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Emissioni Banche

Vertice sul Clima. Una sentenza da 47 trilioni di dollari in vista per il settore Oil&Gas

La decisione che si sta facendo largo in questi giorni al vertice delle Nazioni Unite sul clima di New York prevede un disinvestimento nel settore di petrolio e gas nei prossimi anni da parte di 130 banche firmatarie dei “Principles for Responsible Banking”

È quasi una sentenza di morte da 47 trilioni di dollari per il settore Oil&Gas la decisione che si sta facendo largo in questi giorni al vertice delle Nazioni Unite sul clima di New York. Il futuro degli idrocarburi si sta facendo, infatti, sempre più cupo se le circa 130 banche internazionali presenti al summit trasformeranno in fatti quanto annunciato e cioè ridurranno il sostegno e gli investimenti nel settore di petrolio e gas nei prossimi anni.

ECCO LE BANCHE FIRMATARIE

Si tratta di circa un terzo delle banche mondiali, per un valore totale di 47 trilioni di dollari in asset, quelle che hanno lanciato i “Principles for Responsible Banking”. I fondatori che hanno stabilito i Principi per un’attività bancaria responsabile (anche in materia di clima) rappresentano collettivamente più di 17 trilioni di dollari in attività e comprendono Barclays, BBVA, BNP Paribas, ING, Nordea, Santander e Societe Generale. L’elenco completo di tutti i 130 firmatari comprende, invece, anche Deutsche Bank, Danske Bank, Citi, UBS, Commerzbank, Credit Suisse, Lloyds Banking Group e Royal Bank of Scotland. Tra di esse anche l’Italia dove Abi ha comunicato di aver raccolto anch’essa la sfida, assieme ad altre associazioni bancarie europee come quelle di Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Norvegia, Olanda e Spagna) ed extraeuropee (Brasile e Sudafrica) e organismi sovranazionali e/o istituzionali come la Federazione Bancaria Europea, l’Associazione Europea delle Banche Cooperative, l’Islamic Finance Council e la Banca Centrale di Grecia.

QUALI SONO I SEI PRINCIPI PER UN’ATTIVITÀ BANCARIA RESPONSABILE

I sei Principi per un’attività bancaria responsabile attorno alla quale si sono raccolti gli istituti finanziari comprendono: orientare le strategie aziendali al rispetto dell’Accordo sul Clima di Parigi; perseguire concretamente l’obiettivo di ridurre le azioni che hanno impatto negativo sull’ambiente e diffondere i risultati ottenuti in tal senso; impegnarsi a sostenere attività finalizzate al benessere e alla prosperità delle generazioni future; sensibilizzare tutti i detentori di interessi, a vario titolo coinvolti nell’attività bancaria, nei confronti degli obiettivi di sostenibilità; operare affinché gli obiettivi di sostenibilità divengano elementi di riferimento, a pieno titolo, dei sistemi di governo interno; rendere pubblici e verificabili i progressi verso un sempre più compiuto rispetto dei principi di sviluppo sostenibile, da perseguire attraverso un approccio responsabile e orientato al minor impatto ambientale.

UN TERREMOTO IN VISTA NEL SETTORE IDROCARBURI?

Questa dichiarazione potrebbe costituire un forte terremoto per le compagnie petrolifere e del gas, minacciando le operazioni upstream e downstream in tutto il mondo, e costringendo i produttori di petrolio e gas a ridurre il loro impatto ambientale o a cercare nuove fonti di investimento. Sta già diventando sempre più difficile per le compagnie petrolifere e del gas trovare nuovi finanziamenti senza dimenticare che alcuni grandi gruppo di investitori istituzionali, per un valore di 11 trilioni di dollari, stanno già disinvestendo attivamente le loro attività nel settore del petrolio e del gas. Tra loro banche internazionali, come Deutsche Bank, ABNAmro, Citigroup, Barclays e ING, ma anche la Bei, la Banca europea per gli investimenti sta riflettendo sullo stop al finanziamento agli idrocarburi: la decisione sarà presa il prossimo 15 ottobre.

A QUANTO AMMONTANO GLI INVESTIMENTI ENERGETICI GLOBALI

Gli investimenti energetici globali hanno superato 1,8 trilioni di dollari nel 2018, un livello simile a quello del 2017. Per il terzo anno consecutivo, il settore energetico che ha attirato più investimenti è stato quello dell’industria petrolifera e del gas, almeno secondo l’ultimo report annuale dell’Aie, il World Energy Investment 2019. Al tempo stesso, secondo un nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), il mondo ha speso 4,7 e 5,2 trilioni di dollari rispettivamente nel 2015 e nel 2017, per sovvenzionare i combustibili fossili, quasi il 6,5% del pil globale.

OFFERTA IDROCARBURI SOTTO PRESSIONE E RINNOVABILI ANCORA NON IN GRADO DI SOSTITUIRE LA DOMANDA

Il primo settore a subire un sarà senza dubbio quello del carbone, ma si prevede che altri settori seguiranno. Tuttavia, nessun indicatore mostra che le banche stiano attivamente cercando di abbandonare le loro partecipazioni nei settori degli idrocarburi. Almeno non ancora, nonostante le dichiarazioni in tema di ambiente e clima. Anche perché se ciò si concretizzasse veramente, comprometterebbe completamente il futuro di petrolio e gas. L’impegno delle banche sul clima preso all’Onu potrebbe addirittura rivelarsi controproducente. L’eliminazione del sostegno finanziario ai settori degli idrocarburi in tutto il mondo metterà l’offerta sotto forte pressione. Le compagnie petrolifere e del gas hanno bisogno di un (ri)finanziamento continuo non solo per mantenere gli attuali volumi di produzione allo stesso livello, ma anche per aumentare la produzione per soddisfare la crescita della domanda globale. Finora, la produzione di energia rinnovabile, anche se in crescita esponenziale, non è in grado di soddisfare la crescita annuale della domanda mondiale. Le fonti energetiche convenzionali, tra cui il carbone e il nucleare, sono ancora necessarie per soddisfare il crescente fabbisogno energetico. La crescita economica al di fuori delle regioni dell’Ocse è la vera ragione di questa domanda crescente, e l’attuale spinta alle energie rinnovabili in Occidente non sta avendo alcun effetto su questo aspetto.

RAPIDA TRANSAZIONE IMPROBABILE SOPRATUTTO EXTRA-OCSE

rinnovabiliUna rapida transizione verso le energie rinnovabili è improbabile nei paesi non appartenenti all’Ocse, in quanto petrolio, gas e carbone rimangono e rimarranno ancora le principali fonti di energia nei prossimi due decenni, secondo i vari indicatori delle agenzie internazionali. L’eliminazione del sostegno finanziario alle imprese del settore degli idrocarburi potrebbe rivelarsi quindi un ordigno pronto a esplodere per il futuro delle economie emergenti. Per evitare il crollo dell’economia globale, saranno necessari finanziamenti costanti, ancor più di prima. Alcune cifre dimostrano addirittura che nei prossimi anni occorreranno più di 11 trilioni di dollari in investimenti energetici.

FONDI PENSIONE A RISCHIO

Naturalmente la decisione unilaterale delle banche annunciata all’Onu, minaccia anche i paesi Ocse. I consumatori di energia non solo raccoglieranno i frutti della transizione energetica, ma risentiranno anche degli aspetti finanziari negativi di un possibile crollo del settore degli idrocarburi. Ciò vale soprattutto per i fondi pensione, da sempre i principali investitori dei combustibili fossili. La dismissione degli investimenti in combustibili fossili potrebbe portare dunque a effetti negativi maggiori di quanto si possa prevedere.

LA QUESTIONE DELLA SICUREZZA GLOBALE

Infine, la sicurezza globale è un’altra questione da non trascurare, come indicato dalle relazioni dell’Aie e di altri organismi. La destabilizzazione nei paesi produttori di petrolio potrebbe verificarsi non appena le entrate petrolifere cominceranno a diminuire. Per l’Occidente, il principale risultato negativo sarebbe se i produttori di energia convenzionale, schiacciati dalle grandi banche, cominciassero a guardare altrove, a paesi cioè come Cina e Russia.

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