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Re Carlo contro Sunak, Guterres contro al-Jaber. Tutte le contraddizioni di Cop28

 
Perché non combaciano le idee del Re d’Inghilterra con quelle del premier britannico, né le dichiarazioni del capo delle Nazioni Unite con il presidente della conferenza. La seconda giornata di Cop28 di Dubai

Prima giornata vera, politica, di discussioni alla Cop28 di Dubai. La conferenza che si è aperta ieri, ha dato il via ai suoi lavori sotto i migliori auspici registrando l’ok al fondo perdite e danni che sancirebbe un impegno formale da parte dei Paesi più ricchi a risarcire le loro malefatte climatiche. Un traguardo inaspettato e che ha fatto esultare tanti, pur mettendo in disparte il fatto che come noto ciò che conterà della conferenza sul clima sarà il documento finale.

Intanto, stamani hanno parlato il Re d’Inghilterra Carlo III, Rishi Sunak – premier britannico -, il numero uno delle Nazioni Unite Antonio Guterres, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

I DISCORSI A CONFRONTO DI RE CARLO E RISHI SUNAK

I virgolettati del Re d’Inghilterra Carlo III campeggiano in alto nel liveblog del Guardian da tutta la mattinata appena trascorsa.

“Prego con tutto il cuore che Cop28 sia punto di svolta critico verso una vera azione trasformativa”, ha detto il monarca. “In un momento in cui, già, come gli scienziati hanno avvertito da così tanto tempo, stiamo vedendo punti di svolta allarmanti”. Punti di non ritorno, li ha chiamati. “A meno che non ripariamo e ripristiniamo rapidamente l’economia della natura, basata sull’armonia e sull’equilibrio, che è il nostro ultimo sostenitore, la nostra economia e la nostra sopravvivenza saranno in pericolo”. Dunque, per il Re questa conferenza rappresenta una speranza per ricordarci “che siamo tutti connessi. Non solo come esseri umani, ma con tutti gli esseri viventi e tutto ciò che sostiene la vita. La terra non ci appartiene, noi apparteniamo alla Terra”.

Favorevoli, a queste parole, le reazioni di Action Aid Uk e Global Justice Now. Izzie McIntosh, di Global Justice Now ha dichiarato per esempio che “i terribili avvertimenti di Re Carlo non hanno senso a meno che il governo del Regno Unito non li sostenga con azioni”, rimandando alle contraddizioni che ora vedremo rispetto alle parole del premier d’Oltremanica. “Invece, Rishi Sunak ha ripristinato i piani netti zero, espandendo il petrolio e il gas del Mare del Nord”. Zahra Hdidou, di ActionAid UK: “Accogliamo con favore il discorso di apertura di re Carlo alla Cop e la sua continua dedizione all’azione per il clima”, ricordando poi anche lei la contraddizione con quanto sta portando avanti Sunak in termini di politiche di trivellazioni aggiuntive nel Mare del Nord.

 

Appunto, Rishi Sunak. Che si tratterrà a Dubai soltanto nella giornata odierna, il che ha generato contestazioni e critiche. Tanto quanto i suoi piani sulle trivellazioni nel Mare del Nord. Eppure, “la transizione allo zero netto dovrebbe renderci tutti più sicuri e migliori”, ha detto il premier prima del vertice. Ma, come ricorda il Guardian, “a settembre, ha ritardato il divieto di nuove auto diesel e a benzina al 2035, ha annacquato i piani per eliminare le caldaie a gas e a gasolio inquinanti e ha eliminato il requisito per gli aggiornamenti dell’efficienza energetica per le case, sostenendo che raggiungere gli obiettivi climatici non dovrebbe gravare il pubblico”.

Parlando poco dopo il Re Carlo, Sunak oggi ha detto che il Regno Unito stanzierà circa 1,6 miliardi di sterline di finanziamenti per il clima durante il vertice e ha affermato che il Regno Unito avrebbe superato il suo obiettivo di spendere 11,6 miliardi di sterline nei cinque anni fino al 2026. Come riporta Politico, “Sunak svelerà 888 milioni di sterline in nuovi impegni alla COP28, da spendere dopo il 2025/26. I nuovi impegni di finanziamento includono 500 milioni di sterline per aiutare a prevenire la deforestazione e 316 sterline per progetti di energia pulita. Includerà anche 40 milioni di sterline per aiutare a istituire il nuovo fondo totemico “perdita e danno” concordato il primo giorno della Cop28″.

LA RISPOSTA A DISTANZA DI GUTERRES AL PRESIDENTE DELLA COP28 AL-JABER

Un altro faccia a faccia politico, a distanza, emerso oggi è quello tra il capo della Cop al-Jaber e il numero uno delle Nazioni Unite Antonio Guterres. “Non possiamo salvare un pianeta in fiamme con una manichetta antincendio di combustibili fossili”, ha detto Guterres oggi. Una risposta a quanto affermato ieri dal presidente della conferenza, che esortava a lavorare con i protagonisti del mondo delle fossili. “Il limite di 1,5 gradi è possibile solo se alla fine smettiamo di bruciare tutti i combustibili fossili. Non ridurre”. E ancora: “Esorto i governi ad aiutare l’industria a fare la scelta giusta – regolando, legiferando, mettendo un prezzo equo sul carbonio, ponendo fine ai sussidi ai combustibili fossili e adottando una tassa imprevista sui profitti”, ha detto.

Al-Jaber diceva anche alla pre-Cop: “Ho bisogno che si lavori insieme per presentare soluzioni che possano raggiungere l’allineamento, il terreno comune e il consenso tra tutte le parti”. E ancora: “So che ci sono opinioni forti sull’idea di includere il linguaggio sui combustibili fossili e le energie rinnovabili nel testo negoziato”.

IL DISCORSO DI URSULA VON DER LEYEN

Ecco, infine, il discorso pronunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

“Sappiamo tutti che se vogliamo mantenere il riscaldamento globale al di sotto del punto di svolta di 1,5 gradi, dobbiamo ridurre le emissioni globali. E c’è un modo per ridurre le emissioni promuovendo al contempo l’innovazione e la crescita. Metti un prezzo sul carbonio. È uno strumento guidato dal mercato. Il messaggio è molto chiaro: stai inquinando; devi pagare un prezzo. Vuoi evitare il pagamento; poi innovare e decarbonizzare. La tariffazione del carbonio spinge il settore privato verso l’innovazione. Fa pagare agli inquinatori pesanti un prezzo equo. E le entrate possono essere reinvestiti nella lotta contro il cambiamento climatico, nell’innovazione e in una giusta transizione. Questo non è solo uno degli strumenti più potenti nelle nostre mani, è anche uno dei più affidabili e più testati. I governi di tutti i continenti hanno intrapreso un viaggio simile. Paesi come lo Zambia che si uniscono a noi oggi. Ma anche molti altri, dal Canada alla Cina, dalla Nuova Zelanda al Kazakistan.

Ciò che ci porta qui oggi è la nostra determinazione a promuovere un movimento globale. Lo scorso giugno a Parigi, abbiamo lanciato un invito all’azione per creare più mercati del carbonio allineati con l’accordo di Parigi. Oggi siamo raggiunti dal FMI, dalla Banca mondiale e dall’OMC. Avete un ruolo essenziale da svolgere per sostenere e incentivare il cambiamento. Insieme vogliamo avanzare su tre obiettivi di base. In primo luogo, vogliamo aiutare sempre più paesi a creare e completare i loro mercati interni del carbonio. In tutto il mondo, ci sono già 73 strumenti di determinazione del prezzo del carbonio. Ma coprono solo il 23% delle emissioni globali. Questa quota deve aumentare. Consentirà una riduzione più rapida delle emissioni. Creerà condizioni di parità per il commercio internazionale. E raccoglierà più entrate per l’azione globale per il clima, anche nei paesi in via di sviluppo. Lavoriamo per mettere un prezzo su tutte le emissioni di C02 nel mondo.

In secondo luogo, abbiamo bisogno di mercati ambiziosi del carbonio. La determinazione del carbonio deve rimuovere il carbonio. Lascia che ti dia alcune cifre detratte dalla nostra esperienza. In quei 18 anni, da quando l’Unione europea ha introdotto la tariffazione del carbonio, le emissioni coperte dal nostro sistema sono diminuite del 40% mentre l’economia cresceva. E abbiamo raccolto oltre 175 miliardi di euro di entrate. Queste entrate vanno esclusivamente all’azione per il clima, all’innovazione e ai paesi in via di sviluppo.

Il mio terzo punto, ovviamente, anche i crediti volontari di carbonio possono svolgere un ruolo. Abbiamo bisogno che il capitale privato conflua in questi crediti di carbonio. Ma gli investitori hanno anche bisogno di essere certi che questi sono progetti efficaci. Ecco perché abbiamo bisogno di standard comuni per i progetti che riducono le emissioni. Abbiamo anche bisogno di fondi privati per confluire in progetti che migliorano la biodiversità. Lo Zambia e il Kenya, per esempio, hanno vaste foreste. Meritano di essere ricompensati per averli tenuti in vita. Questo è della massima importanza. Anche qui, i crediti – chiamiamoli crediti della natura – possono svolgere un ruolo importante.

La COP28 è un momento essenziale per avanzare verso questi tre obiettivi. Il nostro obiettivo è stabilire il quadro per la cooperazione internazionale e stabilire un solido punto di riferimento per i mercati del credito di carbonio. Abbiamo bisogno di diplomazia, per portare a bordo più paesi. Abbiamo bisogno di apertura, per riconoscere che diversi paesi possono creare diversi tipi di mercati del carbonio. E abbiamo bisogno di coerenza, per assicurarci che tutti gli sforzi contribuiscano alla lotta contro il cambiamento climatico. Nessun paese può farlo da solo, nessuna istituzione può farlo da solo. Oggi stiamo unendo le forze per portare tutte le competenze sul tavolo per dare ai prezzi del carbonio e ai mercati del carbonio la spinta che meritano”.

 

 

 

– Leggi anche: Alla COP28 SACE ha annunciato la sua strategia ESG

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