Percorso lungo 30 anni per raggiungere l’obiettivo case green, mentre sul Superbonus il governo sta pensando a un nuovo giro di vite. Infine mercoledì il Parlamento Ue potrebbe inserire il Ponte sullo Stretto di Messina nella lista dei progetti della rete Ten-T: la rassegna dei giornali di oggi
Per le case green si prospetta un calendario lungo trent’anni, dal 2020 al 2050. Che coinvolgerà l’energia solare, le fonti fossili, il building automation, i sistemi di controllo dell’illuminazione e, ovviamente, la riqualificazione di immobili residenziali e non residenziali. Mentre per il Superbonus si conferma l’intenzione del governo di estendere da 4 a 10 anni il periodo nel quale scontare le detrazioni. Mercoledì il Parlamento europeo in plenaria sarà chiamato a votare la revisione della rete Ten-t (Trans-European Network Transport) che, per la prima volta da tempo, prevede esplicitamente la costruzione del ponte sullo Stretto e che potrebbe far concorrere l’Ue nelle spese di realizzazione dell’infrastruttura.
CASE GREEN, CALENDARIO DI 30 ANNI PER L’IMPATTO ZERO
“Un calendario lungo trent’anni, dal 2020 al 2050. Che coinvolgerà l’energia solare, le fonti fossili, il building automation, i sistemi di controllo dell’illuminazione e, ovviamente, la riqualificazione di immobili residenziali e non residenziali e gli incentivi fiscali dedicati alle ristrutturazioni”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Considerando, comunque, che l’impegno dell’Italia ad adeguarsi non mancherà, nonostante il voto contrario del nostro Paese al testo. Come ha spiegato ieri il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: la direttiva ‘non tiene conto di tutte le esigenze e delle caratteristiche del nostro Paese, anche se è migliorata molto. Un dissenso che abbiamo espresso e argomentato in tutte le sedi, ma che non mette in discussione l’impegno che abbiamo assunto sul fronte della decarbonizzazione e al 2050’. (…) Anche se qualche primo adempimento è previsto già nel 2024: gli edifici non residenziali dovranno dotarsi di sistemi di automazione e controllo per impianti di riscaldamento, condizionamento e ventilazione con una potenza nominale utile superiore a 290 kW”, si legge sul quotidiano.
“Nel 2025 la novità chiave è legata agli incentivi fiscali per l’edilizia. Non sarà, infatti, più possibile fornire agevolazioni alle caldaie alimentate esclusivamente da combustibili fossili. Non è detto, però, che le caldaie (in grado di funzionare con altre fonti di energia) vengano totalmente tagliate fuori dagli sconti fiscali e dai contributi. La Commissione europea darà, a breve, indicazioni sul tema e potrebbe riaprire i giochi. Per il recepimento vero e proprio della direttiva, bisognerà aspettare il 2026. La Epbd, infatti, dà due anni ai Paesi membri per adeguarsi al testo. (…) L’elenco di scadenze su questo tema (inserite all’articolo 10) è parecchio articolato. La più significativa è quella del 31 dicembre 2029. Entro quel termine andrà assicurata l’installazione di impianti solari adeguati ‘su tutti i nuovi edifici residenziali’. (…) Il 2030, invece, è l’anno nel quale la direttiva inizia a fissare alcuni dei suoi target più ambiziosi. Anche se non è detto che ci si arrivi: nel 2028, infatti, i contenuti del testo saranno sottoposti a revisione da parte della Commissione. Qualche passaggio, in sostanza, potrebbe essere ritarato. (…) Per andare avanti fino al 2050, quando tutti gli edifici (nuovi ed esistenti) dovranno essere a emissioni zero e a basso consumo di energia”, conclude il quotidiano.
SUPERBONUS, GIORGETTI: NATO MALE. SI VA VERSO UNA NUOVA STRETTA
“I costi del Superbonus continuano a crescere, gettando altre ombre sul percorso di risanamento dei conti pubblici. Ieri l’Istat ha aggiornato i dati sul deficit del 2023, che sale di altri 4,5 miliardi per effetto dei bonus, portandosi al 7,4% del pil, contro il 7,2% comunicato a inizio aprile e contenuto nel Def presentato dal governo. L’ultimo aggiornamento non modifica il quadro della finanza pubblica, ma non è detto che sia l’ultimo”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “(…) Si conferma, dunque, l’intenzione del governo di estendere da 4 a 10 anni il periodo nel quale scontare le detrazioni. Sempre che basti, perché al conto finale del 110% sembra che manchi ancora qualcosa. Il governo, in ogni caso, ha intenzione di bloccare definitivamente l’emorragia. (…) ‘Il Superbonus è una macchina da guerra infernale, un mostro nato male. Abbiamo tentato più volte di limitarne i danni e se non lo avessimo fatto saremmo qui a raccontare una storia incredibile che ha già suscitato ilarità in mezzo mondo’ ha detto Giorgetti. Quanto alle responsabilità, ‘la Ragioneria non è la sola. In tanti non hanno compreso dove si poteva arrivare quando si è creata di fatto una moneta fiscale parallela a quella legale. Vedremo cosa fare: oggi l’ammontare del costo del 110% è questo’. Qualche perplessità sul conto finale del 110% ce l’ha anche la Banca d’Italia, che ieri ha confermato la sua stima di una crescita del pil nel 2024 dello 0,6% contro l’1% del governo. (…)”, si legge sul quotidiano.
“(…) Stesse incertezze sono rilevate dall’Upb sulle spese del Pnrr, alle quali il governo, come Bankitalia, Istat, Confindustria e sindacati, dopo lo stop al 110%, affidano lo stimolo alla crescita dell’economia. Per l’Ufficio di Bilancio esistono ‘criticità sul Pnrr, in quanto la modesta attivazione degli investimenti nei primi anni e le revisioni concordate con la Ue richiedono ora un’accelerazione degli interventi. La concentrazione delle opere nei prossimi due anni potrebbe generare strozzature nell’offerta’. (…)”, conclude il quotidiano.
PONTE SULLO STRETTO, MERCOLEDÌ SI DECIDE PER I FONDI UE
“(…) Mercoledì infatti il Parlamento europeo in plenaria sarà chiamato a votare la revisione della rete Ten-t (Trans-European Network Tran-sport) che, per la prima volta da tempo, prevede esplicitamente la costruzione del ponte sullo Stretto. Non è una trovata europea, si badi bene, ma italiana: a inserire l’opera è stato un emendamento presentato più di un anno fa dai parlamentari leghisti in commissione Trasporti e approvato ad aprile 2023. Ovviamente la modifica è stata sposata dal governo italiano. (…) Nei giorni scorsi il ministero delle Infrastrutture ha presentato la richiesta nell’ambito della Connecting Europe Facility (Cef), che è il cuore del sistema Ten-t con uno stanziamento di 26 miliardi al 2027. Se passasse il nuovo testo, con la modifica ottenuta dalla Lega, in futuro Roma potrebbe richiedere l’accesso anche ai fondi per la costruzione (per la parte trasporti ci sono 11,4 miliardi). Nei giorni scorsi le associazioni ambientaliste (Wwf, Italia nostra, Legambiente e Lipu) hanno scritto agli europarlamentari italiani per chiedere di votare contro visto che–come sta emergendo dalla procedura di Valutazione d’impatto ambientale (Via) –il progetto “non è sostenuto dal relativo piano economico-finanziario che dimostrala redditività dell’opera” (…)”, conclude il quotidiano.