I prezzi del petrolio sfiorano i massimi da 7 anni. Ecco come e perché
Il prezzo del petrolio torna a crescere, superando i 90 dollari al barile già alle 7.21 di lunedì 31 gennaio. A spingere i costi è l’ansia per la mancanza di forniture globali, unita alle tensioni geopolitche.
Andiamo per gradi.
I PREZZI DEL PETROLIO
Partiamo dai numeri. Il petrolio è salito di oltre l’1% lunedì 31 gennaio, toccando i massimi da quasi 7 anni, toccati nella sessione precedente. In particolare, il greggio Brent è salito di 1,28 dollari, o dell’1,4%, a 91,31 dollari al barile alle 07.21, dopo aver guadagnato 69 centesimi nella giornata di venerdì.
Il greggio US West Texas Intermediate, Wti, ha aggiunto 1,14 dollari, l’1,3%, a 87,96 dollari al barile, dopo aver guadagnato 21 centesimi venerdì.
PERCHE’ IL PETROLIO SALE
A far schizzare verso i massimi i prezzi del petrolio, è “l’ansia di fondo per la carenza di forniture globali, unita ai continui rischi geopolitici”, spiega a Reuters Toshitaka Tazawa, analista di Fujitomi Securities Co Ltd. I due fattori concomitanti “hanno fatto sì che il mercato iniziasse la settimana con una nota positiva”.
“Con l’aspettativa che l’OPEC+ manterrà la politica esistente di aumento graduale della produzione, i prezzi del petrolio rimarranno probabilmente su un sentimento rialzista questa settimana”, ha affermato, prevedendo che il Brent rimarrà sopra i 90 dollari e il WTI si dirigerà verso i 90 dollari.
COME SI MUOVE L’OPEC+
Intanto, l’Opec+ ha aumentato l’obiettivo di produzione ogni mese, a partire da agosto, di 400.000 barili al giorno, con l’obiettivo di eliminare i tagli alla produzione record attuati nel 2020, in risposta al calo della domanda in piena pandemia.
Non tutti i Paesi, però, sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi di produzione, lottando con i limiti di capacità.