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Idrogeno

Chi c’era e cosa si è detto al convegno sulla strategia per l’idrogeno verde

Il Seminario organizzato dal presidente della commissione Industria Gianni Girotto si è tenuto al Senato dal titolo “Una strategia industriale per l’idrogeno verde”

Il Seminario organizzato dal presidente della commissione Industria Gianni Girotto che si è tenuto al Senato dal titolo “Una strategia industriale per l’idrogeno verde” ha valutato, attraverso l’intervento di accademici ed esperti del settore, gli aspetti scientifici, tecnici e realizzativi del complesso delle tematiche sull’idrogeno “verde”. L’obiettivo è stato quello di fornire un supporto a una strategia industriale di livello nazionale, che guardi anche ai progetti per il recovery fund.

SCALIA: SERVONO UN TAVOLO DI CONFRONTO CON INDUSTRIA E DISTRETTI INDUSTRIALI

L’Italia può essere un hub europeo per l’idrogeno verde? Sì secondo Massimo Scalia del Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile (CIRPS): “La rete estesa del gas naturale può essere utilizzata con poche modifiche anche per l’idrogeno”, ha precisato. “Se guardiamo al piano tedesco, la Germania punta molto sull’idrogeno blu, e vuole utilizzare il combustibile soprattutto nei settori dove è più difficile decarbonizzare, segnalando comunque importanti quantitativi che dovrà importare in futuro”. Per poter parlare dell’Italia come hub però “dobbiamo innanzitutto metterci al passo con la Germania. Ma siamo davvero all’altezza? In realtà siamo un po’ tutti – Ue e mondo – a un primo tratto del cammino, un cammino difficile che ha enormi spazi per realizzare un mercato anche grazie ai fondi del Recovery fund”. Cosa fare? Secondo Scalia occorre “riscrivere il Pniec” e “varare una strategia nazionale per l’idrogeno verde”, stanziando un investimento proporzionale a quello tedesco “per 6 miliardi di euro a fronte dei 9 tedeschi”. Servono inoltre un “tavolo di confronto con la piccola e media industria” e “distretti su scala provinciale per la produzione di componenti per fer e idrogeno con l’apporto di università, e laboratori di ricerca e sportelli informativi e promozionali verso i cittadini”.

TODDE: NON POSSIAMO PERMETTERCI DI NON ACCETTARE QUESTA SFIDA

“Come decarbonizzare? In modo intelligente ed efficiente”, ha aggiunto la sottosegretaria Alessandra Todde in collegamento streaming. “È necessario riconvertire il sistema basandosi sulle rinnovabili, su carburanti alternativi e utilizzare l’idrogeno. La domanda è: dopo il coronavirus dobbiamo ripristinare la nostra economia o ricostruirla? In questo senso l’idrogeno è necessario anche per gestire il sistema elettrico del futuro. Il nostro paese deve continuare a investire come sta facendo in questa filiera ma arrivare ai livelli della Germania non sarà semplice: in ogni caso non possiamo permetterci di non accettare questa sfida”.

SOROKIN: LA SOLUZIONE È UN EOLICO GALLEGGIANTE NEL MEDITERRANEO

Per quanto riguarda il contributo dell’eolico onshore e offshore “le strutture pensate per i mari del Nord non vanno bene per l’Italia. Nel Mediterraneo infatti i mari sono molto profondi e occorrerebbe metterli a ridosso delle coste. Per questo la soluzione è un eolico galleggiante che esiste e si può realizzare in particolare in alcune aree della Sardegna e nel Canale di Sicilia. Alcune proposte di progetto sono già state presentate e in attesa di essere vagliate”, ha spiegato Alex Sorokin di Interenergy.

MASSARDO: È NECESSARIA UNA SINERGIA PER METTERE A FATTOR COMUNE LE NOSTRE COMPETENZE

“L’idrogeno verde per la mitigazione climatici favorisce lo sviluppo delle rinnovabili oltre a una decarbonizzazione. E consente di rafforzare la resilienza del settore fungendo da buffer. Stiamo parlando di 5,5 mln di posti di lavoro a livello europeo al 2050. È interessante soprattutto il discorso power to gas che consente di accumulare idrogeno. Il nemico che abbiamo è il tempo: se vogliamo arrivare al 2050 dobbiamo accelerare lo sviluppo delle tecnologie di un fattore 10. Chi si saprà adattare meglio come paese vincerà. È quindi necessaria una sinergia per mettere a fattor comune le nostre competenze”, ha affermato Aristide Massardo di AIMSEA – Università degli Studi di Genova.

SILVESTRINI: INDIRIZZARE GLI INVESTIMENTI NELLA GIUSTA DIREZIONE

“Questa infatuazione è una grande occasione che va organizzata con intelligenza. Il punto critico sono i costi naturalmente ma più ancora dobbiamo porci la domanda su cosa fare di tutto questo idrogeno che prevediamo produrre. Siderurgia, chimica, navi, aerei sono delle ipotesi ma non credo che il settore del trasporto privato e dell’edilizia troverà la soluzione ideale nell’idrogeno. Lo dico perché come paese avendo risorse limitate occorre indirizzare gli investimenti nella giusta direzione”, ha evidenziato Gianni Silvestrini del Kyoto Club.

BECCARELLO: RIFLETTERE ANCHE SUGLI ASPETTI STRUTTURALI DELL’IDROGENO

“L’idrogeno rappresenta un punto fondamentale per l’industria italiana”, ha sottolineato Massimo Beccarello di Confindustria aggiungendo che “è evidente che i processi industriali guardano con grande attenzione” al vettore. “Bisogna riflettere, coordinare e far partecipare le competenze industriali all’interno dei grandi progetti di ricerca europei. E su questo punto il ruolo di Confindustria può essere quello di pivot. Però dopo un percorso di riflessione fatto con francesi tedeschi e olandesi abbiamo deciso che per la sfida dell’innovazione dobbiamo riflettere anche sugli aspetti strutturali: è importante il dibattito sulla domanda e capire quali sono le visioni strategiche della tecnologia per sostituire le fonti energetiche con l’idrogeno. Se domanda e offerta non vanno di pari passo sul piano della tecnologia rischiamo di avere dei mercati imperfetti e inefficaci. L’ultimo punto è quello della logistica. È evidente che c’è un tema piuttosto complesso sulle reti dedicate. Accanto al percorso innovazione cerchiamo dunque di capire quali sono gli elementi complementari per mettere a terra questa opzione che richiede una visione a lungo termine che va pianificata negli anni”.

DE LUCIA: LE AUTO FUEL CELL NON SONO SCONFITTE

“Non sono convinto che la macchina elettrica abbia vinto e che le fuel cell alla fine trionferanno anche se sono da risolvere alcune problematiche. Inoltre, non vorrei che tirassimo la volata a qualcun altro e qualsiasi progetto dovrebbe tenere conto dell’aspetto locale, utilizzando le tecnologie locali. L’idrogeno possiamo utilizzarlo per molte cose e probabilmente avremo uno sbocco incredibile per questa risorsa”, le parole di Maurizio De Lucia dell’Università degli Studi di Firenze.

ZORZOLI: IDROGENO NON SIA TRASFORMATO IN PANACEA DI TUTTI I MALI

“Evitiamo di fare di una grande promessa come l’idrogeno la panacea di tutti i mali individuando gli obiettivi che vogliamo raggiungere”, ha precisato Giovanni Battista Zorzoli, del Coordinamento FREE. “A mio avviso c’è un settore prioritario che è quello dell’industria che produce molto Co2 come siderurgia e cemento dove non si vedono alternative all’idrogeno. Con una avvertenza: non è un caso che l’idrogeno attualmente prodotto venga consumato all’85% in loco. Dobbiamo evitare il lock-in con il trasporto a distanza. Può essere trasportato via nave a costi bassi, può essere trasportato trasformandolo in ammoniaca, inoltre può creare combustibili sintetici il che significa poter utilizzare mezzi o infrastrutture che già esistono – ha aggiunto -. Non a caso l’Ue ha varato subito l’Alleanza per l’idrogeno perché ci vuole il confronto di tutti per identificare quali sono i filoni su cui scommettere. Il costo degli elettrolizzatori? Dovranno essere abbattuti, probabilmente utilizzando anche il fotovoltaico”.

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