Tra i nodi al price cap dinamico, i rapporti con i paesi terzi, l’aumento della domanda stimato in 9 mld di mc e i maggiori costi per i paesi che utilizzano maggiori quantità di gas
La maggioranza dei paesi europei è con l’Italia sul price cap. Il neo ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin lo ha detto a chiare note al termine del Consiglio energia straordinario in Lussemburgo, il primo che ha visto la partecipazione del nuovo titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo, accompagnato per l’occasione, dal vecchio inquilino del dicastero Roberto Cingolani.
TUTTO RINVIATO A NOVEMBRE-DICEMBRE
Ma per la decisione finale tutto è rimandato al 24 novembre, giorno in cui è previsto un nuovo Consiglio straordinario europeo e a dicembre quando dovrebbe esserci il via libera definitivo, ha confermato la commissario Ue all’Energia, Kadri Simson, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Ue che si è svolto a Lussemburgo.
IL COMUNICATO FINALE UE
La Commissione Ue, si legge nel comunicato finale del vertice, ha infatti presentato ai ministri dell’energia la proposta di regolamento del Consiglio “Rafforzare la solidarietà attraverso un migliore coordinamento degli acquisti di gas, degli scambi transfrontalieri di gas e di parametri di prezzo affidabili”, adottata il 18 ottobre 2022. I vari ministri hanno quindi proceduto “a uno scambio di opinioni sulla proposta, alla luce delle conclusioni del Consiglio europeo adottate il 21 ottobre 2022, e di un documento informale pubblicato dalla Commissione sulle opzioni politiche per attenuare l’impatto dei prezzi del gas naturale sulle bollette dell’elettricità, al fine di fornire un orientamento politico ai lavori del Consiglio”.
I ministri hanno “accolto con favore i principi fondamentali della proposta e hanno sottolineato la necessità di sforzi rapidi e coordinati a livello europeo in uno spirito di solidarietà”. E hanno convenuto che “qualsiasi misura adottata deve contribuire a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, portare a una riduzione dei prezzi dell’energia per le famiglie e le imprese in tutta l’UE, incoraggiando al contempo la riduzione della domanda, preservando l’integrità del mercato unico e lavorando per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica dell’UE entro il 2050”.
COSA DICE IL NON PAPER UE
La riforma dei mercati energetici europei dovrebbe concentrarsi sul passaggio delle rinnovabili a contratti che riflettano i costi, supportati da un mercato a breve termine per l’energia prodotta dal gas sottolineava il ‘non paper’ della Commissione Europea inviato agli Stati membri prima del Consiglio Europeo dell’Energia. “Una riforma di questo tipo dovrebbe riguardare solo gli elementi essenziali della struttura del mercato che possono essere attuati rapidamente”. In questo modo, infatti, le fonti rinnovabili e altre modalità di generazione elettrica inframarginali come il nucleare verrebbero remunerati con i Contratti per differenza, indipendentemente dal prezzo marginale.
“Il prezzo di questi contratti [CfD] sarà tipicamente stabilito tramite gara e sarà una funzione diretta dei costi di produzione effettivi delle tecnologie pertinenti”, ha dichiarato la Commissione europea. Per i generatori di elettricità esistenti, l’attuale tetto inframarginale di 180 euro/MWh “potrebbe essere integrato direttamente nel funzionamento del mercato all’ingrosso per facilitarne l’attuazione pratica e incentivare la transizione dei generatori esistenti verso una struttura di prezzi a lungo termine basata su contratti per differenza”.
Contemporaneamente, questa nuova struttura di ricavi basata sui CfD dovrebbe essere integrata da un mercato a breve termine per gli impianti a gas che garantisca l’utilizzo della tecnologia più economica ed efficiente “in qualsiasi momento”, ha evidenziato ancora l’esecutivo europeo secondo cui ciò può essere garantito “attraverso un mercato ben integrato e interconnesso, in cui siano rimosse tutte le barriere per le tecnologie alternative, come lo stoccaggio e la risposta alla domanda”, in modo che possano progressivamente sostituire gli impianti a gas.
IL NODO SUL PRICE CAP DINAMICO TEMPORANEO
Per quanto riguarda un possibile tetto ai prezzi del gas per l’energia elettrica a breve termine, la Commissione europea ha affermato che un prezzo target sovvenzionato per il gas di 100-120 euro/MWh (su modello iberico) potrebbe aiutare a evitare cambiamenti nell’ordine di merito della generazione. Anche a questo prezzo relativamente alto, tuttavia, la domanda di gas per l’energia elettrica dovrebbe aumentare di 5-9 miliardi di metri cubi, soprattutto a causa delle esportazioni al di fuori dell’Ue, in particolare verso Regno Unito e Svizzera.
Per questo, suggerisce la Commissione Ue, un accordo con i Paesi terzi per estendere il tetto massimo di gas per l’energia elettrica contribuirebbe a risolvere questo problema. In alternativa, alcuni Stati membri hanno proposto un processo di compensazione in due fasi nel mercato all’ingrosso, riservando i prezzi più bassi creati dal tetto agli scambi all’interno dell’UE ed esportando a un prezzo più alto.
Questa seconda opzione rappresenterebbe una sfida significativa al processo di accoppiamento dei mercati dell’UE, si legge nel documento, mentre gli accordi commerciali vietano la creazione di prezzi di esportazione più elevati.
Tra l’altro il modello iberico, sostiene Bruxelles, finirebbe per essere molto più costoso per i paesi che utilizzano molto gas nel loro mix energetico come Germania, Paesi Bassi e Italia. In questo modo gli Stati importatori netti di gas prodotta tramite gas “beneficerebbero di elettricità sovvenzionata da altri Stati membri” e tra questi la maggior beneficiaria sarebbe la Francia.