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Dall’ipotesi Metinvest per l’ex Ilva ai ricorsi presentati da Enel, A2A e Acea contro le gare per l’idroelettrico

Il commissariamento dell’ex Ilva si avvicina, ma Palazzo Chigi, come alternativa, avanza l’ipotesi su Metinvest. Nel mentre, Enel, A2A e Acea presentano i ricorsi contro le gare sulle concessioni idroelettriche. Ecco cosa dicono i giornali

La partita tra governo e ArcelorMittal arriva ai tempi supplementari e l’amministrazione straordinaria per l’ex Ilva è dietro l’angolo. Nella giornata di ieri, a Palazzo Chigi, si è svolto un nuovo vertice e, secondo fonti industriali e finanziarie, sul tavolo è arrivata una bozza di accordo Invitalia-Mittal. Il piano prevede, come alternativa al commissariamento, l’ingresso di Metinvest, che sostituirebbe Mittal nel ruolo di azionista privato.

Sul fronte delle concessioni idroelettriche, invece, arriva un’ondata di ricorsi da parte di Enel, A2A e Acea contro le gare. L’oggetto del contendere – secondo quanto evidenzia, oggi, Il Sole 24 Ore – sono tre piccole concessioni in Abruzzo, per circa 70 MW, che facevano capo a due autoproduttori (le aziende Burgo e Bussi) e ad Acea, su cui l’Agenzia regionale ha approvato il bando di gara lo scorso 31 dicembre, fissando la deadline per le offerte il 26 febbraio. Un blitz, con tempi strettissimi e condizioni più svantaggiose rispetto alle ipotesi di bando circolate in Lombardia, che non è passato inosservato ai big dell’idroelettrico: Enel e A2A, primo e secondo operatore del Paese.

Tutti i dettagli

EX ILVA: AVANZA L’IPOTESI METINVEST

Palazzo Chigi – a un passo dal commissariamento dell’ex Ilva – tenta ancora di arrivare a una via di uscita pacifica di ArcelorMittal. A riprendere la questione oggi è Il Sole 24 Ore che riporta come l’alternativa all’amministrazione straordinaria, secondo fonti industriali e finanziarie, si chiama ora Metinvest, “il gruppo siderurgico ucraino che ha già firmato un protocollo d’intesa per l’area di Piombino e che, da quando l’“operazione militare” di Vladimir Putin ha messo a ferro e fuoco l’Ucraina e ha polverizzato la grande acciaieria Azovstal di Mariupol, sta comprando capacità produttiva in giro per il mondo per rimanere sul mercato internazionale della siderurgia”.

Ieri, a Palazzo Chigi, si è svolto un nuovo vertice di governo. “La novità – spiega il quotidiano – consisterebbe in un piano in due tempi. Prima un accordo tra ArcelorMittal e Invitalia, sulla base di una bozza in discussione in queste ore. Poi l’uscita di scena di Mittal a favore di Metinvest, che in merito a Taranto ha due ragioni di interesse. La prima è tattica: Metinvest è titolare di 20 milioni di euro di crediti, poco meno di un punto e mezzo percentuale del miliardo e mezzo di euro dei debiti – di mercato – che Acciaierie d’Italia ha in pancia. La seconda è strategica: con Taranto Metinvest aumenterebbe la sua capacità produttiva da subito, soprattutto adesso che sarebbero sorte criticità per l’acquisizione dell’acciaieria di Kosice, in Slovacchia, un impianto da poco meno di quattro milioni di tonnellate di acciaio da altoforno annue che è in via di dismissione da parte di US Steel, il gruppo siderurgico americano”.

L’ACCORDO ARCELORMITTAL-INVITALIA E L’EVENTUALE INGRESSO DI METINVEST

ArcelorMittal – secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore –  “dovrebbe innanzitutto firmare un’intesa con il socio pubblico sulla base del riconoscimento di una serie di crediti pregressi, che potrebbero anche essere accantonati in un fondo specifico in attesa che maturi l’uscita definitiva. Con la seconda fase dovrebbe concretizzarsi l’ingresso di Metinvest, che sostituirebbe Mittal nel ruolo di azionista privato, ma solo a valle di un’accurata analisi finanziaria delle condizioni di Acciaierie d’Italia per assicurare la sostenibilità del business plan. In questo schema, sarebbe ancora da definire la quota di Invitalia. Con la conversione in aumento di capitale del finanziamento da 680 milioni, quest’ultima sarebbe temporaneamente in maggioranza per poi far salire gli ucraini. Problematica è però la decisione sull’eventuale iniezione di 320 milioni ulteriori per salvare la continuità produttiva dell’azienda. Questa scelta, seppure necessaria per la sopravvivenza immediata, farebbe automaticamente cadere i requisiti dell’insolvenza e quindi il governo si priverebbe dell’arma dell’amministrazione straordinaria, che sarebbe invece utile mantenere per disinnescare colpi di coda a sorpresa dei Mittal”.

EX ILVA: LE ALTRE IPOTESI DEL GOVERNO

Nel caso non dovesse andare in porto l’alternativa del governo sull’ingresso di Metinvest, secondo quanto riporta il quotidiano, “resterebbe sullo sfondo l’opzione Arvedi in tandem con gli indiani di Vulcan Green Steel. Una joint-venture che andrà verificata bene nelle intenzioni strategiche della famiglia Arvedi, abituata a operare da sola, e del ramo cadetto dei Jindal, proprietario di Vulcan Green Steel, anch’esso poco avvezzo a condividere diritti di proprietà e controllo”.

IDROELETTRICO: RICORSI DA PARTE DI ENEL, A2A E ACEA

La pubblicazione del primo bando di gare sulle concessioni idroelettriche scadute ha scatenato il fuoco di sbarramento dei principali operatori energetici italiani, da A2A ad Enel per arrivare ad Acea. A riportare la notizia, oggi, è Il Sole 24 Ore. Il quotidiano spiega che al momento “l’oggetto del contendere sono tre piccole concessioni in Abruzzo, per circa 70 MW, che facevano capo a due autoproduttori (le aziende Burgo e Bussi) e ad Acea, su cui l’Agenzia regionale ha approvato il bando di gara lo scorso 31 dicembre, fissando la deadline per le offerte il 26 febbraio. Un blitz, con tempi strettissimi e condizioni più svantaggiose rispetto alle ipotesi di bando circolate in Lombardia, che non è passato inosservato ai big dell’idroelettrico: Enel e A2A, primo e secondo operatore del Paese”.

Nello specifico, A2A, gruppo guidato da Renato Mazzoncini, è ricorso al Tar dell’Abruzzo chiedendo l’annullamento, previa sospensione, del bando di gara; sottolinea il Sole 24 Ore riprendendo quanto riportato da Radiocor. Il motivo? Secondo A2A, la procedura «è fondata su una normativa regionale che solleva dubbi di costituzionalità e i cui profili di illegittimità impediscono di poter predisporre un’offerta seria ed affidabile, nonché di farlo nel brevissimo termine concesso». (…) Nel mirino di A2A – scrive il quotidiano – ci sono i punteggi premiali a favore degli autoproduttori (già bocciati dalla Corte Costituzionale) e le condizioni di gara che «penalizzano sin d’ora qualsivoglia operatore diverso dai gestori uscenti». Diverse di queste contestazioni sarebbero state mosse anche da Enel. I ricorsi delle due società -sulla sospensiva – riporta Il Sole 24 Ore – saranno discussi la settimana prossima, ma un primo effetto lo hanno già sortito: l’Agenzia regionale ha posticipato all’8 aprile i termini per le offerte.

In ogni caso, l’iniziativa dell’Abruzzo ha sorpreso molti osservatori perché arriva proprio mentre si sta cercando una difficile quadra sulla disciplina delle concessioni idroelettriche. Fermo restando – come spiega il quotidiano – il tentativo di inserire nel Milleproroghe più tempo (12 mesi) per avviare le gare, tra le possibili soluzioni sta tornando d’attualità uno scenario che genera consensi diffusi a livello politico e tra le utility: la facoltà per le Regioni di rilasciare nuove concessioni mediante procedure a trattativa privata con i concessionari, a fronte dell’assunzione da parte dei gestori uscenti dell’obbligo di realizzare rilevanti investimenti. Sarebbe una proposta di legge dello Stato, che andrebbe a modificare l’articolo 12 del Decreto Bersani e dovrebbe essere poi condivisa a livello di legge regionale.

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