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Mercati Energetici

Cosa dobbiamo aspettarci dai mercati energetici nel 2024?

Tra gli scenari più probabili un mercato petrolifero equilibrato, una maggiore fornitura di gas, un rallentamento della crescita solare e una maggiore attenzione al nucleare

L’anno che volge al termine è stato turbolento, e non solo per il settore petrolifero. Il 2023 ha offerto diverse sfide anche ai sostenitori della transizione energetica eolica, solare ed elettrica. Il prossimo anno non sarà molto diverso, a giudicare dalle tendenze a cui abbiamo assistito quest’anno e che nel 2024 sono destinate ad accelerare. Tra queste – scrive su Oilprice Irina Slav – figurano un mercato petrolifero equilibrato, una maggiore fornitura di gas, un rallentamento della crescita solare e una maggiore attenzione all’energia nucleare.

UN MERCATO PETROLIFERO EQUILIBRATO

Molti analisti petroliferi si aspettano che il mercato petrolifero nel 2024 sarà ben rifornito a causa dell’ampia produzione non OPEC. A contribuire sarà anche il rallentamento della domanda, in particolare in Cina, dove la ripresa economica post-pandemia sta iniziando a perdere slancio.

Nel 2023 la crescita dell’offerta non OPEC è stata guidata dagli Stati Uniti, ma per il prossimo anno l’Energy Information Administration prevede un significativo rallentamento della crescita. Non tutti però sono d’accordo: alcuni analisti si aspettano che l’ultimo boom dello shale proseguirà, costringendo sostanzialmente l’OPEC a mantenere in vigore i tagli alla produzione.

Poiché uno scenario del genere comporterebbe dei prezzi più bassi per un periodo più lungo, alcuni hanno previsto che l’Arabia Saudita potrebbe iniziare una guerra dei prezzi per riconquistare quote di mercato e prezzi più alti, e per farlo potrebbe inondare il mercato di petrolio, per far crollare i prezzi e danneggiare i produttori statunitensi, con costi più elevati.

MINORI INVESTIMENTI NEL GAS

Gli ultimi due anni hanno visto una corsa per garantire la massima fornitura futura di GNL il più rapidamente possibile. Successivamente, sarebbe naturale se ci fosse un rallentamento della domanda, come notato da Kristy Kramer, consulente gas e GNL di Wood Mackenzie.

Kramer ha sottolineato che il 2022 e il 2023 hanno visto impegni per oltre 65 milioni di tonnellate di GNL firmati da consumatori finali e fornitori, come prova sia di una domanda robusta, sia del segno di un rallentamento degli investimenti. Altri ritengono che la domanda di gas continuerà a crescere a livello globale e, di conseguenza, determinerà politiche energetiche più favorevoli. Il gas è l’alternativa ovvia e più accessibile al carbone, e questa transizione dal carbone al gas proseguirà nel 2024, anche se le sfide rimarranno. Tra tutte, vedremo normative sulle emissioni più severe e infrastrutture di trasporto insufficienti, in particolare negli Stati Uniti.

LA RINASCITA DEL NUCLEARE

La maggior parte dei sostenitori della transizione energetica non sono dei grandi promotori dell’energia nucleare. Essi infatti sostengono che il nucleare non è rinnovabile ed è pericoloso, citando gli unici due grandi disastri nucleari nella storia della tecnologia e il fatto che le scorie sono pericolose.

Gli esperti nucleari hanno ribattuto a queste argomentazioni affermando che il nucleare è privo di emissioni e che l’industria ha in realtà un track record piuttosto impressionante quando si tratta di incidenti e di gestione dei rifiuti, soprattutto nei tempi moderni, in cui la tecnologia continua a migliorare.

L’ultima edizione del vertice COP sul clima ha indicato che la tendenza sta cambiando per il nucleare: i partecipanti hanno ammesso che la transizione sarebbe molto più difficile – se non impossibile – senza la fornitura di elettricità di base che solo il nucleare può fornire, ad un costo accessibile, tra le fonti di energia a zero emissioni. Affinché l’energia eolica e solare possano garantire una fornitura 24 ore su 24, 7 giorni su 7, saranno necessarie delle batterie enormi, a costi che ad oggi restano inaccessibili.

IL SOLARE RALLENTERÀ?

Il rallentamento dell’energia solare è già iniziato quest’anno in Europa e negli Stati Uniti. Il motivo del calo della domanda di nuove installazioni, in particolare in Europa, sembra avere a che fare soprattutto con la saturazione del mercato, come osservato da uno dei maggiori fornitori di inverter dell’Unione europea.

I costi più elevati delle materie prime rappresentano un problema anche per l’industria, che da tempo ha difficoltà ad aumentare i propri margini di profitto, poiché mantiene fede al proprio slogan secondo cui l’energia solare è economica. I costi elevati sono forse il problema più grande per gli sviluppatori solari statunitensi, a causa delle tariffe sulle importazioni asiatiche destinate alla tecnologia fotovoltaica cinese.

A livello globale, il rallentamento, come previsto da Michelle Davis, responsabile del solare globale di Wood Mackenzie, sarà il risultato di sviluppi di tendenza naturali, in questo caso una curva a S. Secondo Davis, per i prossimi 4 anni il tasso di crescita medio annuo nel solare sarà a crescita zero, e in alcuni anni ci sarà un calo degli aumenti di capacità.

IL DIBATTITO TRA TRANSIZIONE E SICUREZZA ENERGETICA

Il 2023 ha dimostrato l’importanza della sicurezza energetica e ha temporaneamente sostituito la transizione come priorità numero uno per una parte sostanziale del mondo sviluppato, vale a dire l’Unione europea. A seguito di questo sviluppo, è emerso una sorta di dibattito non ufficiale sull’equilibrio tra transizione e sicurezza e su come trovare un bilanciamento tra di essi. È probabile che il dibattito continuerà anche nel 2024, anche se la sicurezza energetica sembra prevalere sulla considerazione della transizione.

La dimostrazione più chiara di questo è arrivata di recente, quando Cina e India si sono rifiutate di firmare l’impegno della COP28 di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, optando invece per la sicurezza energetica derivante dagli idrocarburi. C’è anche la Germania che, dopo aver chiuso le sue ultime centrali nucleari, per produrre abbastanza elettricità ha dovuto aumentare il consumo di carbone.

Oltre a tutte queste tendenze, la geopolitica resterà un fattore forte nell’energia globale, e non solo nel petrolio e nel gas, come si è visto dalle ultime interruzioni dei trasporti nel Mar Rosso, che hanno colpito tutti i tipi di merci in movimento dall’Asia all’Europa (incluse, con ogni probabilità, apparecchiature per l’energia solare). La geopolitica sta perdendo infatti il suo legame esclusivo con il petrolio e il gas e si sta diffondendo come fattore critico per la sicurezza dell’approvvigionamento anche nelle tecnologie di transizione.

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