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Concessioni idroelettriche, sindacati lanciano l’allarme: Rischio depauperamento si concretizza

“La scelta dell’assegnazione delle Concessioni idroelettriche tramite procedura ad evidenza pubblica, partenariato o società pubblico-privata, determinerà potenziali rischi per il futuro infrastrutturale degli impianti, per i livelli occupazionali correlati, per le realtà territoriali delle Regioni stesse”

I sindacati lanciano l’allarme sulle “attuali modalità di affidamento delle concessioni idroelettriche”. Le organizzazioni sindacali di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil hanno infatti espresso “forte preoccupazione” specialmente dopo il caso delle prime due concessioni messa a gara dalla Regione Lombardia che, a giudizio delle organizzazioni di categoria, mostrano come le nuove modalità “se non saranno modificate rischiano di dare corso a un vero e proprio depauperamento delle stesse”.

IL CASO LOMBARDIA

In totale sono giunte sei offerte per quella di Resio da 4 MW gestita da A2A e cinque per quella di Codera Ratti-Dongo da 19 MW in gestione a Edison. Secondo un comunicato dell’assessorato all’Energia della Regione, per la concessione di Resio hanno presentato le offerte Linea Green di Cremona, Acea Produzione, Italgen di Bergamo, Alperia Greenpower di Bolzano, BkW Hydro Italia – controllata italiana della utility elvetica BkW Hydro – e Asco Eg (gruppo Ascopiave). Per la concessione di Codera Ratti-Dongo hanno presentato le offerte Eisackwerk di Bolzano in raggruppamento con Tecnoenergia, Acea produzione, Alperia Greenpower, Edison e la slovena Slovenckè Elektrárne in raggruppamento con Ep Produzione.

I prossimi passaggi saranno ora le verifiche di ammissibilità e l’avvio del procedimento unico e della relativa conferenza dei servizi a cui parteciperanno tutte le amministrazioni e gli enti competenti al rilascio dei titoli abilitativi di settore da acquisire. Si prevede che i procedimenti amministrativi che porteranno all’aggiudicazione si concludano entro dicembre 2025, dice il comunicato.

20 CONCESSIONI SU 70 GIÀ SCADUTE. PER LE CENTRALI ENEL C’È TEMPO FINO AL 2029

Sono 20 – su un totale di 70 – le concessioni idroelettriche già scadute nella regione che, secondo la legge, andranno a gara, mentre le centrali gestite da Enel scadranno nel 2029.

Al momento sono tre modalità con cui si può privatizzare la gestione degli impianti alla scadenza della concessione, con la proprietà che passa gratuitamente alle Regioni. Le tre modalità sono 1) gara pura, 2) partenariato pubblico- privato e 3) società miste. Una quarta modalità è arrivata dopo l’accordo tra il governo Draghi e l’Ue nell’ambito dell’accordo sul Pnrr e prevede che per riassegnare le concessioni possa portarsi avanti trattativa diretta tra Regione e concessionario uscente che in base a un piano di investimenti permetta di arrivare a un prezzo di mercato che la Regione è libera di accettare o meno.

LA POSIZIONE DEI SINDACATI: POTENZIALI RISCHI PER IL FUTURO INFRASTRUTTURALE DEGLI IMPIANTI

Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, fin dall’approvazione del DL semplificazioni (Legge 12/2019), sottolinea una nota “avevano manifestato la loro contrarietà per la scelta di delegare alle Regioni, senza un indirizzo chiaro, un bene fondamentale per il Paese come quello della produzione di energia elettrica, pulita e programmabile, realizzata attraverso gli impianti idroelettrici. La scelta dell’assegnazione delle concessioni tramite procedura ad evidenza pubblica, partenariato o società pubblico-privata, determinerà potenziali rischi per il futuro infrastrutturale degli impianti, per i livelli occupazionali correlati, per le realtà territoriali delle Regioni stesse”.

Sempre secondo le organizzazioni sindacali “tali condizioni stanno pregiudicando, inevitabilmente, l’impegno d’investimenti a favore degli impianti stessi, ormai obsoleti ed usurati, con serio pregiudizio della loro efficienza e capacità produttiva, oltre che di possibili rischi legati alla sicurezza del territorio e degli operatori. Allo stato delle cose, è impraticabile la riassegnazione al concessionario uscente che dovrebbe garantire di contro un impegno per un piano d’investimenti serio ed attuabile, perché le modalità di procedura ad evidenza pubblica, partenariato o società pubblico-privata è tra condizioni per accedere alle risorse disponibili nel Pnrr”.

MANCA LA CONDIZIONE DI RECIPROCITÀ CON GLI ALTRI STATI UE

Da evidenziare inoltre, che manca “una condizione di reciprocità con gli altri stati dell’Ue – hanno spiegato ancora i sindacati -. In sostanza, le società estere possono partecipare alle gare per l’aggiudicazione di concessioni in Italia, mentre la stessa condizione non è garantita per le società italiane che volessero partecipare a gare fuori dal perimetro nazionale”.

LA SPERANZA FITTO

La questione dell’idroelettrico è comunque d’attualità con la nomina di Raffaele Fitto a commissario europeo per il Bilancio e le Politiche di coesione. Quando era ministro Fitto non si era esposto sull’opportunità di aprire un tavolo con Bruxelles per rivedere la norma del PNRR, ma ora potrebbe rivelarsi una figura chiave per portare alla revisione della regola sulle gare per le concessioni idroelettriche. Il ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, scriveva qualche settimana fa Il Sole 24 Ore, ha già messo nero su bianco la richiesta a Fitto stesso, affinché metta in agenda l’apertura del negoziato con Bruxelles per la riforma della norma che prevede le gare per l’assegnazione delle concessioni di grande derivazione idroelettrica.

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