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Conferenza Sul Clima

Cosa dobbiamo aspettarci dalla Cop27 sul clima?

Dal 6 al 18 novembre torna la Conferenza sul clima, quest’anno con sede a Sharm El Sheikh, in Egitto. Un anno fa furono tante e promettenti le decisioni prese all’appuntamento di Glasgow. Poi la crisi dei prezzi e la guerra hanno stravolto tutto

Cinque giorni al via. Domenica parte la nuova edizione della Conferenza sul clima. L’Egitto ospiterà il ventisettesimo appuntamento per discutere la questione del secolo che accomuna tutta la Comunità internazionale: il clima.

TUTTO QUELLO CHE SERVE SAPERE SULLA PROSSIMA CONFERENZA SUL CLIMA

Saranno 198 i paesi a partecipare ai forum di Sharm El Sheikh, per quasi due settimane. Un vertice importante, perché il momento critico è reso ancor più grave da ultimissimi eventi che riempiono le cronache dei giornali ormai quotidianamente.

“Un terzo del Pakistan è stato allagato. L’estate più calda d’Europa in 500 anni. Le Filippine hanno martellato. Tutta Cuba in blackout. E … negli Stati Uniti, l’uragano Ian ha consegnato un brutale promemoria che nessun paese e nessuna economia è immune dalla crisi climatica”, ha ricordato il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres davanti la stampa newyorkese. Basterebbe questo per capire l’urgenza di affrontare il problema e soprattutto di trovare soluzioni concrete, senza retorica.

La Cop27 si basa sull’adesione alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992. Un anno fa a Glasgow parteciparono 120 Paesi, arrivando ad alcune importanti conclusioni e promesse. Che poi, però, dovettero fare presto i conti con la crisi dei prezzi dell’energia e il successivo scoppio della guerra russa in Ucraina. Il patto firmato, comunque, riaffermò quanto deciso a Parigi sette anni fa. I quattro obiettivi del vertice del 6-18 novembre saranno, sulla carta:  mitigazione (accordi di Parigi), adattamento (resilienza ai cambiamenti e assistenza alle comunità vulnerabili), finanza per il clima (100 mld di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo). Infine, lo spirito di collaborazione tra i partecipanti.

Non solo clima in senso stretto, però. Le aree che verranno toccate dalle discussioni in terra egiziana riguarderanno anche il cibo, la natura, l’acqua, la decarbonizzazione.

L’AVVERTIMENTO DELLE NAZIONI UNITE

I Paesi, al netto delle promesse e degli ipotetici impegni, per ora non stanno facendo abbastanza per limitare l’aumento della temperatura del pianeta a 1,5 gradi Celsius entro la fine di questo secolo. Questo è il resoconto di un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, dipartimento Climate Change, diffuso la scorsa settimana.

Dove si legge che “gli impegni climatici combinati di 193 parti nell’ambito dell’accordo di Parigi potrebbero mettere il mondo sulla buona strada per circa 2,5 gradi Celsius di riscaldamento entro la fine del secolo.L’analisi dello scorso anno ha mostrato che le emissioni previste continueranno ad aumentare oltre il 2030”, afferma il rapporto UN.

“Tuttavia, l’analisi di quest’anno mostra che mentre le emissioni non aumentano più dopo il 2030, non stanno ancora dimostrando la rapida tendenza al ribasso che la scienza dice che è necessaria in questo decennio. Non siamo ancora affatto vicini alla scala e al ritmo delle riduzioni delle emissioni necessarie per metterci sulla buona strada verso un mondo di 1,5 gradi Celsius”. I riferimenti sono costanti ai valori espressi dagli accordi di Parigi di sette anni fa, aggiornati a Glasgow nel 2021. “Per mantenere vivo questo obiettivo, i governi nazionali devono rafforzare i loro piani d’azione per il clima ora e attuarli nei prossimi otto anni”.

Adesso la palla passa a Sharm El Sheikh, con tutti i dubbi sull’affidabilità del regime egiziano sulla trasparenza nell’organizzazione del vertice e le reali intenzioni degli Stati partecipanti.

 

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