«Se non interveniamo, fra dieci anni le auto prodotte e vendute in Europa scenderanno da tredici a nove milioni». E’ questa la previsione di Stéphane Séjourné, già ministro degli Esteri francese e da alcuni mesi vicepresidente della Commissione con delega all’Industria e al mercato unico
Il 10 dicembre Stéphane Séjourné presenterà il piano per difendere l’industria europea dell’auto dalla strategia aggressiva di americani e cinesi. Ma quello che serve, secondo il vicepresidente, è un piano strategico di politica industriale perché «In Europa abbiamo dimenticato che per distribuire ricchezza bisogna anche crearla». E cita Mario Draghi ed Enrico Letta
L’EUROPA SIA MENO NAIF
Intervistato da La Stampa, Séjourné evidenzia come la politica del protezionismo, della chiusura e dei dazi sia fallimentare perché «distrugge la catena del valore e crea tensioni commerciali». Di contro quello che serve è l’introduzione di condizionalità per gli investimenti stranieri in Europa e la richiesta di reciprocità verso il mercato cinese. «Ci sono produttori che in Europa (Spagna e Ungheria) assemblano auto cinesi con componenti cinesi e personale cinese. Non va bene. Sono venuti in Francia, hanno imparato a usare l’energia nucleare e ora la vendono. Dopo trent’anni ora chiediamo reciprocità». L’Europa, inoltre, necessita di uno scossone e di velocità nel reagire ad un mercato in continua evoluzione. «Dobbiamo essere meno naif e rimetterci sugli standard di tutte le grandi economie mondiali» aggiunge.
DATI PREOCCUPANTI SU AUTO EUROPEE
Il vicepresidente della Commissione con delega all’Industria delinea uno scenario del mercato dell’automotive in Europa molto preoccupante. Secondo le stime, nel 2035 la quota di mercato europea scenderebbe dal 70 al 55 per cento. E sulla componentistica dall’attuale 85 per cento si passerà sotto il 50 per cento. Cosa fare? Oltre a considerare il principio della neutralità tecnologica secondo cui le politiche non devono favorire una tecnologia rispetto a un’altra (dai biocarburanti in giù), Séjourné propone la definizione di “auto europea”: semplice, con poca burocrazia e competitiva con il mercato cinese. Inoltre, va diversificato il mercato di sbocco e si sta negoziando con l’India che oggi applica sull’auto europea dazi del 150%.
LA CORSA ALLE TERRE RARE
Riguardo alle terre rare l’Europa deve cercare di approvvigionarsi in nuovi mercati. Gli Stati Uniti si stanno già muovendo in questo senso: il presidente Trump ha incontrato giovedì alla Casa Bianca i leader di cinque Paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) con l’obiettivo di intensificare la caccia ai metalli delle terre rare necessari per i dispositivi high-tech, tra cui smartphone, veicoli elettrici e jet da combattimento. «Stiamo rafforzando le nostre partnership economiche. Purtroppo i precedenti presidenti americani hanno completamente trascurato questa regione», ha detto Trump. E l’Europa? Stéphane Séjourné assicura che sarà presto in Brasile e IN Sudafrica per firmare accordi in questo senso: «Abbiamo individuato quarantasette progetti di sfruttamento in Europa e tredici fuori con finanziamenti europei. Ma dobbiamo evitare che quel che abbiamo vada altrove, introdurre restrizioni e riciclare molto di più».
DRAGHI DOCET
Séjourné cita il rapporto sulla competitività dell’ex premier italiano Mario Draghi. A settembre Draghi aveva bacchettato l’Europa in una conferenza stampa organizzata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen dicendo che «Il nostro modello di crescita sta svanendo. Non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. L’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma la nostra stessa sovranità». Secondo Séjourné la ricetta è quella anche di un rafforzamento del mercato interno, che consta di un bacino di 450 milioni di consumatori, e della riduzione delle barriere fra Paesi. Anche sburocratizzando. E qui cita Enrico Letta «occorre poter aprire un’azienda senza dover perdersi nelle burocrazie di questo o quel Paese. Dobbiamo andare oltre» chiosa l’ex ministro francese.


