In attesa della strategia nazionale, istituzioni e operatori della filiera hanno discusso di come creare un quadro strategico per lo sviluppo della produzione e dell’utilizzo dell’idrogeno in Italia
Torna l’Italian Hydrogen Summit, l’evento organizzato da H2IT – Associazione Italiana Idrogeno per promuovere le tecnologie e i sistemi per la produzione e l’utilizzo dell’idrogeno. Durante il convegno – che si è tenuto nella nuova Aula dei Gruppi alla Camera dei Deputati – istituzioni e operatori della filiera si sono confrontati sugli scenari futuri del settore, con il fine di delineare un quadro strategico per lo sviluppo della produzione e dell’utilizzo dell’idrogeno in Italia, in attesa della nuova strategia nazionale.
PICHETTO FRATIN: ENTRO NOVEMBRE AVREMO PIANO STRATEGICO NAZIONALE DELL’IDROGENO
“Sul piano strategico nazionale dell’idrogeno io ho ricevuto una prima stesura, ho fatto delle osservazioni d’opinione mie e penso che ormai siamo in dirittura d’arrivo, penso proprio che nel mese di novembre chiuderemo la partita”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo al convegno Italian Hydrogen Summit 2024 svoltosi oggi nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera.
“Il piano però – ha aggiunto Pichetto – dev’essere realistico, ma anzi dobbiamo superare la realtà. Nel 2021 si iniziò a pensare che nel 2026 avremmo avuto i treni all’idrogeno: oggi siamo nel 2024 e i treni all’idrogeno sono già in sperimentazione su un paio di linee ferroviarie, dobbiamo cercare di arrivare prima di quanto si pensasse. Dobbiamo cercare le migliori condizioni per l’inserimento del quadro dell’idrogeno nei settori hard to abate”.
PICHETTO FRATIN: DOBBIAMO PERMETTERE ALLE NOSTRE AZIENDE DI PRODURLO
Il titolare del Mase ha ricordato poi che “la strategia europea stima una domanda di 20 milioni di tonnellate di idrogeno al 2030, di cui 10 milioni a livello interno e 19 milioni di importazione. Per quanto riguarda la produzione interna, noi ci abbiamo investito oltre 3 miliardi di euro con le hydrogen valley, con gli IPCEI e tutta una serie di azioni per iniziare la produzione di idrogeno da utilizzare nella manifattura e nella produzione, dai treni i mezzi pesanti a idrogeno etc”.
“Nell’ambito della strategia – ha aggiunto Pichetto – la questione idrogeno significa andare aventi nel nostro piano per la produzione nazionale e permettere al nostro sistema e alle nostre imprese di produrre; dall’altra parte, abbiamo un altro percorso importante: la nostra centralità, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e della crisi energetica, ci pone nella condizione di essere un hub di smistamento e di transito. Su questo stiamo andando avanti con investimenti.
LA LINEA ADRIATICA DEL GAS E IL SOUTH CORRIDOR
La Linea Adriatica del gas è concepita per trasportare una miscela di gas e idrogeno. Con la Germania a fine maggio abbiamo firmato l’accordo per il South Corridor, un corridoio di 3.300 km che parte dall’Africa e arriva al centro dell’Europa: con questo progetto noi ci giochiamo il nostro ruolo di hub a livello nazionale – è quindi un’operazione industriale e commerciale – e ci giochiamo anche la capacità, prevista dal Piano Mattei , di coinvolgere i Paesi del Nord Africa nella produzione. Su questo stiamo andando avanti anche con raccorti con progetti con Paesi partner, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. L’idrogeno può essere poi miscelato con le pipeline che abbiamo in Tunisia o in Libia, oppure trasformato in ammonia e poi rigassificato. Ci sono varie soluzioni. Ci sono poi dei progetti tecnologicamente più avanzati che prevedono di immagazzinarlo e trasformarlo poi in metano, che diventa un e-fuel da utilizzare sulle auto a motore endotermico”.
DOSSI (H2IT): FARÀ PARTE DEL PARADIGMA ITALIANO, IL GOVERNO CI INVESTIRÀ
“Abbiamo l’obiettivo di avere una visone congiunta tra istituzioni, industria, pubblico e privato per lavorare insieme e facilitare la realizzazione di progetti italiani sull’idrogeno, favorendo un posizionamento importante del nostro Paese nel contesto internazionale”. Così il presidente di H2IT, Alberto Dossi.
“L’associazione H2IT – ha aggiunto Dossi – rappresenta oggi oltre 165 aziende, aggregando grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca, università ed enti certificatori. I soci rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno, dalla produzione alla distribuzione, dallo stoccaggio fino agli usi finali, comprendendo aziende che sviluppano tecnologie degli elettrolizzatori e delle celle a combustibile e aziende della componentistica, come costruttori di turbine ad idrogeno, bruciatori, caldaie e valvole hydrogen-ready e imprese che sviluppano sistemi per l’utilizzo dell’idrogeno nei settori della mobilità, dell’ambiente, dell’industria e dell’energia. Noi riteniamo che queste industrie contribuiranno significativamente a realizzare la transizione ecologica, con i dovuti tempi, creando ricadute occupazionali da una parte e opportunità di lavori innovativi dall’altra. Il mondo industriale e quello della ricerca hanno avuto la determinazione , la costanza e il coraggio di credere nell’idrogeno sempre, investendo privatamente. Oggi siamo lieti di sapere che H2IT sia riconosciuta dai ministeri come un interlocutore competente. Oggi dobbiamo ribadire con fermezza che l’idrogeno farà parte di un paradigma energetico non solo europeo, ma anche italiano, e che il governo attuale investirà nell’idrogeno”.
CHATZIMARKAKIS (HYDROGEN EUROPE): ITALIA SVOLGERÀ FONDAMENTALE RUOLO DI TRASBORDO
“Negli ultimi anni – ha affermato il presidente di Hydrogen Europe, Jorgo Chatzimarkakis – l’Italia è diventata un luogo molto importante per l’idrogeno. Dobbiamo ringraziare il settore italiano se il dibattito su questa fonte energetica del futuro svolge un ruolo così importante in Europa. Il ruolo dell’idrogeno e delle tecnologie pulite nel loro insieme non sarebbe pensabile senza il contributo italiano”.
“Abbiamo bisogno di un’unione di un mercato dei capitali, ha spiegato Chatzimarkakis, che ha aggiunto: “abbiamo bisogno di meccanismi per portare fondi privati negli investimenti pubblici e soprattutto abbiamo bisogno di concentrarci sula fattibilità e sulla chiarezza delle misure. L’Italia svolgerà un ruolo fondamentale di trasbordo energetico, e questo vale non solo per le grandi reti di gasdotti che collegano l’Europa al Nord Africa attraverso l’Italia, ma anche per i porti come Trieste, che diventerà uno dei principali punti di carico e scarico di ammoniaca e di idrogeno liquido”.
BOSCHI (MASE): FONDAMENTALI DOMANDA E CONFRONTO CON OPERATORI
Secondo Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia del MASE, “gli elementi fondamentali della strategia nazionale dell’idrogeno sono la domanda e il confronto con gli operatori. Noi abbiamo un problema di competitività connesso alla decarbonizzazione, quindi abbiamo l’esigenza di individuare le soluzioni più efficaci, più efficienti e meno costose per consentire la decarbonizzazione della nostra economia”.
“Questo – ha aggiunto Boschi – richiede di fare un’analisi di quali strumenti possiamo utilizzare per decarbonizzare i vari settori, quindi esaminare quale tipo di domanda è suscettibile di essere decarbonizzata in modo efficace ed economico con l’idrogeno. Tutto questo comporta che la strategia sia definita come un insieme di possibili soluzioni che dipendono dall’evoluzione di variabili rilevanti, come l’evoluzione tecnologica – che consentirà di utilizzare alcuni vettori in certi settori – e la maggiore o minore disponibilità di idrogeno economico a livello nazionale, piuttosto che importabile.
TETI (MIMIT): IDROGENO SOLUZIONE IRREPETIBILE PER AUMENTARE COMPETITIVITÀ
“La questione del supporto alla produzione di idrogeno, in particolare sotto l’aspetto degli incentivi, ha dati grandissimi frutti: in questo momento noi abbiamo sul tavolo 4 miliardi di euro – che stiamo spendendo per ricerca e produzione -, di cui 2,6 miliardi per i grandi progetti IPCEI, abbiamo poi 1,7 miliardi per contratti di sviluppo dello sportello net zero e atri due incentivi da 300 milioni per i mini contratti di sviluppo e contratti di sviluppo per la transizione ecologica dei processi produttivi. Questo è quello che le imprese possono utilizzare”. Così Amedeo Teti, Capo Dipartimento per le Politiche per le Imprese del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Una cosa importante che ho notato – ha aggiunto Teti – è il grande interesse che c’è nella ricerca per permettere l’Italia di essere più competitiva. Non avendo noi materie prime, la scelta dell’idrogeno rappresenta probabilmente una soluzione irrepetibile per aumentare la competitività del Paese. A livello industriale, la mobilitò tradizionale andrà a morire, nel 2050 sarà morta, mentre la mobilità elettrica è di transizione, per tutti i problemi che ha. Quindi individuiamo nell’idrogeno la mobilitò del futuro: ci saranno auto, treni, navi e aerei che andranno a idrogeno, non potrò esserci un’altra fonte di energia importante e forte come l’idrogeno”.
REGINA (CONFINDUSTRIA): L’IDROGENO È FONDAMENTALE COME IL NUCLEARE
Secondo il delegato di Confindustria per l’Energia, Aurelio Regina, “occorre tenere presente di tre aspetti fondamentali: il primo è quello della competitiva e del sistema dei prezzi che deve essere sostenibile con un paese come il nostro, manufatturiero che fa della competitività del sistema un elemento essenziale. Il secondo è quello della sicurezza e dell’indipendenza energetica. Il terzo è quello della decarbonizzazione, di una produzione di energia che sia sostenibile. L’errore, se di errore di fondo si è trattato, è che la visione della Commissione europea si è focalizzata sull’ultimo pilastro, dimenticando gli altri due, e dando poi ragione al fatto che sia stata sbagliata: una ragione tutta orientata a obiettivi di difficile realizzazione e che dimentica il sistema della competizione globale”.