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Caro Energia

Caro energia, piani salvataggio Paesi europei potrebbero costare 200 mld

L’UE dovrà decidere un grande programma di risparmio energetico e chiarire che i Paesi si aiuteranno a vicenda, condividendo il poco gas che avranno a disposizione

I prezzi dell’elettricità in Europa si stanno dirigendo verso livelli da record e hanno portato i governi di molti Paesi ad elaborare dei piani di salvataggio per salvare il mercato energetico. Secondo Rystad Energy, in Germania, Francia e Italia luglio 2022 potrebbe risultare il mese con il prezzo più alto di sempre per i prezzi spot.

L’incertezza che circonda le forniture di gas all’Europa sta avendo un impatto diretto sui prezzi dell’energia. L’elevata volatilità dell’offerta di gas ha visto i prezzi dell’energia elettrica in Europa oscillare molto più vorticosamente rispetto a prima della guerra in Ucraina. All’inizio dell’invasione russa, alla fine di febbraio, i prezzi sono saliti al massimo storico di 530 euro per megawattora (MWh), prima di stabilizzarsi intorno ai 180 euro per MWh.

La recente incertezza sulle esportazioni di gas russo in Europa ha causato un rimbalzo del prezzo di baseload agli attuali 278 euro/MWh, oltre il triplo del prezzo di un anno fa. L’impennata dei prezzi spot ha alzato la curva a termine, poiché l’incertezza principale riguarda l’inverno, quando il rapporto tra domanda e offerta potrebbe diventare molto stretto.

Per Rystad Energy questa “tempesta perfetta” che sta guidando i movimenti dei prezzi è la somma di diversi fattori: l’aumento dei prezzi del gas naturale innescata da problemi di approvvigionamento russo, i prezzi elevati del carbone, la bassa velocità del vento e il clima torrido.

Alcune delle utilities elettriche europee – che devono far pagare i costi più elevati ai clienti o subire perdite stesse – stanno fallendo. La tedesca Uniper SE ieri ha firmato un accordo di salvataggio in cui il governo prenderà una quota del 30% in cambio di 15 miliardi di euro, mentre EDF ha accettato l’acquisizione completa da parte del governo francese, che inietterà 10 miliardi di euro.

CARO ENERGIA, UNA QUESTIONE CHE RIGUARDA TUTTI

I governi devono sostenere i servizi pubblici guasti, se vogliono mantenere accese le luci e il riscaldamento dei cittadini. Alla fine, però, il conto ricadrà sui contribuenti. È una sorta di domino energetico, in cui ogni tessera vale molti miliardi di euro. Un operatore fallito da una parte, l’offerta di un Paese dall’altra. Quando la polvere si sarà depositata, il conto totale per il salvataggio del mercato energetico europeo quest’inverno supererà facilmente i 200 miliardi di dollari.

Potrebbe sembrare esagerato e certamente è una stima approssimativa. Il calcolo è conservativo e si basa su ciò quello che sappiamo oggi, non copre lo scenario peggiore, che prevede il caso in cui la Russia interrompa completamente l’approvvigionamento di gas naturale in Europa e arrivi un inverno più freddo della media.

Pochissimi politici sembrano comprendere l’entità della crisi in arrivo e i suoi costi: il francese Macron e il tedesco Scholz sembrano averla compresa, mentre la maggior parte degli altri politici europei in molti casi è distratta dalla politica interna. L’Unione Europea ha convocato una riunione di emergenza dei ministri dell’Energia entro la fine del mese, che dovrebbe precedere un più ampio vertice dei capi di governo incentrato sull’energia, prima della pausa estiva.

L’UE dovrà decidere un grande programma di risparmio energetico, inclusa una campagna pubblica a sostegno, e chiarire che i Paesi si aiuteranno a vicenda, condividendo il poco gas che avranno a disposizione. Ciò significa invitare al tavolo di Bruxelles anche Regno Unito, Svizzera e Norvegia.

Con i prezzi del gas e dell’elettricità che continuano a salire, altre utilities e rivenditori di energia europei avranno difficoltà. In Germania, la scorsa settimana, il contratto elettrico a termine di un anno è salito al massimo storico di oltre 350 euro per megawattora, in aumento del 750% da una media di 41 euro tra il 2010 e il 2020, e di recente sono aumentati anche i prezzi del gas per il 2023 in Europa.

Il contratto elettrico tedesco a termine di un anno, un punto di riferimento nel mercato all’ingrosso, negli ultimi due anni è aumentato di oltre il 650%. L’unica possibilità di sopravvivenza per le utilities è trasferire i prezzi all’ingrosso sui propri clienti, ma ciò sposta solo il salvataggio lungo la catena, poiché le famiglie e le imprese dovranno affrontare fatture insostenibili e avranno bisogno dell’aiuto del governo.

In definitiva, i contribuenti sosterranno il costo direttamente e immediatamente, tramite maggiori prezzi al dettaglio di elettricità e gas, o successivamente e nel corso degli anni, tramite tasse più elevate per pagare i salvataggi. I governi europei dovranno essere in anticipo sui costi e, dalla loro, potranno dire che questo denaro è ben speso per fermare Vladimir Putin.

IL FALLIMENTO DELLE UTILITIES EUROPEEE: I CASI UNIPER E EDF

Partiamo dalle utilities. La tedesca Uniper SE, il più grande acquirente di gas russo, ha quasi fallito. Di recente ha chiesto un salvataggio del governo e le stime preliminari mettono il conto a 10 miliardi di euro.
È probabile che si riveli prudente. Electricité de France (EDF) ha fallito come produttore affidabile di elettricità e ha bisogno di aiuto. Parigi – che già possiede una quota di maggioranza – rinazionalizzerà il resto, con un costo di almeno 8 miliardi di euro.

Uniper ed EDF però sono solo la punta dell’iceberg, due utilities tra le dozzine che servono oltre 200 milioni di famiglie nell’Unione Europea e nel Regno Unito. La maggioranza forse resisterà alla tempesta, ma molte altre avranno bisogno di aiuto. Perlomeno, richiederanno prestiti garantiti dallo Stato e altre garanzie del governo per acquistare gas super costoso sul mercato spot, necessario a sostituire la perdita di gas russo. Nel peggiore dei casi gli operatori dovranno essere nazionalizzati, anche se solo temporaneamente.

I prestiti garantiti dallo Stato non sono banali: all’inizio di questo mese, il governo ceco ha concesso un prestito d’emergenza di 3 miliardi di euro all’operatore statale CEZ, un’azienda che serve un Paese di poco più di 10 milioni di persone. Il governo tedesco, tramite la banca statale KwF, ha già concesso 15 miliardi di euro di prestiti all’operatore tedesco per acquistare gas e riempire i depositi prima dell’inverno. Se quei prestiti saranno mai rimborsati resta un’incognita.

GLI EFFETTI DEL CARO ENERGIA SULLE FAMIGLIE EUROPEE

Ora parliamo delle famiglie. Il Regno Unito è paradigmatico del problema: a febbraio Londra ha annunciato un salvataggio multimiliardario per attutire l’impatto di un aumento del 54% del price cap di energia al dettaglio del Paese, un limite alla quantità di energia elettrica che i servizi pubblici possono addebitare alle famiglie all’anno per elettricità e gas. All’epoca, il limite di prezzo era in aumento da 1.277 sterline a 1.971 sterline all’anno, a partire dal 1° aprile. Da ottobre, il limite di prezzo è destinato a salire a circa 3.300 sterline all’anno. L’aumento di quasi il 70% sarà annunciato ad inizio agosto. L’importo massimo che le famiglie britanniche possono addebitare per elettricità e gas, noto come price cap, salirà ai massimi storici da ottobre.

Eppure, il reddito familiare medio annuo al lordo delle imposte nel Regno Unito è di 31.770 sterline. Ciò significa che una famiglia tipica spenderà oltre il 10% del proprio reddito per pagare elettricità e gas: questa è la definizione standard di povertà energetica. Senza i soldi del governo, le famiglie non pagano le bollette, creando un problema di debiti per i loro fornitori di energia. O Londra salva le famiglie, o dovrà salvare i servizi pubblici.

Per quanto riguarda la probabile entità dell’aiuto del governo britannico, ad inizio 2022, un aumento di 693 sterline del price cap ha innescato un esborso di 9,1 miliardi sterline. La matematica del back-of-the-envelop suggerisce che l’aumento di circa 1.300 sterline in arrivo attiverà un salvataggio di 17 miliardi di sterline. Considerando anche solo questi esempi, un totale di 200 miliardi di dollari in salvataggi europei, nazionalizzazioni, prestiti garantiti dallo Stato e simili non sembra più così esagerato.

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