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Auto

Tavolo dell’Automotive: phase out motori tradizionali inevitabile. Ecco il resoconto

In un nuovo DPCM le modalità di utilizzo del Fondo per l’Automotive da quasi 7 miliardi di euro

La transizione dal motore termico all’elettrico è inevitabile ma l’Italia proverà ad ammorbidire le posizioni europee sul fase out dei motori endotermici previsto nel 2035. Attorno a questo punto centrale si è snodato il tavolo del settore automotive che ha visto riuniti i ministri Giancarlo Giorgetti (Mise), Daniele Franco (Mef), Roberto Cingolani (Mite), Andrea Orlando (Lavoro) ed Enrico Giovannini (Mims), insieme al vice ministro Gilberto Pichetto Fratin, da un lato, e i sindacati dall’altro.

UN NUOVO DCPM PER DEFINIRE LE MODALITA’ DI UTILIZZO DEL FONDO AUTOMOTIVE

Nessun chiarimento, tuttavia, sugli strumenti che arriveranno a supporto delle imprese riguardanti le modalità di utilizzo del Fondo per l’Automotive, quasi 7 miliardi di euro, che però verranno definiti da un nuovo DPCM.

L’ITALIA TENTERA’ DI CREARE UNA COALIZIONE DI PAESI PER AMMORBIDIRE GLI OBIETTIVI DELLA CO2 REGULATION

Il governo, per voce di Giorgetti, ha comunque rassicurato il comparto sull’intenzione di creare una coalizione di paesi per ammorbidire gli obiettivi della CO2 regulation e ieri stesso dovrebbe aver contatto il suo omologo tedesco proprio per discutere di un possibile fronte comune con uno dei paesi in cui comparto auto è più forte in Europa. Lo stesso ha fatto Cingolani (ultimo ad andare via dal tavolo insieme al collega del Mise) assicurando che nell’incontro del Consiglio di Europa fra i Ministri dell’Ambiente di lunedì e martedì 27 e 28 giugno porterà come posizione italiana un freno al phase out al 2035 (90% di riduzione delle emissioni) per le auto. Una posizione su cui, tra l’altro, a quanto si riferisce, non sarebbero del tutto allineati Giovannini e Orlando.

PER GIORGETTI POSSIBILE UNA RIMODULAZIONE DEGLI INCENTIVI SULL’ECOBONUS

Nel corso del tavolo Giorgetti ha inoltre parlato del successo degli incentivi ecobonus nella fascia 61-135 e della possibilità di rimodularli visto che le altre fasce previste non hanno esaurito il plafond. E ribadito l’importanza della neutralità tecnologica nelle decisioni europee. Il titolare del Mise ha poi rivendicato di non aver firmato l’accordo proposto dal Regno Unito durante la COP26 di completa decarbonizzazione del trasporto su strada al 2040. E ribadito che il reshoring delle catene del valore sarà un tema fondamentale da affrontare per il prossimo governo.

SECONDO CINGOLANI SI RISCHIA DI FINIRE IN MANI CINESI

Cingolani dal canto suo, ha presentato alcuni dati riguardanti i veicoli elettrici e ricordato che anche il phase out al 2035 è in realtà una data di compromesso vista la volontà di molti paesi europei di anticiparla. Ma ha anche rammentato che il settore rischia di mettersi completamente in mano ai cinesi sui materiali. Tra le proposte formulate dal ministro c’è stata quella di guardare meno alle prestazione dei mezzi, riducendone le dimensioni. Il titolare del dicastero di Via Cristoforo Colombo ha inoltre rivelato di aver incontrato il CEO di un importante costruttore tedesco – si vocifera BMW che dovrebbe aver visto anche Giovannini – che lo ha invitato a tenere duro contro il phase out dei motori endotermici in ambito europeo.

ORLANDO HA INVITATO A CONTRATTARE CON L’EUROPA STRUMENTI PIU’ POTENTI PER LA TRANSIZIONE

Il ministro Orlando si è concentrato, naturalmente, sul lavoro e ricordato che esistono strumenti e ammortizzatori sociali su cui l’Italia può puntare per gestire la transizione. A suo giudizio potrebbe essere politicamente più intelligente spendere risorse ed energie per contrattare con l’Europa per ottenere strumenti più potenti per affrontare la transizione piuttosto che combattere una battaglia di retroguardia. Fondamentali in particolare i piani di reshoring che si dovranno concordare con l’Unione europea.

NEL DCPM STRUMENTI DURATURI AL DI LA’ DELLA DURATA DEL GOVERNO, HA RASSICURATO PICHETTO FRATIN

Infine Pichetto Fratin ha assicurato che gli strumenti che si prepareranno con il DPCM saranno duraturi al di là della durata di questo governo o del prossimo anche per mettere al sicuro gli 80.000 posti di lavoro a rischio a cui si aggiungono anche 150.000 autoriparatori delle officine.

LA POSIZIONE DI STELLANTIS

No a posizioni di retroguardia sulle auto. Daniele Chiari (responsabile delle relazioni istituzionali Italia di Stellantis) nel corso del Tavolo automotive di ieri al Mise è stato cristallino, raccontano i presenti. Durante l’incontro il manager ha ribadito il piano di vendite di veicoli full electric in Europa, ma ha anche ribadito la necessità che vengano realizzate le condizioni di contorno, vale a dire infrastrutture di ricarica e supporto alle imprese. Il gruppo, ha infatti ricordato che investirà 30 miliardi di euro su 4 piattaforme industriali con grandi ricadute in Italia (investimenti Sevel, Pomigliano, Cassino) e questo percorso è ritenuto ineludibile.

A giudizio di Chiari il momento storico è particolarmente utile per creare coalizione fra paesi produttivi, come del resto ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti durante il suo intervento, e questo elemento va sfruttato per modificare in meglio la normativa sugli aiuti di Stato, non per ostacolare il regolamento con posizioni di retroguardia. Il manager Stellantis ha inoltre evidenziato che la fine del motore a combustione interna non è il 2035 ma di fatto il 2027, cioè la data di introduzione dell’Euro 7: molti costruttori, ha ammesso, avranno la tentazione di smettere di investire sui motori a combustione interna.

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