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Cybertruck

Cosa mette a rischio la sicurezza delle nostre auto?

L’ultimo report di Global Data ammonisce sui pericoli di infiltrazione informatica nei sistemi di veicoli autonomi. In generale, l’industria delle auto va protetta nel mondo cyber

Centottantamila è il  numero di bug che ogni veicolo autonomo può contenere. Una porta d’ingresso per le incursioni cyber dei criminali del web. A rivelarlo è l’ultimo rapporto di Global Data, del mese di giugno.

CHI ATTACCA E CHI DIFENDE I SISTEMI DIGITALI DELLE AUTO

In “Cybersecurity in Automotive – Thematic Research”, l’azienda di data analysis spiega come i bug attaccabili dagli hacker in ogni veicolo siano almeno quindicimila. La sicurezza vale, secondo le stime del 2020, oltre 125 miliardi di dollari. ” fornitori di sistemi come Apple e Amazon stanno progettando sempre più i propri chip piuttosto che acquistare dispositivi sviluppati commercialmente e proprietà intellettuale (IP) creati da sviluppatori di terze parti. Questi fornitori stanno sviluppando i propri ecosistemi e requisiti e la sicurezza è una preoccupazione chiave”, si legge tra i passaggi chiave del rapporto.

Utilizzatori frequenti di sicurezza informatica sono aziende come BMW, Denso, Continental, Ford, General Motors. A fornirgliela, invece, ci pensano società quali Accenture, Alphabet, Check Point Software, Cisco, IBM, Microsoft. E tra le più specializzate del settore automotive: BlackBerry, Cybellum, GuardKnox, Horiba Mira, Majenta Solutions, Panasonic, Telefónica.

LA CYBERSICUREZZA NELL’INDUSTRIA AUTO

“Poiché le case automobilistiche si affidano sempre più agli aggiornamenti over-the-air (OTA) per aggiungere o aggiornare in remoto le funzionalità dei veicoli, saranno necessari sforzi di sicurezza informatica per garantire che questi metodi siano isolati dagli attori delle minacce”, scrive Global Data. Ma i rischi si estendono all’intero comparto industriale, dove danni e furti tecnologici potrebbero essere all’ordine del giorno.

Ad esempio, “Munich Re prevede che i danni globali del crimine informatico in tutti i settori raggiungeranno i 10,5 trilioni di dollari entro il 2025 rispetto ai 6 trilioni di dollari del 2021”. Insomma, più produciamo auto connesse e più le mettiamo sul piatto d’argento dei ladri digitali.

Case come Honda, Peugeot, Volkswagen, Kia hanno subito già attacchi di questo genere.

I MONITI DI EMILIO CAMPA, GLOBAL DATA

“La cybersecurity si contende l’attenzione con altri temi importanti come ESG e geopolitica. Sebbene anche queste siano questioni urgenti, l’importanza di una cybersecurity completa nel settore automobilistico non può essere sopravvalutata. A parte la sicurezza pubblica, le violazioni informatiche e i cyberattacchi incidono direttamente sul valore e sull’integrità dei marchi delle case automobilistiche. Inoltre, vengono costantemente alla luce nuove vulnerabilità, che possono essere difficili da risolvere”. A dirlo, tra l’altro, è l’analista di GD Emilio Campa. Il quale invoca rapidità d’intervento degli addetti.

QUANTO CONTA IL SETTORE AUTOMOTIVE IN ITALIA

Allargando lo sguardo e avvicinandolo a casa nostra, è facile comprendere la rilevanza del settore auto. Anche qui si gioca la partita della sostenibilità energetica, infatti. Roma proverà ad ammorbidire le posizioni europee sul phase-out dei motori endotermici previsto nel 2035. Attorno a questo punto centrale si è snodato il tavolo del settore automotive che ha visto riuniti i ministri Giancarlo Giorgetti (Mise), Daniele Franco (Mef), Roberto Cingolani (Mite), Andrea Orlando (Lavoro) ed Enrico Giovannini (Mims), insieme al vice ministro Gilberto Pichetto Fratin, da un lato, e i sindacati dall’altro.

Cingolani dal canto suo, ha presentato alcuni dati riguardanti i veicoli elettrici e ricordato che anche il phase-out al 2035 è in realtà una data di compromesso vista la volontà di molti paesi europei di anticiparla.

Il dibattito da noi, dunque, è più politico che tecnico. Ma questo non toglie che il settore automotive ci porterà a numerose riflessioni da qui agli anni futuri.

 

 

 

 

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