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Giornali

Dai nodi sul Pnrr all’Italia hub dell’energia. Cosa dicono i giornali

Il programma Next Generation Eu di cui i Piani piani nazionali di ripresa e resilienza  (Pnrr) sono lo strumento principale, non stanno producendo i risultati sperati. Mentre l’Italia è alle prese con il problema dei crediti di imposta per Transizione 5.0. Ma il nostro paese si ad hub per gas, rinnovabili e reti. Ecco cosa dicono i giornali

Secondo un rapporto che la Commissione diffonderà oggi, se da un lato la spesa pubblica per investimenti è cresciuta, l’impatto sulla crescita è stato deludente, appena lo 0,4 per cento di crescita addizionale nel 2022, contro una previsione originaria dell’1,9 per cento nonostante gli investimenti del Pnrr. In Italia, invece, il governo è alle prese con il decreto chiamato a muovere il nuovo Pnrr che però è ancora pieno di norme da correggere e riscrivere. E sei miliardi, quelli del piano Transizione 5.0, sono in pericolo.

Nel settore energia, invece, la vice-premier albanese Belinda Belluku – che è anche ministro delle Infrastrutture – ha avuto recentemente un incontro con l’amministratrice delegata di Terna, Giuseppina Di Foggia. Il governo di Tirana vorrebbe rilanciare il progetto di un elettrodotto tra le due sponde dell’Adriatico, con un vantaggio per entrambe le parti. L’Italia potrebbe importare energia verde, ma anche esportare la sua produzione rinnovabile in eccesso.

PNRR, IL RECOVERY FUNZIONA PEGGIO DEL PREVISTO

Ma procediamo con ordine: secondo quanto ricostruisce Il Foglio di oggi “è ancora presto per tirare le somme del Pnrr, ma i risultati cominciano a vedersi (o forse no). E questa volta il problema non è italiano ma riguarda l’intero programma Next Generation Eu, di cui i piani nazionali di ripresa e resilienza sono lo strumento principale. In un lungo articolo, il Financial Times ha messo nero su bianco perplessità che finora pochi avevano esplicitato: a dispetto del pacchetto senza precedenti di risorse messe sul piatto per accelerare la ripresa post-pandemica e, poi, l’uscita dalla crisi energetica, gli effetti potrebbero essere scarsi”.

“Il quotidiano londinese – prosegue il quotidiano – anticipa i contenuti di un rapporto che la Commissione diffonderà oggi: se da un lato la spesa pubblica per investimenti è cresciuta, l’impatto sulla crescita è stato deludente, appena lo 0,4 per cento di crescita addizionale nel 2022, contro una previsione originaria dell’1,9 per cento. Di fronte a questi dati però è presto per dichiarare fallito l’esperimento. Come ha spiegato al Ft Filippo Taddei, autore di un’analisi per conto di Goldman Sachs, ‘il grosso deve ancora arrivare ed è atteso nel 2024-26, quando dovranno essere realizzate le infrastrutture e le tecnologie che spingeranno la crescita di lungo periodo’. Sta qui la grande scommessa: (…) La sfida riguarda tutta l’Europa, ma è particolarmente importante in Italia e Spagna, i principali beneficiari con circa la metà dei fondi complessivi. (…)”, ha spiegato Il Foglio.

PNRR, SLITTA IL DECRETO: IL NODO RIMANGONO I CREDITI DI IMPOSTA PER TRANSIZIONE 5.0

Se a livello macro il problema è la mancata crescita, nel nostro paese il nodo rimane il decreto sul Pnrr a cui sta lavorando il governo “ancora pieno di norme da correggere e riscrivere” soprattutto sui crediti di imposta di Transizione 5.0, scrive La Repubblica in un articolo di oggi. “A due mesi e mezzo dal via libera dell’Europa, l’attuazione della revisione ‘possibile e doverosa’ del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come l’ha definita Giorgia Meloni, è ancora incagliata. E così stamattina, quando riunirà i suoi ministri a Palazzo Chigi, la premier dovrà prendere atto dell’ennesimo rinvio. (…)”.

“Lo stato dell’arte del decreto è la spia di questo pericolo. A iniziare dai crediti d’imposta per i progetti sulla transizione energetica e digitale, una delle voci più corpose, per risorse e obiettivi, di RepowerEU, il nuovo capitolo del Pnrr chiamato a mettere a terra in tutto 11,2 miliardi. Più della metà – 6,3 miliardi – sono destinati alle imprese, ma il veicolo scelto dal governo, appunto i crediti d’imposta, ha un difetto: è incompatibile con la scadenza del Piano, fissata al 30 giugno 2026. Entro quella data l’Italia, come tutti gli altri Paesi Ue che hanno attinto dal Recovery Fund, dovrà spendere tutte le risorse e rendicontare le spese, fino all’ultimo centesimo (…)”, riferisce il quotidiano romano. “Allo studio ci sono sovvenzioni dirette o accordi di sviluppo, ma le ipotesi devono essere sempre validate dal Tesoro. Il disco verde non si è acceso. E il governo cerca ancora 3 dei circa 20 miliardi che deve anticipare per attuare le nuove misure del Piano”.

GAS, RINNOVABILI E RETI PER FARE DELL’ITALIA UN HUB DELL’ENERGIA

Si fa invece sempre più concreto il discorso dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo: “Con la transizione verso le rinnovabili, l’Italia raddoppia il suo ruolo come hub dell’energia al centro del Mediterraneo – scrive il quotidiano La Repubblica -. Perché ai tubi che portano il metano in arrivo dall’Africa e dall’Asia per soddisfare la domanda dell’industria europea, ora si aggiungono i cavi destinati a esportare l’elettricità prodotta dalle rinnovabili. Dai paesi arabi, destinati a giocare un ruolo di primo piano nella produzione fotovoltaica, ma anche dai Balcani, tra idroelettrico e impianti eolici”.

“Come Repubblica è in grado di ricostruire, la vice-premier albanese Belinda Belluku – che è anche ministro delle Infrastrutture – ha avuto recentemente un incontro con l’amministratrice delegata di Terna, Giuseppina Di Foggia. Il governo di Tirana vorrebbe rilanciare il progetto di un elettrodotto tra le due sponde dell’Adriatico, con un vantaggio per entrambe le parti. L’Italia potrebbe importare energia verde, ma anche esportare la sua produzione rinnovabile in eccesso. L’Albania diventerebbe, invece, una piattaforma di scambio di energia con tutti i Paesi dell’area visti i suoi collegamenti con Serbia, Bosnia, Romania, Bulgaria. Il progetto è ancora in una fase interlocutoria, ma se il nuovo cavo venisse realizzato rafforzerebbe la rete tra i Balcani e il resto d’Europa, visto che sono già in servizio il cavo sottomarino di oltre 400 chilometri tra Abruzzo e Montenegro (…)”.

“Ancora più ambiziosi i progetti che legheranno il sud Italia all’Africa. Anche in questo caso c’è una novità degli ultimi giorni. Sempre la numero uno di Terna si è vista a Roma con Osama Al-Darrat, consigliere del primo ministro libico per l’energia: sul tavolo la possibilità di portare in Sicilia la produzione rinnovabile. Di fatto un progetto “gemello” a quello già avviato, sempre da Terna, tra Italia e Tunisia. In questo caso, si aspetta solo l’ultima autorizzazione da parte della Regione Sicilia per dare il via ai lavori, con un investimento attorno agli 850 milioni”, prosegue il quotidiano romano.

“Ma ancora più clamoroso quanto appena avvenuto nel settore, con il contratto sottoscritto tra l’azienda tedesca Vng e la società di stato algerina Sonatrach, per una fornitura di gas di alcuni anni (i termini commerciali non sono stati comunicati). Il gas acquistato, ovviamente, per arrivare in territorio tedesco dovrà passare nel tubo che approda, attraverso la Tunisia, in Sicilia e da qui risalire la penisola attraverso la rete gestita da Snam (…)”, sottolinea ancora il quotidiano.

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