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Pnrr

Cosa prevede l’ultima bozza di Pnrr per ambiente ed energia

Gli investimenti in cui si concretizzano le quattro componenti della missione Rivoluzione verde e transizione ecologica sono distribuiti su 13 progetti per un ammontare complessivo di risorse pari a 74,3 miliardi di euro.

“Per uscire da questa crisi e per portare l’Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta all’Italia di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l’hanno frenata durante l’ultimo ventennio. Che Paese vorremmo tra dieci anni? Da questa domanda è partita la riflessione del Governo. Dietro al ritardo italiano ci sono problemi strutturali noti, ma mai affrontati con sufficiente determinazione. Questo è il momento di farlo, seguendo tre direttrici di riforma e mantenendo al centro della nostra azione la persona umana, la sua libertà, le sue aspirazioni”. Lo scrive nelle premesse dell’ultima bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza all’esame del Cdm.

“In primo luogo, vogliamo un Paese moderno, innovativo dotato di una pubblica amministrazione efficiente e moderna (…) In secondo luogo, vogliamo un Paese più verde, con sistemi di produzione e trasporto dell’energia compatibili con gli obiettivi di riduzione dei gas clima alteranti e più resiliente rispetto agli eventi climatici estremi. (…) Infine, vogliamo un Paese più coeso, più attento al benessere dei cittadini, sia nei grandi centri urbani, sia nei borghi sia nelle tante, troppe ‘periferie’ d’Italia”.

LE RIFORME E GLI INVESTIMENTI PER UNA TRANSIZIONE “GREEN, SMART AND HEALTHY”

“Con la missione ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’ l’Italia, che pure ha registrato notevoli progressi nella riduzione delle emissioni di gas serra, nell’aumento della quota di energia soddisfatta con fonti rinnovabili e nel miglioramento dell’efficienza energetica, intensifica il proprio impegno per far fronte ai nuovi e più ambiziosi obiettivi europei fissati dallo European Green Deal, con un target di riduzione delle emissioni pari al 55% entro il 2030. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 richiede investimenti e una vasta gamma di riforme abilitanti. In particolare, lo scenario di decarbonizzazione che porterebbe l’Italia alla neutralità climatica entro il 2050 evidenzia un gap emissivo che dovrà essere chiuso tramite tre principali tipologie di azioni: (1) una riduzione sostanziale della domanda di energia (soprattutto nel settore residenziale/commerciale e in quello dei trasporti); (2) un ulteriore cambiamento nel mix energetico a favore delle rinnovabili, insieme ad una estesa elettrificazione degli usi finali e alla produzione di idrogeno; (3) un aumento degli assorbimenti della CO2 dalle superfici e dai suoli forestali”, si legge nella bozza.

QUATTRO LINEE DI AZIONE

La missione si concretizza in 4 linee di azione (componenti) per quanto riguarda gli investimenti:
Ø Impresa verde ed economia circolare
Ø Transizione energetica e mobilità locale sostenibile
Ø Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
Ø Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica

Le azioni di investimento saranno accompagnate da alcune specifiche riforme volte a favorire la transizione energetica e la svolta ecologica:
Ø La definizione di una strategia nazionale in materia di economia circolare, che si basa su un intervento di riforma normativa, denominato “Circolarità e tracciabilità”: volto all’attuazione del piano d’azione europeo per l’economia circolare e per regolare l’organizzazione e il funzionamento del sistema di tracciabilità dei rifiuti. Vengono inoltre contemplate misure normative volte a favorire la riparabilità, la durabilità, e le forme di riuso/recupero dei prodotti, in particolare di quelli che ricadono in catene del valore strategiche o individuati in base all’impatto ambientale e al loro potenziale di circolarità. La strategia prevede, tra l’altro, la nascita di un hub tecnologico nazionale e centri di competenza territoriali per l’economia circolare a supporto del sistema produttivo.

INVESTIMENTI PER 74,3 MLD

Gli investimenti in cui si concretizzano le quattro componenti della missione Rivoluzione verde e transizione ecologica sono distribuiti su 13 progetti per un ammontare complessivo di risorse pari a 74,3 miliardi di euro.
La prima componente “Impresa verde ed economia circolare”, prosegue la bozza “ha come obiettivi prioritari la promozione della sostenibilità ambientale nella filiera dell’agricoltura, il sostegno a progetti innovativi di decarbonizzazione tramite processi di economia circolare, nonché la definizione di un piano nazionale per l’economia circolare. In quest’ultimo ambito, l’Italia è in linea con gli obiettivi europei del 2020 in termini di riutilizzo e riciclo di materiali: nel 2017 il tasso di utilizzo circolare dei materiali era al 17,7%, al di sopra della media europea, e nel 2018 il tasso di riciclo si è attestato al 49,8%. Una ulteriore spinta legislativa in questo ambito proviene dal recente recepimento del pacchetto dell’economia circolare (Direttive 2018/849, 850, 851, 852), nel quale sono presenti target per i rifiuti urbani (riciclo del 55% entro il 2025, del 65% entro il 2035), i rifiuti da imballaggi ( 70% di riciclo entro il 2030) e per l’uso delle discariche soglia massima del 10% dei rifiuti urbani con smaltimento in discarica entro il 2035 (al 2018 l’uso delle discariche ha interessato il 22% dei rifiuti urbani prodotti).

AGRICOLTURA SOSTENIBILE

Per realizzare tali obiettivi, oltre ad un rafforzamento del quadro regolamentare attraverso mirati interventi di riforma, sono previste due linee d’azione: 1. La prima linea d’azione “Agricoltura sostenibile” prevede iniziative per la competitività, la riqualificazione energetica e la capacità logistica del comparto agricolo italiano. In particolare, gli interventi mirano all’efficientamento energetico e all’isolamento termico/coibentazione degli immobili adibiti a uso produttivo nel settore agricolo e zootecnico, quest’ultimo responsabile di circa il 50% delle emissioni di gas clima-alteranti. Infine, si intende sostenere un piano per la logistica del comparto agricolo, che si sostanzia in contributi alle aziende per abbassare l’impatto ambientale del sistema dei trasporti, migliorare la capacità di stoccaggio delle materie prime agricole, la capacità logistica dei mercati all’ingrosso e far esprimere il potenziale in termini di export delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane.
2. La seconda linea d’azione “Economia circolare e gestione dei rifiuti” è focalizzata su tre interventi principali: a) la riduzione del gap impiantistico della filiera del riciclo, che costituisce una principale criticità in molte regioni del paese, tramite l’ammodernamento degli impianti esistenti e la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti; b) il sostegno a iniziative per ricavare prodotti chimici e carburanti “circolari” da rifiuti plastici e urbani; c) il sostegno a progetti innovativi di decarbonizzazione.

LA TRANSIZIONE ENERGETICA E LA MOBILITA’

La seconda componente “Transizione energetica e mobilità locale sostenibile” “interviene innanzitutto sulla produzione e la distribuzione di energia, favorendo il ricorso alle fonti rinnovabili e predisponendo le infrastrutture necessarie per la loro integrazione nel sistema elettrico nazionale e le infrastrutture per alimentare veicoli elettrici e per lo sfruttamento dell’idrogeno liquido – prosegue la bozza -. L’Italia sta progredendo verso una piena neutralità climatica in linea con gli obiettivi precedentemente stabiliti dal Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC), ma deve accelerare e intensificare l’impegno all’abbattimento delle emissioni per soddisfare i nuovi e più ambiziosi obiettivi europei fissati dallo European Green Deal. A tale scopo, la componente interviene tramite un’azione di decarbonizzazione dei trasporti, con particolare attenzione alrinnovo del parco rotabile degli enti locali e, più in generale, all’ammodernamento della flotta automobilistica nazionale che risulta fra le più vetuste nell’Unione europea. Queste modifiche strutturali del nostro sistema produttivo ed energetico aiuteranno anche la riduzione dell’inquinamento locale: il 3,3 per cento della popolazione italiana vive in aree dove sono superati i limiti delle sostanze inquinanti (particolati e ossidi di azoto) presenti nell’aria fissati dalle direttive europee.

RINNOVABILI E IDROGENO

Per conseguire tali obiettivi, la componente prevede le seguenti linee d’azione: 1. L’attuazione di misure per promuovere la crescita della produzione di energia rinnovabile e dell’uso di idrogeno e sostenere la filiera tramite: a) il sostegno alla creazione di una pipeline di nuovi progetti greenfield rinnovabili con iter autorizzativi in tempi certi; b) il supporto finanziario tramite sovvenzioni per il supporto allo sviluppo di progetti floating PV e eolico offshore; c) il supporto finanziario per impianti in grid parity; d) la promozione dell’autoproduzione collettiva di energia elettrica rinnovabile, incentivando la costituzione delle comunità energetiche e l’autoconsumo individuale, in quest’ultimo caso superando il regime del c.d. “scambio sul posto”; e) il supporto alla transizione dal biogas per uso elettrico al biometano da destinare al trasporto; f) gli investimenti per la produzione di idrogeno in siti brownfield e da elettrolisi, la creazione di stazioni di rifornimento e progetti di ricerca e sviluppo per applicazioni di idrogeno a usi finali.
2. L’introduzione di misure per la mobilità sostenibile e per migliorare la pianificazione urbana. Fra queste, vi sono: a) il rafforzamento delle infrastrutture di rete e la promozione degli accumuli; b) la realizzazione di smart grid; c) l’installazione di sistemi ricarica elettrica e vehicle-to-grid (V2G); d) nuove sperimentazioni per i servizi digitali a supporto della pianificazione urbana; e) il Piano nazionale ciclovie; f) la riduzione del gap infrastrutturale e strumentale nel settore del Trasporto Pubblico Locale, degli Impianti fissi e del Trasporto Pubblico Locale, con particolare attenzione al rinnovo del parco autobus, del parco rotabile e della flotta delle navi del TPL nazionale.

3. Una riforma complessiva attuata attraverso l’adozione del piano sulla “qualità dell’aria”, volto alla riduzione delle emissioni degli inquinanti target della direttiva 2016/2284 espresse in t/a e alla riduzione delle emissioni climalteranti. Il piano prevede:
Ø l’adozione di un programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico
(ex Direttiva UE direttiva 2016/2284);
Ø attuazione DL Clima con 4 decreti attuativi;
Ø programma riforme Regioni del bacino del Po;
Ø attuazione di legislative e finanziarie con altri accordi regionali;
Ø attuazione PNIEC su reporting.

RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI

La terza componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, intercetta una dimensione assai rilevante per l’abbattimento delle emissioni di CO2: la riduzione dei consumi di energia degli edifici che generano più di un terzo dei consumi totali in Italia, nonché l’adeguamento antisismico degli stessi. Infatti, la maggior parte dei 14,5 milioni di edifici del Paese è stata edificata in epoche precedenti alle vigenti normative legate all’efficienza energetica; inoltre, l’Italia è particolarmente esposta a rischi legati al rischio sismico, che richiedono una diffusione capillare degli interventi di prevenzione.

Per conseguire tali obiettivi, i principali investimenti e incentivi si sviluppano in due linee d’azione:
1. La realizzazione di un piano di efficientamento degli immobili pubblici che preveda, in particolare: a) il risanamento strutturale degli edifici scolastici e la realizzazione di nuove scuole mediante la sostituzione edilizia; b) la ristrutturazione e l’ammodernamento delle strutture ospedaliere, con particolare riferimento alle sedi di Dipartimenti di Emergenza e Accettazione; c) la riqualificazione del patrimonio abitativo di edilizia residenziale pubblica nazionale; d) l’efficientamento e la riqualificazione delle cittadelle giudiziarie situate in varie città italiane ; e) l’efficientamento energetico e la riqualificazione degli edifici pubblici delle aree metropolitane, anche per i servizi sociali; f) un programma specifico di interventi destinati ai Comuni del territorio nazionale e volto alla riduzione dei consumi energetici degli edifici di loro proprietà.
2. Il potenziamento delle misure a sostegno dell’efficientamento dell’edilizia privata. In particolare, si prevede l’estensione del superbonus edilizio per l’efficientamento energetico e l’adeguamento antisismico delle abitazioni private, con il quale viene riconosciuta una detrazione fiscale pari al 110% dei costi sostenuti per gli interventi, utilizzabile in compensazione fiscale o convertibile in credito d’imposta cedibile.

LA RISORSA IDRICA

La quarta componente “Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica” ha l’obiettivo di potenziare gli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e di incremento della resilienza agli eventi climatici estremi; di promuovere l’utilizzo sostenibile (civile ed irriguo) della risorsa idrica e la qualità di acque interne e marine; nonché di migliorare l’adattamento al cambiamento climatico del territorio contribuendo al processo di decarbonizzazione tramite interventi di forestazione e di efficientamento energetico. Gli investimenti nelle infrastrutture idriche, negli ultimi anni, sono risultati insufficienti, causando elevati livelli di perdite e persistenti rischi di scarsità della risorsa idrica; al contempo, sono aperte quattro procedure d’infrazione ai danni dell’Italia per l’irregolare collettamento e trattamento dei reflui in 987 agglomerati urbani in tutto il territorio nazionale.

L’Italia è anche particolarmente vulnerabile rispetto agli eventi idrogeologici e sismici: oltre il 90% dei Comuni italiani fronteggiano un elevato rischio di frane e alluvioni e richiedono, pertanto, continui investimenti nella prevenzione di tali rischi. Per colmare i gap presenti nella gestione del ciclo delle acque sono previsti interventi volti alla digitalizzazione e messa in sicurezza della rete idrica primaria e secondaria, alla riduzione degli sprechi di acqua nelle reti di adduzione, di distribuzione e di irrigazione, con il fine di garantire la disponibilità idrica per tutti gli usi, all’adeguamento dei sistemi di depurazione alle direttive europee, al riuso delle acque depurate ed alla gestione dei rifiuti nelle acque portuali, ed alla salvaguardia del territorio dalle alluvioni tramite interventi di forestazione, di gestione sostenibile nell’agricoltura e di adattamento al cambiamento climatico nei comuni.

A supporto dei progetti di investimento, viene proposta un’azione di riforma complessiva che consiste in un processo di rafforzamento della governance del servizio idrico integrato, con l’obiettivo di affidare il servizio a gestori integrati nelle aree del paese in cui questo non è ancora avvenuto, ed il potenziamento delle strutture tecniche a supporto dei Commissari nella progettazione, nell’appalto e nella supervisione di interventi di tutela contro il rischio idrogeologico, si legge nella bozza di Pnrr.

Infine, la riforma è volta a potenziare la capacità progettuale dei Consorzi di bonifica anche mediante centrali di progettazione regionali, promuovendo la revisione e il rafforzamento del modello di governo dei Consorzi e mantenendo al centro della propria azione la tutela del territorio, il risparmio della risorsa idrica a fini irrigui ed il miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi agricoli. La riforma prevede un intervento normativo in tempi rapidi, successivamente sarà assicurato il completamento di un’eventuale decretazione attuativa o altri atti di indirizzo e coordinamento, con l’obiettivo di completare il potenziamento della capacità operativa entro il 31 dicembre 2021.

INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE

L’intervento sulle infrastrutture per la mobilità previsto nel PNRR si pone obiettivi ambiziosi in termini di connettività, sicurezza, decarbonizzazione, digitalizzazione e sostenibilità dei trasporti, nel rispetto del principio del do not significant harm che esclude dal finanziamento europei investimenti infrastrutturali che provocano effetti negativi sull’ambiente. Per questo sono richiesti sia investimenti sia l’attuazione di riforme volte a semplificare gli iter autorizzativi e a garantire una più rapida esecuzione delle Opere.

La missione infrastrutturale punta a completare entro il 2026, l’anno finale di Next Generation EU, una prima e significativa tappa di un percorso di più lungo termine verso la realizzazione di un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale. Aggiungendo risorse a progetti già esistenti e accelerandoli, nonché introducendone di nuovi, si punterà a realizzare e completare opere che fanno parte di progetti infrastrutturali europei o che vadano a colmare lacune che hanno sin qui penalizzato lo sviluppo economico del Paese e, in particolare, del Mezzogiorno e delle Isole. In primo luogo, sono previsti interventi di velocizzazione e di incremento della capacità dei trasporti ferroviari per passeggeri e merci, lungo gli assi prioritari del paese Nord-Sud ed Est-Ovest, per favorire la connettività del territorio ed il passaggio del traffico da gomma a ferro. In particolare, nel Nord del paese si potenzieranno le tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero, Liguria-Alpi e Torino-Lione, migliorando i collegamenti con i porti di Genova e Trieste; nel Centro del paese si rafforzeranno due assi Est-Ovest (Roma-Pescara e Orte- Falconara) riducendo significativamente i tempi di percorrenza ed aumentando le capacità; infine, si estenderà l’Alta Velocità al Sud lungo le direttrici Napoli-Bari e Salerno-Reggio-Calabria, velocizzando anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina.

Inoltre, sono previsti interventi di messa in sicurezza, contrasto e adattamento al cambio climatico e digitalizzazione della rete stradale che includeranno una forte componente di ammodernamento tecnologico, attraverso un sistema di monitoraggio digitale ed avanzato, che consenta di ridurre i rischi di dissesto e sismici, i rischi di incidenti, e di realizzare risparmi sulle future spese di manutenzione.

Infine, sono previsti una serie di interventi relativi al settore della logistica ed in particolare del sistema marittimo. Il traffico merci intermodale in Italia è tipicamente terrestre, gommaferro, e si integra poco con il traffico marittimo. Considerando che i punti estremi dei corridoi ferroviari merci (istituiti con il Reg. 913/2010) sono spesso dei porti, risulta dirimente, ai fini di un rapido collegamento fra la linea ferroviaria e l’infrastruttura portuale e per migliorare la competitività dei porti italiani, la risoluzione dell’”ultimo miglio”. A causa delle inefficienze del settore, le nostre imprese pagano, infatti, un extra costo della logistica superiore dell’11% rispetto alla media europea. Oltre al miglioramento dei collegamenti l’obiettivo generale è quello della sostenibilità ambientale, riducendo le emissioni legate alla movimentazione delle merci, accompagnando la trasformazione Green del sistema portuale. Un primo dato strutturale che viene affrontato da questa missione è la forte incidenza del trasporto su gomma – sia merci sia passeggeri – rispetto a quello su rotaia.

Questo fattore, che dipende solo in parte dalla morfologia del territorio nazionale, comporta più elevate emissioni di CO2, frequenti congestionamenti sulle principali direttrici stradali, costi e logistica di trasporto merci non sempre competitivi, ed un elevato numero di incidenti, con conseguente rilevante costo umano e sociale. Inoltre, questa situazione, incidendo in modo diverso tra le aree del Paese, non fornisce a tutti i cittadini la possibilità di muoversi in tempi rapidi e con sicurezza in tutte le zone del territorio nazionale. Come sottolineato anche dal Parlamento, è necessario intervenire anche per invertire i fenomeni di depauperamento demografico e socio-economico dei territori meno collegati. Una migliore e più estesa rete ferroviaria ed una rete stradale smart, più sicura e resiliente al cambio climatico sono imprescindibili per contribuire a colmare il divario tra il nord e il sud del Paese, garantire collegamenti rapidi ed efficienti tra l’est e l’ovest della penisola e uniformare la qualità dei servizi di trasporto su tutto il territorio nazionale.

Nell’ambito di questa Missione, il Governo intende puntare, in primo luogo, sulla Alta Velocità di Rete (AVR) per passeggeri e merci, su interventi che riguardano la resilienza della rete stradale e autostradale con un’attenzione particolare per ponti e viadotti, soggetti ad elevato rischio idrogeologico, e sulle strutture per l’efficientamento energetico e le connessioni intermodali dei porti.

Questi investimenti in infrastrutture ferroviarie, portuali, stradali e in sistemi di monitoraggio avanzato costituiscono un vero e proprio volano per stimolare la domanda interna e l’attività economica del Paese, attraverso una miglior connettività sia in termini di capacità che di tempi, e assicurano un notevole risparmio nei costi di manutenzione nel medio periodo.

La missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile si concretizza in 2 linee di azione (componenti) che prevedono 4 progetti tra riforme e investimenti, per un ammontare complessivo di risorse pari a 27,7 miliardi di euro.
La prima componente – Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0 – prevede la realizzazione di una serie di opere infrastrutturali sia sulla rete ferroviaria sia su quella stradale per facilitare la mobilità dei cittadini e delle merci, contribuendo anche a renderla sostenibile.
1. Opere Ferroviarie per la mobilità e connessione veloce del Paese: opere ferroviarie volte a realizzare l’AVR, a rafforzare i collegamenti Nord-Sud ed Est-Ovest del Paese così come i corridoi europei TEN-T, e ad innalzare gli standard tecnologici e di sicurezza della rete e dei suoi principali nodi. Un obiettivo chiave è estendere l’Alta Velocità al Sud per migliorare la connettività del paese, riducendo significativamente i tempi di viaggio. Le opere ferroviarie al Nord sono invece sinergiche con gli investimenti previsti sui porti di Genova e Trieste (aumenteranno la capacità di trasporto merci su ferro dai porti verso l’Europa centrale), mentre le opere ferroviarie nel Centro miglioreranno i collegamenti di rete Est-Ovest. Gli investimenti previsti sullo sviluppo tecnologico di vari nodi e direttrici della rete (applicazione della tecnologia ERTMS), infine, aumenteranno significativamente la capacità e sicurezza del trasporto ferroviario, con effetti importanti anche sul trasporto ferroviario regionale e sulla frequenza del traffico pendolari in entrata a Milano, Roma e Napoli.
Per la realizzazione rapida di queste opere è previsto un intervento volto ad accelerare l’iter di approvazione dei contratti di programma con Rete Ferroviaria Italiana, semplificando le procedure ed eliminando fasi ridondanti. Si propone che le Commissioni Parlamentari competenti esprimano parere sugli atti di indirizzo strategico, preliminarmente al parere del CIPE, e che la Corte dei Conti svolga (ai sensi dell’articolo 22 del decreto legge n.76 del 16 luglio 2020, convertito con la legge 11 settembre 2020, n. 120, cosiddetto “D.L. semplificazioni”), a richiesta del Governo o delle competenti Commissioni parlamentari, il controllo concomitante sul Contratto di Programma ed i relativi allegati tecnici, al fine di accelerare tali interventi, utili al sostegno ed al rilancio dell’economia nazionale.

2. Messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti: modernizzazione e messa in sicurezza di collegamenti stradali strategici in termini di coesione territoriale, a forte rischio strutturale e con un elevato livello di incidentalità. Si tratta di opere immediatamente cantierabili, per le quali si prevede un intervento straordinario di messa in sicurezza e l’inserimento di un sistema di sensoristica avanzata per il monitoraggio delle opere, rafforzandone la resilienza. Questi interventi saranno agevolati dalla riforma attuata con il “D.L. Semplificazioni” che ha recepito anche le pertinenti disposizioni in materia di sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali.
La seconda componente –Intermodalità e logistica integrata – attiene al miglioramento della competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green. Questa componente prevede due elementi progettuali: il miglioramento della capacità e produttività dei principali porti attraverso una serie di interventi puntuali che coinvolgono, ad esempio, la diga foranea di Genova, e l’accessibilità portuale e dei collegamenti ferroviari e stradali con i porti; inoltre, la sostenibilità ambientale dei porti attraverso il miglioramento della situazione ambientale e la riduzione delle emissioni di CO2 dei porti (riducendo le emissioni inquinanti da combustibili fossili sia degli edifici, che degli impianti, che dei mezzi di servizio sia terrestri che navali).
I progetti di questa componente riguardano:
1. Porti e intermodalità collegata alle grandi linee di comunicazione europea. Sono i porti maggiori interessati dall’intervento (Genova e Trieste), snodi strategici per l’Italia e per il commercio nel Mediterraneo per i quali si prevede lo sviluppo delle infrastrutture portuali e delle infrastrutture terrestri di interconnessione.
2. Altri interventi su porti, infrastrutture e reti TEN-T. Sono previsti interventi di sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico dei porti (Green ports) per la conversione della flotta navale con mezzi aventi un minor impatto ambientale, per l’elettrificazione delle banchine (Cold ironing), per il rinnovo in logica sostenibile del parco autotrasporto e del trasporto ferroviario merci e per la digitalizzazione dei sistemi logistici portuali e aeroportuali.

Tali interventi avverranno in un quadro di riforme, relative a: (i) la semplificazione delle operazioni di import/export attraverso l’effettiva implementazione dello sportello unico doganale, con la creazione di un apposito Portale, lo sviluppo di interoperabilità con le banche dati nazionali, il coordinamento da parte della dogana delle attività di controllo; (ii) il potenziamento delle ZES (Zone economiche speciali) che, grazie alla semplificazione amministrativa, all’applicazione di una legislazione economica agevolata e all’offerta di incentivi di natura fiscale, potranno attrarre investimenti produttivi; (iii) lo snellimento delle procedure di autorizzazione alla realizzazione degli impianti per il cold ironing di competenza di Terna; (iv) per quanto riguarda la digitalizzazione, il coordinamento della Piattaforma strategica nazionale UIRNET con la rete dei porti al fine di attivare su tutti i porti i Port Community Systems (PCS), strumenti di digitalizzazione dei movimenti passeggeri e merci.

PIANO ENERGIA PER LA SARDEGNA E LE PICCOLE ISOLE.

L’iniziativa si articola principalmente su due linee di intervento: riqualificazione energetica di 56 piccole isole (identificando per ogni territorio la progettualità maggiormente idonea alla riqualificazione energetica), abbinata all’impiego di una tecnologia innovativa per la produzione di energia elettrica da moto ondoso che prevede la costruzione ed installazione presso le isole minori siciliane di 38 sistemi ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter). Una specifica linea d’intervento è prevista per la Sardegna dove, in ragione della condizione particolarmente favorevole sotto il profilo dell’ondosità del mare, saranno installati ulteriori 80 sistemi ISWEC. La produzione di energia elettrica da moto ondoso sostituirà quella prodotta con motogeneratori diesel, evitando, complessivamente per le due linee progettuali, l’emissione in atmosfera di oltre 20.000 tonnellate di CO2 all’anno per i 25 anni di vita utile dei sistemi installati.

QUI IL PIANO COMPLETO

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