Ai microfoni di Cantiere Italia su Rai Radio 1, l’amministratore delegato di Sogin ha parlato di Terra dei Fuochi, Statte e del know-how nel settore nucleare, cruciale per pianificare il futuro
Dalla bonifica della Terra dei Fuochi a quella di Statte, in provincia di Taranto, passando per il ritorno al nucleare sul quale l’Italia continua a vantare competenze formidabili. Su questi temi si è soffermato Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin, ai microfoni di Cantiere Italia su Rai Radio 1.
“CHI CHIEDE AIUTO SULLA TERRA DEI FUOCHI CONOSCE LA NOSTRA COMPETENZA”
“Già in passato Sogin ha operato nella Terra dei Fuochi e in altre bonifiche altamente complesse, sia direttamente sia attraverso Nucleco, nostra controllata in collaborazione con Enea. I protocolli nucleari, in particolare quelli di caratterizzazione – l’attività che consente di individuare le tipologie di materiali presenti in determinate aree – sono tra i più dettagliati e sicuri al mondo. Chi ci coinvolge in questi interventi conosce il nostro livello di precisione nell’individuare gli inquinanti e nel definire strategie efficaci per la loro rimozione. Questo testimonia la competenza dei nostri dipendenti e la solidità delle nostre procedure”, ha sottolineato Artizzu.
“BONIFICA DI STATTE COMPLETATA. RIFIUTI RADIOATTIVI MESSI IN SICUREZZA”
“Il sito di Statte, in provincia di Taranto, era un deposito di rifiuti nucleari che provenivano dal settore medico: per trattare tali rifiuti sono stati necessari protocolli di trattamento ancora più stringenti. Su richiesta del commissario governativo Vera Corbelli, che ha svolto un eccellente lavoro, siamo stati chiamati a supportare lo Stato nella rimozione di questi materiali. Grazie alla nostra controllata Nucleco, i rifiuti sono stati trasferiti in depositi specializzati, dove resteranno confinati fino alla riduzione della loro pericolosità attraverso il decadimento naturale”, ha affermato l’amministratore delegato di Sogin su Rai Radio 1.
“VANTIAMO COMPETENZE FORMIDABILI SUL NUCLEARE, A DISPOSIZIONE DELL’ITALIA”
Infine la questione nucleare: “Abbiamo conservato buona parte delle competenze nucleari in Italia. Paradossalmente, il fatto di essere usciti dal nucleare alla fine degli anni ’80 ma di dover continuare a gestire gli impianti ha consentito a Sogin di tutelare queste competenze. Gli impianti nucleari, infatti, non possono essere semplicemente spenti come gli altri: richiedono manutenzione continua e una gestione scrupolosa del combustibile, sia in funzione che in fase di spegnimento. Per il loro smantellamento è indispensabile costruire strutture ‘nuclear grade’, progettate secondo criteri estremamente rigorosi, seppur in scala ridotta. La nostra esperienza ci consentirebbe non solo di condurre gli impianti e gestire il combustibile, ma anche di progettare strutture più facilmente smontabili e di riutilizzare edifici con una prospettiva di lungo termine. Considerando che una centrale nucleare è progettata per durare 40 anni, ma spesso viene utilizzata per 60 anni o oltre, il nostro know-how risulta cruciale e strategico per pianificare il futuro e realizzare nuovi impianti in modo più efficiente”, ha concluso Artizzu.