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C’è ancora una possibilità per bloccare Tap. La lettera di Emiliano a Cantone

Per bloccare Tap il governatore Emiliano potrebbe giocarsi l’ultima carta: chiedere la revoca in autotutela all’Anac

Pare che su Tap, dopo l’incontro definitivo di Conte con gli eletti salentini dei 5 Stelle, e dopo Mattarella da Trump e Moavero in Azerbaigian si sia messo l’ok definitivo. Eppure ci potrebbe essere ancora una possibilità per evitare l’approdo a San Foca. Michele Emiliano. Potrebbe scrivere all’Anac, e chiedere la revoca in autotutela. Come con Ilva.

E se anche quella fallisse, almeno perdere altro tempo. Potrebbe sembrare una boutade, e invece le cose stanno proprio cosi. Del resto esattamente come con Ilva, tra un la voglio chiusa nei giorni pari, e aperta in quelli dispari, anche per Tap la posizione del governatore è oscillata tra ricorsi, cantieri paragonati ad  Auschwitz, la lobby del gas.

E quindi la proposta del governatore pugliese, escluso anche con questo governo dal tavolo ministeriale, è che l’approdo venga spostato da San Foca a Brindisi: “convocherei un tavolo tecnico con il premier Conte, il ministro dello Sviluppo economico Di Maio e quello dell’Ambiente Costa. E in quella sede i miei tecnici spiegherebbero cosa si può fare per risolvere la questione Tap e anche quella delle emissioni inquinanti dell’Ilva.

Bisogna intervenire con un decreto legge, che contenga tutte le autorizzazioni ambientali così da compattare i tempi. E il testo dovrebbe prevedere lo spostamento dell’approdo del Tap a Mesagne, dove esiste già la rete nazionale del gas Snam che arriva fino a Taranto. Da lì si potrebbe portare il gas fino all’Ilva, dando vita alla decarbonizzazione dell’acciaieria. va costruita un’intesa con la Socar (la società statale produttrice di petrolio e gas dell’Azerbaigian), con cui ho già trattato ai tempi del precedente governo. In una riunione alla Farnesina, mi avevano concesso 700 milioni di metri cubi di gas allo stesso prezzo del carbone. il tema resta come salvare quel territorio dai danni di un’opera inutile, il tratto via terra che da San Foca arriverà a Mesagne vicino Brindisi, a spese degli italiani. E la mia soluzione rimane quella di spostare di 30 chilometri più a nord l’arrivo del gasdotto”.

Un’ipotesi cui si sono detti contrari da sempre il sindaco di Brindisi insieme a tutto il Pd della città.
Come il nazionale.

Così poi ieri gli hanno risposto le associazioni ambientaliste del Forum ambiente e salute: “Sembra invero incredibile che il Presidente Emiliano, ben consapevole dei guasti ambientali subiti dal territorio di Brindisi, continui a chiedere contro ogni regola di etica politica che l’approdo Tap sia spostato sul litorale di tale capoluogo. E lo faccia con l’esplicita motivazione secondo la quale un’area che ha già subito pesanti danni ambientali ne può sopportare altri secondo il provocatorio detto salentino “a casa bruciata metti fuoco”.

Per non parlare delle ingenti spese (quantificate in circa due miliardi) che tale operazione comporterebbe.Quale che siano le opinioni sull’effettiva utilità dell’opera e sulla validità del progetto di sviluppo sul quale si fonda (a suo tempo abbiamo già espresso al riguardo motivate riserve), dobbiamo ribadire che la procedura amministrativa per il rilascio della autorizzazione amministrativa è stata puntualmente ultimata e risulta corredata di tutti i necessari accertamenti ed anche delle soluzioni giudiziarie di alcune questioni sollevate.

Ne consegue che l’insistere nel chiedere il trasferimento dell’approdo sulla costa brindisina non ha alcuna motivazione apprezzabile alla luce di quel pubblico interesse che dovrebbe essere la stella polare di ogni scelta istituzionale e di ogni comportamento politico.

Chiedere poi la convocazione di un tavolo tecnico per valutare il da farsi in vista di un fantomatico decreto di urgenza, il cui contenuto dovrebbe sostituire la prescritta e complessa procedura già espletata, appare davvero un’assurda pretesa destinata oggettivamente, a prescindere dalle reali intenzioni di chi la avanza, ad alimentare illusioni e proteste con un deprecabile inasprimento della lotta politica e dei prossimi confronti elettorali.

Non da meno la risposta data da Legambiente Brindisi: “Non è giustificabile un Decreto urgente del Governo di spostamento dell’approdo con evidenti vizi procedurali e violazioni di legge in merito a strategicità, fattibilità, studio e giudizio di compatibilità ambientale, norme autorizzative da parte del Mise. E che dire poi dell’indicazione, da riportare nel Decreto, di spostare l’approdo di 30 km più a nord? È doveroso evidenziare che 30 km più a nord si trova la costa immediatamente a sud di Torre Chianca, lido vicino al Comune di Lecce”.

Ma Michele Emiliano insiste e così risponde oggi loro: “Tap è destinato a Brindisi. Io capisco che la manipolazione dell’informazione è arrivata al punto da non far capire ai brindisini che comunque il gas va a brindisi perché deve arrivare a Mesagne e deve spaccare in due secondo il progetto attuale tutta la provincia di brindisi. E come se il gas dovesse comunque arrivare a Brindisi solo che per arrivare a Brindisi lo fanno approdare 50 km prima questa e la realtà e da questa i brindisini non possono scostarsi devono capire che è come se il gas dovesse arrivare a casa della signora Maria (brindisi) solo che prima di arrivare a casa della signora Maria va anche a casa della signora Lucia che potrebbe essere non interessata dai lavori, questa cosa è chiara ma chi vuole rovinare Melendugno gioca anche sulla psicologia dei brindisini che pensano di poter evitare Tap e Tap è destinata a loro perché  a Brindisi c’è lo snodo della dorsale Snam che deve portare questo gas nel nord Europa quindi meglio non aprire in due tuta la provincia di brindisi con un gasdotto di 50 km lo so che questa cosa e stata presentata male ai brindisini ma io ho l’abitudine di dire la verità ma io questa città la amo e non sarei mai in grado di dire bugie ai brindisini”.

Un paradosso per il governatore che si lancia in tutte le lotte contro i governi e il suo partito proprio a suo dire per difendere la volontà dei concittadini della sua terra.
“La Puglia non è sua” gli rispose la ministra Lezzi in un epico confronto ferragostano.

Che poi, riferendosi in questo caso Emiliano al progetto di interconnessione Snam e non a Tap in sé, non si capisce che paura abbia in un semplice metanodotto pari alle migliaia che persino in Puglia portano il gas nei termosifoni di ogni abitazione.

Del resto prima di autorizzare il progetto erano state vagliate 12 ipotesi di approdo (tutte prospettate da Tap) ma alla fine il ministero dell’ambiente diede il Via a San Foca perché non vi era presente l’alga protetta.

Ora il sindaco di Melendugno chiede revoca in autotutela proprio perché pare sia arrivata l’alga anche lì.
Emiliano prepari la letterina.
Cantone il lasciapassare.
Di Maio la richiesta all’avvocatura.
La signora Maria e la Signora Lucia il carbone per la stufa.

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