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Mario Giuliacci

Clima, Giuliacci: questo inverno avremo 2-3 ondate di freddo, ma difficilmente con temperature sottozero

“Se a novembre dovesse piovere molto, la maggior parte dell’acqua la perderemmo perché, a differenza della Francia, non abbiamo costruito invasi idrici, e questo a causa di un ambientalismo esagerato

La crisi del gas, il rischio forniture e l’allarme grande freddo rendono la questione energetica sempre più attuale. Soprattutto considerando che, con l’avvicinarsi della stagione invernale, sorgerà presto il tema del riscaldamento. Un tema che, per ovvi motivi, è strettamente correlato alle condizioni meteorologiche.

L’Organizzazione Mondiale della Meteorologia parla di un probabile raffreddamento della temperatura delle acque superficiali oceaniche centrali ed orientali, che darebbero vita a perturbazioni atlantiche non ostacolate da alta pressione. Per capirci di più Energia Oltre ha deciso di intervistare un veterano della meteorologia, il meteorologo e climatologo Mario Giuliacci.

D. Colonnello Giuliacci, la situazione tra Russia e Ucraina sta rendendo difficili gli approvvigionamenti del gas e c’è il rischio di razionamenti tra febbraio e marzo. Anche se con un arco temporale così ampio è difficile da prevedere, quali saranno le tendenze meteo per quest’inverno?

R. Tutte le stagioni hanno visto aumentare la temperatura, soprattutto l’estate, che ha fatto registrare un aumento di 3°C. Anche la primavera e l’inverno hanno aumentato la loro temperature di 2°C, e questo ad esempio influisce sulla neve: in una località in cui la quota neve prima era a 700 metri, ora è a 1000 metri, perché la temperatura diminuisce con la quota di circa 6°C per chilometro.

Le conseguenze sulla popolazione sono che mediamente, rispetto a 30-50 anni fa, gli inverni sono meno freddi e quindi l’utilizzo dell’energia – da qualsiasi fonte provenga – è senz’altro minore rispetto a prima. Mediamente però durante l’inverno ci sono sempre 2-3 periodi freddi, soprattutto a gennaio, che è il mese più freddo e anche più piovoso. Non è detto che questa statistica verrà rispettata, ma non è da escludere che tra la fine di dicembre e gennaio avremo 2-3 ondate di freddo, che dureranno circa 4-5 giorni.

Un freddo che, però, difficilmente farà scendere le temperature sotto lo zero. Insomma, io per questo inverno non prevedo un freddo con temperature di 5-10 gradi sottozero, cosa che invece è capitata spesso 20-30-40 anni fa. Le giornate saranno gradevoli, con temperature intorno ai 10 gradi durante il giorno e intorno ai 3 gradi durante la notte.

D. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, la Niña ha il 70% delle probabilità di continuare almeno per la prima parte dell’inverno, e l’ultimo rilevamento della temperatura superficiale delle acque dell’Oceano Pacifico la indica inferiore di circa 1°C rispetto alla media… questa è una previsione attendibile?

R. Io sono andato a vedere la correlazione tra la Niña e la temperatura di ogni mese in Italia, e la massima correlazione sarà a novembre e in un parte di dicembre. In genere, infatti, la Niña raggiunge il suo massimo a novembre, poi inizia a calare a dicembre, continua a calare ulteriormente a gennaio-febbraio, fino a perdere il suo effetto.

Le acque – che ora sono più fredde di 1°C – quando saremo a marzo saranno ritornate nella norma. Questo “al lupo, al lupo” per l’inverno per effetto della Niña in parte è falso, perché la Niña interverrà dalla fine di novembre alla prima parte di dicembre, è lì che potremmo avere il primo freddo precoce.

D. Se l’inverno dovesse essere freddo, significherebbe alta pressione e quindi meno vento e pioggia. Anche se la tendenza di questi sistemi a presentare una minore copertura nuvolosa potrebbe, di contro, incrementare la produzione solare…

R. L’inverno freddo una volta arrivava con l’alta pressione russa, il freddo siberiano, ma ormai quel freddo non arriva più in Italia perché è contrastato dall’anticiclone nordafricano che esiste tutto l’anno, non solo l’estate. Negli ultimi 10 anni l’anticiclone russo l’ho visto solo 1-2 volte.

Il freddo oggi arriva attraverso il Nord Atlantico, raggiunge la Francia e poi sfocia con correnti di maestrale sul Mediterraneo occidentale e da lì raggiunge l’Italia. Qui, incontrando le Alpi, in parte viene deviato verso i Balcani e da lì entra nell’Adriatico. È un freddo umido, non un freddo secco come quello dell’anticiclone russo, e quindi porta piogge e nevicate.

D. Invece, per quanto riguarda le piogge? Veniamo da un periodo di profonda siccità e l’acqua è fondamentale per la produzione di energia idroelettrica…

R. La piovosità purtroppo è diminuita in tutte le stagioni, non solo d’estate. L’estate era già siccitosa, quindi il fatto che non abbia piovuto non ci ha impressionato più di tanto. La stagione più piovosa è l’autunno, e fino ad ora settembre ha rispettato questo trend, infatti abbiamo visto piovere molto, soprattutto nelle regioni del Nordest e sulle regioni centrali, poco invece su Piemonte, Lombardia, Liguria e al Sud.

Ottobre invece è iniziato con delle piogge soprattutto al Sud, per ora hanno trascurato il Nordovest, e nei prossimi giorni dovrebbe proseguire così: avremo una fase piovosa tra il 21 e il 24 ottobre, ma il quadro non cambierà più di tanto. Tra il 27 e il 31 ottobre, invece, potrebbe arrivare una fase piovosa, che porterà le piogge necessarie a ristabilire l’equilibrio.

Per quanto riguarda l’inverno, la maggiore presenza dell’anticiclone nordafricano significa una minore presenza di perturbazioni che provengono dall’Atlantico, perché “fa da tappo”: da un lato impedisce che arrivi l’anticiclone russo da est, e da ovest impedisce che arrivino le perturbazioni atlantiche. Ecco perché piove di meno anche d’inverno. Possiamo aspettarci delle piogge in questa seconda metà-fine ottobre e soprattutto a novembre perché novembre, dal punto di vista statistico, è in assoluto il mese più piovoso.

Il problema però è che, mentre ad esempio la Francia ha 1.500 invasi idrici, di dimensioni più o meno grandi, e quando piove raccoglie quest’acqua; noi invece, anche se a novembre dovesse piovere molto, la maggior parte dell’acqua la perderemmo perché l’Italia non ha costruito un invaso idrico, gli unici che abbiamo sono stati costruiti durante il fascismo. Questo a causa di un ambientalismo esagerato, che bisognerebbe arginare. Tutti quanti vogliamo difendere l’ambiente, ma molti di coloro che oggi protestano in piazza non hanno la cultura necessaria per capire se un invaso idrico fa bene o fa male. Bisogna educarli, la meteorologia andrebbe insegnata a scuola per far capire come funzionano l’ambiente, i cambiamenti climatici, come l’atmosfera ci permette la vita.

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