Retrocessione ai bonus 4.0 per le domande inevase di Transizione 5.0 con agevolazioni fiscali meno vantaggiose. In manovra «facility» che danno tre anni di tempo in più per usare le risorse che si prevede di non riuscire a spendere entro il prossimo anno
Arriva una nuova tegola per Transizione 5.0. Infatti, i richiedenti che non hanno potuto beneficiare degli incentivi a causa della fine delle risorse potranno accedere solo alla versione del bonus 4.0. Intanto, nel maxi emendamento alla Manovra si stanziano fondi che allungano il Pnrr oltre la scadenza naturale.
LA RETROCESSIONE A BONUS 4.0
Chi è in lista d’attesa a Transizione 5.0 (creata dopo l’esaurimento dei fondi iniziali, con circa 1,7-1,8 miliardi di richieste in attesa) potrà, invece, accedere solo al bonus 4.0. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, si prospetta una coda superiore agli 1,3 miliardi di euro che il governo è riuscito a individuare nell’ambito della rimodulazione del Pnrr. Nel frattempo, le prenotazioni per Transizione 4.0 andranno avanti fino al 31 dicembre. Ma il tetto massimo di 2,2 miliardi è stato superato.
PERCHE’ RETROCEDERE A 4.0?
La scelta di finanziare il 4.0 anziché il 5.0 è stata dettata dal fatto che i crediti d’imposta 5.0, in virtù delle regole Eurostat, avrebbero un impatto sul deficit concentrato nell’anno di effettuazione dell’investimento. La spalmatura dell’effetto deficit su più anni era stata invece concessa all’Italia, in deroga, per il regime 4.0 in quanto era già stato introdotto prima che trovassero applicazione i nuovi orientamenti Eurostat.
LE DIFFERENZE TRA BONUS 5.0 E BONUS 4.0
Il 5.0 rispetto al 4.0 prevede obiettivi di efficientamento energetico ed entità del beneficio diversi tra loro. Transizione 4.0 consente di accedere a un credito d’imposta del 20% (per investimenti fino a 2,5 milioni), decrescente all’aumentare della spesa: 10% oltre 2 milioni e fino a 10 milioni e 5% oltre 10 milioni e fino a 20 milioni. Il 5.0 in vigore quest’anno era decisamente più vantaggioso: bonus del 45% per investimenti fino a 10 milioni con il massimo risparmio energetico conseguito. La scelta del Tesoro di coprire i progetti in attesa non più con il 5.0 ma con il 4.0 comporta un minore esborso in termini di copertura.
CHI VUOLE PUO’ COMUNQUE ADERIRE A TRANSIZIONE 5.0
Sarà prevista dal Mimit (ministero delle Imprese e del made in Italy), attraverso un altro emendamento, la possibilità per le imprese “retrocesse” di scegliere di entrare comunque nel nuovo piano Transizione 5.0 che sostituirà il credito d’imposta con l’iperammortamento. Tuttavia, è stata cancellata la maggiorazione per le spese in transizione ecologica (quindi l’iperammortamento sarà al massimo del 180% e non più del 220%) ed è stata inserita un clausola made in Europe che complicherà gli acquisti ed è stata ristretta la platea dei moduli fotovoltaici incentivabili.
FONDO CONNETTIVITA’
Un emendamento del governo allunga anche la vita del Pnrr, dopo la rimodulazione in sede Ue. Infatti, oltre 7 miliardi dei fondi del Piano dal 2026 verranno riversati nelle entrate del bilancio dello Stato: 5.943 milioni nel 2026, 1.000 nel 2027 e 159 nel 2027.
Tra gli emendamenti riformulati in commissione Bilancio al Senato c’è anche il Fondo per la connettività, quello sull’housing universitario ed è atteso anche il maxi fondo del Gse (3,6 miliardi di euro) per agrivoltaico, biometano e comunità energetiche. Il Fondo connettività raduna 733,4 milioni di euro, e sarà gestito da Invitalia per completare il piano «Italia a 1 Giga», chiamato a estendere la banda ultralarga (almeno 300 Mbit/s in download nell’ora di picco del traffico) lontano dai grandi centri urbani.
FONDI PER STUDENTATI
Svolta anche sugli studentati e sugli 1,2 miliardi destinati alla costruzione di 60mila nuovi posti letto per i fuori sede: grazie all’aiuto di Cassa depositi e prestiti e allo strumento dello “student housing fund” si riuscirà a scavallare la dead line del 30 giugno 2026. L’agevolazione non potrà riguardare immobili già utilizzati per lo student housing e la scadenza è quella del 28 febbraio 2026: saranno valide solo le domande arrivate entro quel termine. Al momento risultano arrivate alla struttura commissariale domande già ammesse o ammissibili per oltre 70mila posti letto. Per 43mila posti è già stato emesso il decreto di concessione e per 30mila di questi è stato firmato anche l’atto d’obbligo. In vetta c’è sempre la Campania con 14.541 posti letto potenziali davanti a Lombardia (8.148) e Lazio (7.709).


