Il consumo di combustibili fossili dovrebbe rallentare, ma il petrolio raggiungerà il picco più tardi dei 5 anni previsti perché il boom delle rinnovabili ridurrà l’uso dei fossili nella generazione di elettricità più velocemente dell’elettrificazione dei trasporti
Ad un certo punto, le vendite di combustibili fossili smetteranno di crescere. Quanto presto? Si possono fare delle proiezioni, quelle che iniziano con la domanda complessiva e quelle che guardano ad ogni singolo consumo di combistibile. Leonard Hyman e William Tilles, su Oilprice, suggeriscono che si potrebbe valutare la loro plausibilità usando una tecnica più semplice.
Anni fa in un seminario economico, i due analisti hanno visto uno dei più grandi econometrici del mondo riempire un’intera lavagna di equazioni per spiegare la crescita dell’economia. Un altro economista si alzò per dire che poteva spiegare l’economia anche con sole 5 equazioni. Poi disse che avrebbe potuto fare un lavoro di proiezione ancora migliore collegando i punti con un righello ed estendendo la linea. Quindi, anche per i combustibili fossili possiamo utilizzare un “righello”.
IL RAPPORTO TRA PIL E CONSUMO DI ENERGIA
Analizzando la relazione tra prodotto interno lordo reale, popolazione e consumo di energia per il mondo – numeri reali fino al 2022 e una stima per il 2027 – Hyman e Tilles hanno scoperto che queste tendenze hanno prevalso per decenni. La domanda di energia cresce meno della metà rispetto all’economia, ma leggermente più rapidamente della popolazione.
È difficile sostenere in modo convincente che a breve termine accadrà qualcosa di abbastanza grande da sconvolgere queste relazioni. Dopotutto, la maggior parte degli edifici, dei veicoli, dei macchinari e delle persone che rappresentano la maggior parte del consumo di energia è già presente, e i modelli di domanda cambiano lentamente. Nel periodo 2012-2022, il PIL reale globale è cresciuto del 3% annuo, la domanda di energia dell’1,4% e la popolazione dell’1,1%. Questi dati parlano della domanda globale di energia, ma non delle fonti energetiche primarie.
L’EVOLUZIONE DELLE VARIE FONTI ENERGETICHE
Si potrebbe quindi concludere che, in linea di massima, non è cambiato molto. L’energia nucleare non è andata da nessuna parte, e probabilmente non si riprenderà ancora per un po’, considerato il tempo necessario per costruire un nuovo impianto. Le località idroelettriche davvero attraenti sono già state utilizzate e la difficoltà di individuarne di nuove ha rallentato lo sviluppo, quindi non possiamo aspettarci molto nemmeno dall’idroelettrico.
La domanda di carbone ha retto, grazie alla domanda cinese e alla corsa a bruciare carbone dovuta alla distruzione delle normali catene di approvvigionamento a seguito della guerra in Ucraina, ma c’è poca pressione per costruire nuove centrali a carbone e molta per chiudere quelle vecchie. In questo decennio il consumo di petrolio è cresciuto dello 0,8% annuo, quello di gas naturale dell’1,7% e quello delle energie rinnovabili del 12,5%.
LE PREVISIONI SUI COMBUSTIBILI FOSSILI DA QUI AL 2027
Hyman e Tilles analizzano poi alcune statistiche vitali che, attraverso la tecnica del righello, estendono fino al 2027. La stima rinnovabile estrapolata per il 2027 è relativamente vicina alle proiezioni delle agenzie governative internazionali effettuate esaminando i piani degli sviluppatori. Una volta che le energie rinnovabili entrano in servizio, esse – come la generazione idroelettrica e nucleare – vanno in prima fila nella coda di distribuzione dell’energia, sostituendo la generazione alimentata da combustibili fossili, perché hanno una preferenza o perché sono più economiche. Ciò significa che avranno un impatto immediato sull’utilizzo del carbone e del gas, entrambi combustibili per la generazione di energia elettrica, piuttosto che sul petrolio, che nella generazione elettrica non ha un ruolo rilevante.
USO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI E ANDAMENTO DELL’ECONOMIA
Cosa potrebbe influenzare l’accuratezza di queste proiezioni? Ad esempio la stabilità dell’economia: un’economia più forte richiederà più energia e, con le energie rinnovabili fisse e su larga scala idroelettriche e nucleari che richiedono diversi anni di preparazione, i combustibili fossili dovrebbero colmare il divario. Un’economia più debole, invece, richiederebbe un minore consumo di combustibili fossili. Anche le iniziative dell’Unione europea per ridurre la domanda di energia potrebbero avere successo, e il recente lancio di così tanti progetti di produzione di idrogeno potrebbe aumentare la produzione rinnovabile e smorzare la domanda di combustibili fossili.
Infine, c’è sempre la guerra per ribaltare le proiezioni. Sembra che il consumo di combustibili fossili nel suo insieme rallenterà e raggiungerà il picco in circa 5 anni, ma il petrolio raggiungerà il picco più tardi perché, inizialmente, il boom delle rinnovabili ridurrà l’uso dei fossili nella generazione di elettricità più velocemente dell’elettrificazione dei trasporti.
Per quanto riguarda le implicazioni commerciali, chi sta pianificando un grande progetto – ad esempio un gasdotto nell’area Vaca Muerta o per collegare il gas del Mediterraneo orientale all’Europa – dovrà valutare le implicazioni di scaricare una nuova grande fornitura in un mercato appena in crescita. Si otterrà il prezzo che si desidera e si faranno profitti abbastanza velocemente?