Manca l’accordo su tutto sulla bozza finale della Cop29, che scontenta tutti. Riparte il totonomi per le deleghe per il dopo Fitto. Cdp cambia idea sull’investimento in Newcleo. Armani in pole per presidenza Elettricità Futura. La rassegna Energia
La bozza finale del documento prodotto durante l’ultima riunione della Cop29 scontenta tutti. Infatti, non c’è accordo sulla cifra degli aiuti contro il climate change, sul contributo dei Paesi sviluppati e neanche dei Paesi neo-ricchi. Riparte il totonomi per il dopo Fitto. Entro lunedì si dovrebbe conoscere il detentore delle deleghe dell’attuale ministro (Coesione, Sud, Affari europei, Pnrr), che potrebbero essere divise in due pacchetti. Tra i nomi dei possibili candidati troviamo Maurizio Leo, Ylenja Lucaselli, Marco Osnato, Matteo Piantedosi e Edmondo Cirielli. Cdp cambia idea sul possibile investimento in Newcleo. Tra le ragioni c’è la partecipazione in un’altra azienda chiave del settore, Ansaldo Nucleare. La startup che progetta reattori nucleari raffreddati al piombo ad oggi ha raccolto 530 milioni per sviluppare una tecnologia selezionata dall’Alleanza Industriale Europea sui piccoli reattori modulari. Gianni Vittorio Armani è in pole per diventare il nuovo presidente di Elettricità Futura, associazione di Confindustria. La squadra dei vicepresidenti dovrebbe contare, tra gli altri, l’ad di A2A Renato Mazzoncini, l’ad di Compagnia Valdostana delle Acque, Giuseppe Argirò ed il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro. La rassegna Energia.
ENERGIA: COP29, LA BOZZA FINALE SCONTENTA TUTTI
“Il primo pozzo petrolifero industriale del mondo (1846) è ancora lì, sovrastato da una torre-scheletro un po’ sinistra, tra i grattacieli scintillanti del centro e il grigio Mar Caspio. È il monumento alla nazione asiatica che ha dato il via all’«oil boom» ben prima che Winthrop Rockfeller iniziasse a sforacchiare il Texas. Alle porte di Baku, pompano ancora centinaia di trivelle nella zona di Bibi-Heybat, distante appena 20 chilometri dallo stadio olimpico dove sono rinchiusi da dodici giorni, come in una bolla asfissiante, i negoziatori della Cop29 per discutere di transizione energetica e finanza climatica. (…) Non c’e accordo sulla cifra — X mila miliardi, ma senza alcun numero davanti — né su quanto dovrebbero dare i Paesi sviluppati o sul ruolo dei Paesi neo-ricchi come l’Arabia Saudita, che per non sbagliare dice no a tutto, o la Cina, che continua a fare il pesce in barile, fingendo di non sapere che ha già inquinato piu di quanto abbiano fatto nella loro storia tutti i 27 Paesi dell’Ue messi insieme. «Inaccettabile» commenta il commissario al Clima Wopke Hoekstra, dietro cui si fa scudo mezza Europa, Italia compresa. «Negoziamo sul nulla», ribatte la ministra della Colombia. (…) Nel vuoto pneumatico di questa Cop, la presidenza azera offre a gruppi ristretti di reporter una gita nella «Baku green». Prima fermata, il museo dei pionieri del petrolio venuti dalla Svezia (sic): i fratelli Nobel, proprio la famiglia del premio più ambito dei nostri tempi. Tra cimeli e foto d’epoca, la guida racconta la nostalgia della «Città nera», dove nel XX secolo i Rothschild ammassarono un’immensa fortuna con il cherosene che illuminava le case. «Ma ora siamo impegnati a diventare “verdi”», assicura ripetendo il nuovo mantra del governo”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Contraddizioni d’Azerbaigian, piccolo Stato caucasico fedele a Mosca, che con la Russia sotto sanzione è diventato il principale fornitore di gas all’Europa. Esporta l’80% delle sue fonti fossili, che il ventennale presidente Ilham Aliyev ama descrivere come un «dono di Dio», e pianifica di aumentare la produzione per esaudire le richieste dell’Ue, che vuole importare 20 miliardi di metri cubi di gas azero all’anno entro il 2027. In casa propria, però, Aliyev punta sul «green» e promette di generare il 40% del fabbisogno energetico nazionale con le rinnovabili entro il 2030. (…) la «solar city» di Garadagh. «È la più grande centrale fotovoltaica della regione del Caspio», spiega il manager Kamil Manafov. «Produce 230 MW, che forniscono energia pulita a 110.000 case e tolgono dall’atmosfera 200.000 tonnellate di CO2. E ci espanderemo ancora sui terreni vicini, dove prima si cercava il petrolio». Presto sorgerà un’altra centrale da 1 gigawatt, un po’ più lontano, ribattezzata il «Megaproject». Il tutto è proprietà di Masdar, società di energia rinnovabile degli Emirati Arabi Uniti”, continua il giornale.
PNRR, RIAPRE TOTONOMI E DELEGHE POST FITTO
“Dopo Raffaele, chi? Chi affronterà il lavoro difficile, sempre sotto scrutinio anche internazionale, una volta acquisita la vicepresidenza della Commissione Ue da Raffaele Fitto? Un ministro titolare a tutto tondo? Oppure ha ragione chi dice che «da Bruxelles, il vero ministro sarà comunque sempre lui?». (…) Forza Italia non pare disponibile ad ammainare la bandiera dell’abbassamento delle tasse. E c’è comunque il nuovo assetto di FdI che, pur non avendo votato per la maggioranza Ursula, ha un suo esponente fondamentale nella stanza dei bottoni. Quella contro cui la Lega nei prossimi mesi non risparmierà bordate. Giusto ieri, il capo delegazione leghista, Paolo Borchia, ha ribadito che «non c’è disponibilità della Lega a votare questa Commissione» anche perché «noi non siamo la stampella di nessuno»”, si legge su Il Corriere della Sera.
“(…) Serve qualche ora di respiro, il summit potrebbe arrivare domenica o lunedì. (…) Ma la domanda su «dopo Raffaele, chi?» resta. Le quattro deleghe dell’oggi ministro (Coesione, Sud, Affari europei, Pnrr) potrebbero essere divise in due pacchetti. (…) È quella più delicata, in vista della settima rata del piano, in dicembre, e soprattutto delle restanti dieci da qui a metà 2026”, continua il giornale.
“E Meloni sa bene che il fatto che Raffaele Fitto sia a Bruxelles non significa affatto che le serrate scadenze del Piano possano essere prese sottogamba. Per questo, si fa il nome di una persona «sul pezzo» come Maurizio Leo. Ma tra i nomi, che dovranno essere rigorosamente targati Fratelli d’Italia, continuano a circolare quelli dei deputati Ylenja Lucaselli — che però si sarebbe già smarcata — quello della vicepresidente della Vigilanza Rai Augusta Montaruli e soprattutto quello del presidente della commissione Finanze Marco Osnato. Anche se FI è convinta di aver giocato un ruolo importante nella designazione di Fitto. E lo dice forte la vicesegretaria azzurra Deborah Bergamini: «È un successo di cui ha merito Antonio Tajani». Certo, continua anche a correre il nome del viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli. Ma in questo caso, la questione impatta anche con le prossime Regionali. (…) E continua a restare in campo il nome di Matteo Piantedosi. A Salvini non dispiace l’idea che si liberi la casella del Viminale, ma anche per questo l’ipotesi resta complicata. Resta il fatto che nel campo delle Regionali 2025 c’è la questione più divisiva: il Veneto. Su questo, Salvini non può permettersi di apparire rassegnato”, continua il giornale.
NUCLEARE, CDP BOCCIA INGRESSO IN NEWCLEO
“Il possibile investimento in Newcleo, la start up che progetta reattori nucleari raffreddati al piombo, esce dai radar di Cdp (…) vari motivi. Tra questi anche il fatto che, attraverso Ansaldo Energia, Cdp Equity controlla già una società chiave nel settore: Ansaldo Nucleare, azionista della newco italiana per l’atomo con Enel (socio di riferimento) e Leonardo. Ironia della sorte, nel passato recente, sempre Newcleo aveva bussato a Via Goito per rilevare – offrendo un prezzo molto basso – proprio Ansaldo Nucleare, ma aveva incassato un altro no. Newcleo ha raccolto oltre 530 milioni per sviluppare una tecnologia selezionata dall’Alleanza Industriale Europea sui piccoli reattori modulari”, si legge su Il Sole 24 Ore.
ENERGIA: ELETTRICITA’ FUTURA, ARMANI VERSO PRESIDENZA
Gianni Vittorio Armani è in pole per diventare il nuovo presidente di Elettricità Futura, associazione di Confindustria. La squadra dei vicepresidenti dovrebbe contare, tra gli altri, l’ad di A2A Renato Mazzoncini, l’ad di Compagnia Valdostana delle Acque, Giuseppe Argirò ed il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro.
“Si avvicina l’accordo per il nuovo presidente di Elettricità Futura, l’associazione di Confindustria che riunisce la filiera industriale nazionale dell’energia e rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico italiano. A un mese dall’assemblea che di fatto ha segnato la fine anticipata del mandato dell’attuale presidente, il torinese Agostino Re Rebaudengo (Asja Ambiente Italia), si sta convergendo sul direttore Enel Grids and Innovability, Gianni Vittorio Armani, alla guida. Si decide giovedì prossimo (anche se il procedimento di nomina si concluderà a metà dicembre) ma ormai, tranne stravolgimenti dell’ultimo minuto, sembra tutto definito: nella squadra dei vicepresidenti, vanno verso la riconferma l’ad di A2A Renato Mazzoncini, l’ad di Compagnia Valdostana delle Acque, Giuseppe Argirò, altri che già ricoprivano questo ruolo ed entra il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro. Alla base dello strappo che ha spinto Re Rebaudengo, lo scorso mese, a lasciare c’è una visione discordante sulla linea dell’associazione che per alcuni soci di peso (le multiutility tra cui Enel)”, si legge su La Stampa.
“Re Rebaudengo, dopo un mandato di quattro anni, aveva avuto una proroga di altri due anni, fino al 2026, che però si è interrotta perché ha deciso di evitare allo scontro e aprire la procedura di rinnovo. Nell’ultimo periodo aveva chiesto a più riprese al governo di rivedere il dm Aree Idonee che permette alle regioni di dichiarare non idoneo per l’installazione di pannelli fotovoltaici e impianti eolici(…) E che, l’obiettivo nazionale di sviluppo delle rinnovabili di arrivare a 80 GW di nuova potenza installata al 2030 rischia di restare solo sulla carta. (…) servirebbero al Paese circa +12 GW l’anno, mentre anche il 2024 si chiuderà a molto meno, ovvero attorno a +7 GW”, continua il giornale.