSIBILE

Giovedì sera, i governi dell’Unione europea hanno raggiunto una prima importante intesa sulla enorme partita della regolamentazione del mercato energetico e del gas. Nove punti per un invito urgente a procedere su un corridoio dinamico anche se temporaneo di limitazione dei prezzi, maggior solidarietà, maggior trasparenza e facilitazione al risparmio. Indicazioni chiare e condivise, su proposta di Italia e Francia a capo del gruppo dei mediterranei, a cui dovranno far seguito nuove tappe a cominciare già dalla prossima settimane.

La guerra russa all’Ucraina non ha introdotto nulla, ha accelerato una crisi già in atto. Aggiungendo l’elemento della messa in evidenza di una dipendenza eccessiva dalle forniture del Cremlino. Ora è il momento delle risposte continentali, condivise in Europa. E sappiamo bene come e quanto sia complesso il quadro delle alternative energetiche all’export moscovita.

GLI ALLARMI DALLE INDUSTRIE DELL’UNIONE EUROPEA

La situazione rimane critica, inevitabilmente. I costi continuano a essere alti. L’alluminio è tra le risorse più colpite in diretta conseguenza in tutto il Vecchio Continente. Gli allarmi, per questo, sono frequenti e i settori produttivi interessati non esitano a parlare di minaccia esistenziale. Tante realtà imprenditoriali sono scomparse in questi mesi, praticamente tutte le altre stanno sopravvivendo.

Alcuni dati ripresi da Oilprice: a livello globale, il 98% degli impianti di ammoniaca in tutto il mondo utilizza combustibili fossili come materia prima, principalmente gas naturale, 72%, e carbone, 22%, riporta la VIA. In Norvegia, l’azienda Yard ha ridotto al 35% l’uso di ammoniaca in Europa ad agosto. “Servono misure di soccorso immediate necessarie per ripristinare la produzione”, ha detto Fertilizers Europe il mese scorso. Quando i moniti degli industriali sono stati chiari. “Ribadiamo il nostro appello ai leader europei a introdurre urgentemente misure a livello di UE volte ad affrontare l’impatto dei prezzi del gas naturale sulla competitività industriale e misure volte a scollegare i prezzi dell’elettricità dai prezzi del gas”.

A rischio, tra questo trimestre e l’ultimo del prossimo anno, sono a rischio un milione di unità di produzione ogni tre mesi. E’ facile capire non solo con cosa si sta avendo a che fare ma anche a cosa si va in contro.

IL CASO ITALIANO

Prima dell’accordo al Consiglio europeo, i timori di un nuovo nulla di fatto comunitario sono rimpallati da più parti. E Confindustria e l’omologa francese Medef hanno scritto una nota congiunta per mettere ancora una volta nero su bianco le difficoltà economiche derivanti dalla crisi energetica.

“Tra agosto 2021 e agosto 2022 i costi di produzione nell’industria sono aumentati del 28% in Francia, del 40% in Italia e del 33% nell’UE. In particolare, i produttori europei di fertilizzanti e alluminio hanno ridotto la loro produzione rispettivamente del 70% e del 50%”, hanno ricordato. “Un segnale che testimonia come nel prossimo inverno sia molto alto il rischio di perdere capacità produttiva con la chiusura di migliaia di aziende, competitività e posti di lavoro, oltre a quello di delocalizzazioni da parte di realtà industriali ad alta intensità energetica”. Hanno chiesto un intervento europeo che ora è arrivato ma sul quale si dovrà lavorare per giungere a decisioni concrete e definitive.

Un altro dato di cui tener conto è arrivato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio nella Nota di ottobre. Le difficoltà per l’economia italiana stanno aumentando su più fronti. Il PIL potrebbe essere sceso in territorio leggermente negativo già nel terzo trimestre. Mentre l’inflazione continua a salire e l’incertezza di famiglie e imprese ha ripreso a intensificarsi, in sintesi.

Reuters ha raccolto alcune testimonianze dal mondo delle imprese italiane. “Già a settembre 2021 c’erano avvertimenti su ciò che doveva venire”, ha detto il Ceo di Italcer Group Graziano Verdi. “Quando gestisci un’attività, se continui a sentire al telegiornale che le forniture di gas sono a rischio, devi fare qualcosa”, ha raccontato Marco Cecchi di Pelliconi. Il messaggio è chiaro, l’ora delle risposte e delle soluzioni è prossima.

 

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