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Italian Energy Summit 2025 energia

Cosa è emerso dalla prima giornata dell’Italian Energy Summit 2025

Oggi e domani a Milano l’evento annuale organizzato dal Sole 24 Ore per fare il punto sulle sfide e le opportunità che il settore dell’energia deve affrontare

Nella mattinata di oggi è svolta la prima giornata dell’Italian Energy Summit 2025, l’evento organizzato dal Sole 24 Ore per fare il punto sulle sfide e le opportunità che il settore deve affrontare: mentre l’Europa va avanti nel suo percorso verso un futuro energetico sostenibile, la sfida di costruire sistemi energetici puliti, affidabili ed accessibili è urgente e complessa, tra temi critici come decarbonizzazione, sicurezza energetica e accessibilità economica.

Il primo giorno del Summit, che si è tenuto a Palazzo Mezzanotte di Milano, ha approfondito le sfide per le imprese in relazione alla situazione geopolitica e alle scelte di politica industriale. La seconda giornata, domani, si concentrerà invece sulle nuove fonti di approvvigionamento in Italia e in Europa e sui temi dell’innovazione e della sicurezza energetica. Interverranno tra gli altri Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Vinicio Mosé Vigilante, amministratore delegato Gse, Gelsomina Vigliotti, vicepresidente Bei, assieme agli amministratori delegati delle principali aziende energetiche.

PICHETTO: IL DECRETO ENERGIA SARÀ PRONTO ENTRO UNA DECINA DI GIORNI

“Il Decreto Energia di fatto è pronto, credo verrà completato entro i prossimi dieci giorni. In questi giorni stiamo definendo una soluzione alla famosa questione delle Aree Idonee”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha aggiunto: “stiamo tentando di intervenire con una norma primaria e regolamentare per evitare tutte le discussioni di interpretazione. Uno dei motivi di annullamento era l’eccesso di discrezionalità che veniva dato alle Regioni, quindi vogliamo regolamentare meglio la questione. Stiamo sistemando anche la parte che riguarda l’abbassamento dell’occupazione virtuale della rete elettrica e quella sui data center. È la prima volta che il Ministero si occupa dei consumator, perché finora si è sempre occupato solo dei produttori”.

PICHETTO: DOBBIAMO AUMENTARE RINNOVABILI E FARE REVAMPING DEL SETTORE IDROELETTRICO

Il ministro ha spiegato poi che “abbiamo dovuto definire la norma primaria per dare quello che è il fondo che ci garantisce di raggiungere gli obiettivi ‘di minima’ dando lo spazio poi di integrare le quote di aree idonee. Noi dobbiamo assolutamente aumentare le rinnovabili e poi fare il revamping di tutto il settore idroelettrico, aggiungendo una decina di terawatt di produzione e farne anche di nuovi”.

“Ci rendiamo conto che siamo alla vigilia di un’esplosione della domanda di energia, altrimenti non andiamo da nessuna parte come Paese. Teniamo pure presente che noi prendiamo anche oltre il 15% di energia da fonte nucleare francese, ma la Francia dovrebbe fare un po’ di manutenzione alle loro centrali. Credo che, prima di lasciare senza i francesi, lasceranno senza gli italiani, per questo noi dobbiamo viaggiare velocemente”.

PICHETTO: L’ENERGY RELEASE È AL VAGLIO DELLA CORTE DEI CONTI, POI ENTRERÀ IN FASE ATTUATIVA

Per quanto riguarda invece l’energy release, Pichetto ha spiegato che “ha avuto un lungo travaglio, anche a livello di Unione europea, perché ha trovato subito un po’ una barriera. Con soddisfazione posso dire che poi hanno colto il messaggio e l’Ue addirittura ne ha fatto un motivo di forte interesse, invitando anche altri Paesi ad agire in questa direzione. Ha avuto l’ok dall’Unione europea e in questo momento è al vaglio della Corte dei Conti. Noi non ci lasciamo niente di burocrazia dietro, anzi anticipiamo sempre, quindi spero che si chiuda quanto prima la questione Corte dei Cont. A quel punto scatteranno i 15 giorni per l’eventuale rinuncia da parte di chi aveva fatto la manifestazione di interesse e poi entrerà in fase attuativa”.

PICHETTO: DOMANI SECONDO PASSAGGIO DELLA LEGGE DELEGA NUCLEARE IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, POI AL PARLAMENTO

Infine, riguardo la legge delega sul nucleare, il titolare del Mase ha afferamto che “i Comuni e le Regioni hanno espresso il parere di merito e nel Consiglio dei Ministri di domani sera dovrebbe esserci l’ultimo passaggio, il secondo passaggio al Consiglio dei Ministri, e poi andare al Parlamento che valuterà l’iter secondo i propri tempi e il proprio calendario. Quello che è fondamentale – ha aggiunto Pichetto – è che con la legge delega noi, entro i 12 mesi successivi, dobbiamo redigere e quindi portare avanti norme di attuazione, che riguardano tutti i vari fronti che vengono investiti: procedure di permitting, modalità tecniche, l’agenzia di controllo… tutta una serie di azioni che abbiamo portato avanti anche facendo leva sui gruppi di lavoro figli della Piattaforma sul nucleare sostenibile costituita il 21 settembre 2023. Entro fine legislatura vogliamo dare al Paese le condizioni per fare poi le diverse scelte, che possono andare dalla fissione nucleare agli SMR e agli AMR, per arrivare poi il prima possibile a quello che è l’El Dorado, cioè la fusione nucleare”.

ENERGY RELEASE, VIGILANTE (GSE): ATTENDIAMO REGISTRAZIONE DECRETO DA CORTE DEI CONTI

“Stiamo già lavorando alacremente per mettere a terra questa misura, che è una misura straordinaria. Siamo in attesa del passaggio fondamentale, quindi la registrazione del decreto da parte della Corte dei Conti, però non siamo in attesa, siamo già al lavoro. Posso anticipare e rassicurare che quello che stiamo cercando di fare è fare in modo che i contratti vengano firmati entro la fine dell’anno”. Lo ha dichiarato Vinicio Mosé Vigilante, amministratore delegato del GSE.

Vigilante ha spiegato che “ci sono una serie di attività che vanno messe a terra: regole operative, contratti, dovremo fare la procedura competitiva e capire come applicare la norma al clawback che è stata introdotta dalla Commissione europea. Un altro elemento di rassicurazione che voglio dare è che, adattando il meccanismo ai rilievi della Commissione, stiamo realizzando un framework che salvaguardi lo spirito e soprattutto l’efficacia della norma originaria”.

DELL’ORCO (ITALGAS RETI): DOBBIAMO TRASFORMARE IMPIANTI BIOGAS IN BIOMETANO

“Il fatto che il biometano stia vivendo un momentum importante è dato dai dati: noi avevamo una cinquantina di connessioni attive o in fase di realizzazione mentre tre anni fa ne avevamo una in attività, quindi c’è stato un incremento veramente esponenziale, sicuramente guidato dai bandi del GSS-GSE sotto la cornice del PNRR”. Così Pier Lorenzo Dell’Orco, amministratore delegato di Italgas Reti, che ha proseguito: “ora il PNRR ha un orizzonte temporale che ormai è prossimo, giugno 2026, questi sono impianti che hanno tempi di gestazione certamente superiori ai 12 mesi, quindi è chiaro che quello che non si è fatto finora difficilmente riuscirà ad accedere a incentivi in quella cornice. Sarebbe un peccato smorzare questo momentum, anche perché io ricordo che l’Italia tuttora ha una flotta di impianti a biogas che è fra le prime al mondo e su cui gli incentivi stanno per giungere a scadenza, quindi bisogna assolutamente fare leva su questo ‘tesoretto’ per promuovere l’upgrade di questi impianti e trasformarli da biogas a biometano.

Lo stesso PNIEC dava un obiettivo di 5 miliardi di metri cubi di biometano producibili: secondo me è tanto, perché è vero che è il 10% del fabbisogno nazionale, ma se andiamo a guardare il residenziale, che copre circa un terzo di questo fabbisogno, mettere in rete 5 miliardi di metri cubi significa il 25%. È uno straordinario strumento di decarbonizzazione degli usi finali, senza necessariamente obbligare famiglie ad elettrificare, cosa che sappiamo benissimo è assolutamente non fattibile al 100% del patrimonio immobiliare Italia”.

DELL’ORCO (ITALGAS RETI): IN 90 GIORNI ABBIAMO INTEGRATO 2I RETE GAS

Per quanto riguarda la fusione tra Italgas Reti e 2i Rete Gas, Dell’Orco ha spiegato che “l’operazione procede a tappe molto spedite: il 5 ottobre 2024 abbiamo firmato il contratto e il 1° luglio 2025 2i Rete Gas è stata inclusa per incorporazione di Italgas Reti e siamo passati attraverso anche un clearing antitrust, quindi è stato un percorso veramente molto accelerato. In particolare quello dell’integrazione, che ci ha impegnato per 3 mesi e secondo me è stato un percorso record: in 90 giorni di calendario abbiamo davvero integrato le due realtà. Il 1° luglio ci siamo dati una nuova organizzazione aziendale e territoriale che già efficienta le operazioni, quindi non una mera somma delle parti preesistenti; abbiamo un’unica mappa applicativa IT dove lavorano tutte le 4.500 persone della nuova realtà e stiamo iniziando già da luglio a scaricare a terra le prime sinergie che ci eravamo riproposti di cogliere attraverso questa integrazione”.

MAZZONCINI (A2A): IL PROBLEMA DELLE BOLLETTE NON È SOLO L’ELETTRICITÀ

“Lo storytelling è stato spinto moltissimo da alcune categorie di industriali particolarmente energivori e ha fatto sì che la signora Maria legittimamente pensa che il problema dell’energia sia quello dell’energia elettrica. In realtà, la bolletta della signora Maria è composta da 4.000 euro, di cui 1.828 euro sono la benzina per l’auto, 1.308 € il gas che consuma a casa e 878 euro la bolletta, di cui la metà sono tasse e oneri di sistema”. Lo ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A.

“La componente energia elettrica nella bolletta, quindi – ha spiegato Mazzoncini – sono 400 euro su 4.000: con un reddito pro capita di 37.000 euro degli italiani stiamo parlando dell’1%. Se il governo con il decreto energia riesce ad abbassare del 10% o del 20% quell’energia, risolve 40 euro su 4000 euro. Come facciamo a risolvere invece in maniera un po’ più significativa? Dobbiamo consumare meno energia. Noi quest’anno abbiamo consumato 1.700 terawattora di energia primaria, che include tutto: il petrolio che consumiamo, il gas, il pellet per la caldaia, le rinovabili… tutto. L’energia che utilizziamo per muoverci con l’automobile o per accendere luci sono quasi 900 KW, e quasi il 50% si spreca perché stiamo usando fonti inefficienti. Ho provato a fare la simulazione se fosse realizzato il PNIEC e ho fatto finta che la bolletta diventi di 2.900 euro di cui 500 euro per il gas e 2.400 euro per l’elettricità: una parte di gas resta e il resto si elettrifica con pompe di calore, piani a induzione etc. Lì sì che faremmo la differenza, perché a quel punto l’energia primaria che consumiamo non sarebbero più 1.700 TW, ma 1.000 TW, e con l’efficienza di trasformazione riusciremmo ad arrivare a consumarne circa 800”.

MAZZONCINI (A2A): IL GNL DAGLI USA NON CI FA RISPARMIARE SUL COSTO DEL GAS

“Io sono molto scettico perché noi il gas dalla Russia lo compravamo alla consegna al confine a 14€/MWh e poi spendevamo 3,5 euro per trasportarlo. Adesso noi, A2A, un mese fa abbiamo firmato un contratto per importare GNL dagli Stati Uniti, come stanno facendo Eni e altri, e lo compriamo a 11€/MWh, cioè 3 euro meno di quello che lo pagavamo alla Russia. La notizia non è male. L’unico piccolo problema è che poi i nostri clienti insistono per volerlo consumare qua, invece che negli Stati Uniti, quindi ci tocca liquefarlo, che costa 13€/MWh, trasportarlo via nave (3 euro), rigassificarlo (2,5 euro): 20€/MWh è quindi il costo incomprimibile di OPEX necessario per portarlo in Italia. Quindi, anche se gli Stati Uniti ci abbassassero, saremmo comunque ad un prezzo più alto di quello a cui avevamo il gas”.

FABBRI (HERA): NEI NOSTRI TERRITORI RAPPORTO GAS/ELETTRICO È 1,5, MOLTO PIÙ ALTO DI MEDIA ITALIANA

Cristian Fabbri, presidente esecutivo del Gruppo Hera, ha ricordato che “siamo uno dei pochi operatori d’Italia che ha contemporaneamente sullo stesso territorio sia la rete di distribuzione gas che la rete elettrica, e questa vista integrata dei due sistemi di distribuzione energetica è sicuramente molto utile per passare dal livello aspirazionale – che è quello dell’obiettivo – al livello operativo. Noi nei nostri territori vediamo un rapporto fra gas ed elettrico che è ancora attorno a 1,5, quindi molto più alto della media italiana, perché al Nord l’intensità dei consumi per il riscaldamento è sicuramente molto più alta della media italiana”.

“Quello che facciamo – ha aggiunto Fabbri – è fare una previsione tenendo conto di tutti i fenomeni micro, quindi lo sviluppo territoriale della domanda, la transizione verso l’efficienza energetica del gas e in particolare anche il fenomeno dell’elettrificazione e delle pompe di calore, che sono uno strumento che oggi non è accessibile a tutti per spazi, costi, tempi, vincoli storici. Facendo tutte queste dinamiche e la mobilità elettrica, abbiamo programmato e prevediamo la dinamica di questi consumi energetici nel rapporto fra gas ed energia elettrica”.

PULITI (SAIPEM): SU FUSIONE SUBSEA 7 ATTENDIAMO DI OTTENERE AUTORIZZAZIONE DI TUTTE LE AUTORITÀ

Della fusione tra Saipem e Subsea 7 ha parlato invece il CEO di Saipem, Alessandro Puliti: “il 25 settembre scorso le assemblee d Saipem e Subsea 7 hanno approvato hanno provato l’accordo riguardo la fusione tra le due società, e mi piace ricordare che l’assemblea di Saipem ha approvato l’operazione all’unanimità e l’assemblea di Subsea 7 con oltre il 99% di voti favorevoli. Questo significa che c’è il pieno supporto degli azionisti sul progetto di fusione, e questo testimonia anche quanto sia forte, razionale e strategico questo progetto. Il percorso – ha aggiunto Puliti – adesso prevede l’ottenimento di tutte le autorizzazioni delle varie autorità e in particolare le autorizzazioni delle varie antitrust del mondo a cui dobbiamo sottomettere il progetto di fusione e registrare il loro parere. Questa attività è già iniziata, ieri il nostro dossier ha iniziato ad essere esaminato dall’autorità inglese, e noi siamo molto contenti di questo, perché vuol dire che il dossier evidentemente era ben fatto, completo e contenente tutte le informazioni necessarie”.

PALERMO (ACEA): IL TEMA DELL’ACQUA RIGUARDA LO SVILUPPO, LA SICUREZZA E LA SALUTE

“Credo che sul tema della cosiddetta transizione idrica vada fatta un po’ di chiarezza. Spesso si è parlato di acqua, però non distinguendo i due aspetti: Il primo è la risorsa, l’altro è tutto il sistema industriale collegato alla gestione dell’acqua. Oggi il tema dell’acqua è molto legato anche al sistema dell’infrastruttura di raccolta, di trasporto e di derivazione. L’acqua è un tema trasversale e fondamentale per l’economia del Paese, in quanto l’acqua vuol dire sostanzialmente tre cose: sviluppo, sicurezza e salute”. Lo ha dichiarato Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Acea

“Il tema dello sviluppo dell’acqua – ha spiegato Palermo – influenza direttamente o indirettamente circa il 40% del PIL, impatta il settore primario (l’agricoltura) e il settore secondario (l’industria), ma impatta anche settori indispensabili come l’energia – pensiamo anche alle nuove energie, dal fotovoltaico al nucleare, che sono grossi utilizzatori di acqua, per non parlare dell’idrogeno – arrivando al tema dell’intelligenza artificiale, che oggi sta diventando un grosso consumatore. Le previsioni a livello globale ipotizzano che l’intelligenza artificiale avrà un consumo pari a quello di tutti gli Stati Uniti. Per quanto riguarda la sicurezza, l’acqua in molti territori, come ad esempio il Nordafrica, può alterare gli equilibri politici. Infine, c’è il tema della salute: avere un’acqua di qualità significa anche difendersi da temi come le microplastiche, gli inquinanti perenni, ma anche tutto il tema degli antibiotici che oggi hanno inquinato alcune falde acquifere, per cui garantire un’acqua sicura è fondamentale”.

DAL FABBRO (UTILITALIA): SULL’ACQUA SI GIOCA PARTE DELLA COMPETITIVITÀ DEL PAESE

“Utilitalia la conoscono ancora in pochi, ma è un’associazione che muove quasi 280 miliardi di euro di fatturato, 23-25 miliardi di euro di investimenti all’anno, con una crescita tra l’1% e l’1,5% l’anno. Queste 400 grandi o medie società che si occupano di servizi essenziali come acqua, energia, gas e anche attività più legate alla municipalità (farmacie, cimiteri…) sono attività che scaricano a terra sul territorio nazionale tra i 23 e i 25 miliardi di euro”. Così Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo di Iren e presidente di Utilitalia.

“Non sono moltissime le realtà che hanno la possibilità di scaricare 23-25 miliardi di euro l’anno di investimenti”, ha aggiunto Dal Fabbro, che ha proseguito: “in questo contesto noi giochiamo una partita da operatori territoriali e abbiamo come missione quella di investire in Italia, quindi non abbiamo una proiezione internazionale come hanno altre entità nazionali. In questo contesto, per dare un’idea, pesiamo circa l’1,5% del PIL come fatturato e come giro d’affari e impieghiamo 350.000 persone dirette e quasi 2 milioni di indirette, quindi una realtà consistente al servizio degli abitanti e del Paese, e andiamo molto fieri di questo. Abbiamo una voce in capitolo nei settori dell’ambiente, dell’energia e dell’acqua, tutti settori che nei prossimi anni avranno un fortissimo sviluppo. Uno fra tutti l’acqua, che è una di quelle commodity poco attenzionate: fino a poco tempo fa si parlava solo di idrogeno o di metano e ci siamo dimenticati forse la molecola più importante di tutti, che è proprio l’acqua.

Sull’acqua indubbiamente si gioca parte della competitività del Paese: fra 10 anni le previsioni dicono che nella Pianura Padana mancherà una buona quantità di acqua e noi siamo sì la seconda potenza industrializzata d’Europa e la quarta potenza esportatrice del mondo nel 2025, ma siamo anche la seconda potenza agroalimentare d’Europa, e per fare agricoltura e per fare industria occorre l’acqua, quindi non dimentichiamoci questo aspetto, perché diventerà sempre più essenziale”.

MERLI (ERG): IN EUROPA MANCA L’ELETTRIFICAZIONE DEI CONSUMI

Secondo Paolo Merli, CEO di ERG, “la transizione energetica è un’equazione a due membri: sul lato dell’offerta, in Europa negli ultimi 15 anni siamo costantemente cresciuti in termini di capacità installata di energie rinnovabili, più o meno tutti i Paesi dell’Unione europea; il secondo membro è la domanda: dal 2008 la domanda in Europa sta continuamente scendendo”.

“In Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna dal 2008 al 2024 la domanda più o meno è scesa di 250 terawattora. Nel frattempo, nello stesso periodo, in questi 5 Paesi sono stati installati 300 GW di potenza, che equivalgono più o meno a 500 terawattora. In questo momento, ciò sta spiazzando i mercati. Nel 2024 i prezzi sostanzialmente erano in grande difficoltà in Spagna, mentre quest’anno lo stiamo vedendo in maniera generalizzata in Francia, in Germania e anche nell’Europa dell’est, perché tutta la generazione tedesca, quando c’è il sole, viene mandata poi in questi Paesi. Quello che veramente manca in Europa è l’elettrificazione dei consumi”.

DI FOGGIA (TERNA): I TRE PILASTRI DELLA TRANSIZIONE SONO INFRASTRUTTURE, RINNOVABILI E DIGITALIZZAZIONE

“Proprio in queste ore – ha affermato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato di Terna – stiamo lavorando per finalizzare e rendere poi ufficiali i risultati dell’asta MACSE, sono ore abbastanza impegnative. Io ho sempre parlato di tre pilastri fondamentali per realizzare una transizione energetica, che ormai è una transizione che non si può arrestare: le infrastrutture, gli investimenti necessari per integrare le rinnovabili e la digitalizzazione. Noi stiamo portando avanti tantissime attività e tantissimi progetti, non solo all’interno di Terna, ma anche per aiutare tutto il sistema”.

“Parlo poi degli accumuli – ha proseguito Di Foggia -, che ho sempre citato come un altro pilastro fondamentale, perché poi di fatto gli accumuli ci aiuteranno a risolvere un problema delle rinnovabili che è la loro non programmabilità, la loro non sistematicità, e quindi le renderanno ‘virtualmente programmati’. Gli accumuli aiuteranno anche il sistema elettrico dal punto di vista della sicurezza e dell’adeguatezza. Quando parlo dei tre pilastri della transizione energetica, mi riferisco anche a una transizione che porti all’evoluzione del nostro sistema, che sia sostenibile, da non intendersi solo come sostenibilità ambientale, ma anche economica”.

MACSE, DI FOGGIA (TERNA): PREZZO ANNUO AGGIUDICATO È CIRCA 13.000€/MWH, -65% RISPETTO AL PREVISTO

“Con la prima asta MACSE abbiamo fornito 10 GWh al Sud Italia e alle isole, quindi mi riferisco al 100% del fabbisogno richiesto. Un altro dato importante è il consenso ricevuto, l’interesse che abbiamo riscontrato nel mercato, perché le offerte ricevuto sono oltre 4 volte la domanda: abbiamo stimato che tutto comporterà un valore di investimenti intorno al miliardo di euro. Una cosa che mi rende particolarmente soddisfatta, proprio in virtù dell’obiettivo che ci eravamo posti di creare il minor impatto possibile per i consumatori, è il prezzo annuo aggiudicato, che è di circa 13.000€/MWh, quindi parliamo di un prezzo che è il 65% inferiore rispetto al cap che era stato previsto, cioè 37.000 MWh”.

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