L’Italia ha migliaia di distributori ma la rete è inefficiente e dilaga l’illegalità. Le proposte di modifica di Unem e Ip alle risoluzioni sul comparto del commercio al dettaglio di carburanti
La rete di distribuzione italiana dei carburanti è “polverizzata”. Una caratteristica che influisce sull’efficienza del servizio e apre la strada all’illegalità. È l’allarme lanciato da Claudio Spinaci, Presidente di Unem e Francesco Luccisano, Head of External Relations di Ip, durante l’audizione presso la Commissione Attività produttive della Camera, nell’ambito delle risoluzioni sul comparto del commercio al dettaglio di carburanti.
LA RETE DI DISTRIBUTORI È POLVERIZZATA
“Il primo aspetto che emerge in relazione alla rete di distribuzione di carburanti è la ridondanza, infatti per distribuire 21.700 punti vendita per distribuire 27 miliardi circa di litri di carburante. In Germania per 51 miliardi di litri hanno meno di 15.000 stazioni di servizio, la Spagna eroga un quantitativo simile al nostro attraverso 1.2000 distributori”, ha affermato Spinaci.
“L’altro aspetto che caratterizza la nostra rete è quello della polverizzazione. Abbiamo più di 5000 operatori che possiedono meno di 30 impianti. Un effetto che ha generato una perdita di efficienza complessiva ma anche messo sotto pressione i sistemi di controllo tradizionali basati sui documenti cartacei. Questo è uno dei motivi per cui c’è stata una proliferazione di fenomeni illegali. Secondo uno studio fatto nel 2014, ma ancora attuale, una rete che funziona in modo ottimale dovrebbe contare circa 15.000 distributori”, ha aggiunto il Presidente di Unem.
Francesco Luccisano ha sottolineato i vantaggi della capillarità della rete, che permette di veicolare la digitalizzazione e la transizione. Rete che, anche secondo il portavoce di Ip, negli anni si è sviluppata in maniera polverizzata, a causa del fatto che “si è parlato di razionalizzazione o di ridimensionamento, termine che suggerisce un approccio al ribasso”.
“Approccio che è stato sempre inefficace – spiega Luccisano – poiché non si è mai disegnato esattamente il benchmark. In altre parole, l’idea tecnologica e di qualità che la rete deve garantire ai cittadini per essere dentro una transizione. Il risultato non è stato quello di far crescere gli attori più capaci e determinati a investire, al contrario è nata una rincorsa a una competizione unidirezionale sul prezzo per contenere i costi”.
IP: SERVONO INCENTIVI ALLA CHIUSURA E INCENTIVI A BONIFICARE
La riduzione dei punti di vendita è uno dei punti principali di intervento secondo Ip, ma è importante tenere conto delle specificità del territorio italiano.
“Il criterio dell’erogato medio non tiene in nessuna considerazione la peculiarità del territorio italiano. Un Paese che è fatto di piccoli Comuni e di centri urbani Montani. Luoghi in cui il carburante spesso è una risorsa importante. Serve invece prima comprendere come le aree di i servizio possono giocare al meglio la partita della transizione e la lotta all’illegalità. Tracciato questo discrimine successivamente si potrà definire un regime volontario di ridimensionamento che preveda incentivi per le chiusure dei punti vendita, oltre a facilitazioni burocratiche ed economiche per le bonifiche”, spiega Luccisano.
Le bonifiche rappresentano uno degli ostacoli maggiori e, al tempo stesso, la base della ristrutturazione della rete di distribuzione carburanti secondo Ip. Motivo per il quale l’azienda propone la creazione di un fondo pubblico, l’introduzione di crediti d’imposta o di altri strumenti di sostegno.
“La rete è il posto dove si sviluppa la transizione nel settore della mobilità perché dalla rete passano il metano, il GNL, i carburanti premium, i biocarburanti, l’elettrico e l’idrogeno. Siamo stati positivamente colpiti dall’enfasi che il Governo ha posto sui biocarburanti, non solo per la questione della tutela della filiera dell’automotive Europea. Ma anche perché, se vogliamo tagliare le emissioni dei trasporti nel breve periodo non basta agire sulle immatricolazioni delle auto nuove. Bisogna agire su quello che brucia quotidianamente dentro i motori delle auto che circolano. Su 40 milioni di auto in Italia, quest’anno ne sono state vendute 1 milione e 300 mila. Se anche fossero tutte a 0 emissioni, le elettriche sono solo il 3,5%, comunque tra 10 anni avremo una stragrande maggioranza di veicoli a combustione. Pochi sanno che già il 10% del gasolio consumato è di origine Bio e che da quest’anno le compagnie petrolifere hanno l’obbligo di vendere 300.000 tonnellate di carburanti green”, ha aggiunto Luccisano.
UNEM: RIDURRE IL 30% DI DISTRIBUTORI IN AUTOSTRADA
Il pericolo maggiore per il sistema di distribuzione arriva dalla rete autostradale, secondo Claudio Spinaci. Un reticolo di stazioni di servizio che sarebbero in agonia da anni a causa della progressiva diminuzione dei rifornimenti in autostrada. Unem stima che per compiere la transizione verso la sostenibilità sarebbe necessario chiudere il 20/30% dei punti vendita. Inoltre, Spinaci ha sottolineato l’importanza di assicurare l’applicazione delle norme sulla sicurezza, spesso trascurate.
“C’è un allarme ancora più grave sulla rete autostradale. I consumi da anni diminuiscono perché è aumentata l’autonomia delle autovetture, un problema strutturale. È una rete che andrebbe ridotta drasticamente. Questo è il punto cruciale su cui agire, senza il quale non possiamo uscire dalla crisi. Sono distributori che costano molto nella loro gestione, perché hanno un servizio 24 ore su 24 7 giorni su 7”, ha affermato Spinaci.
“Proponiamo l’introduzione di un nuovo regime autorizzativo per i nuovi punti vendita rafforzato in modo che siano player di provata professionalità. Sarebbe opportuno prevedere misure per incentivare l’ammodernamento della rete, l’introduzione di nuovi carburanti e favorire le aggregazioni tra soggetti per diventare strutturalmente più sostenibili. Una soluzione sarebbe introdurre un Fondo pubblico per la chiusura e lo smantellamento. Il nostro punto vendita del futuro permette di fare rifornimento di carburanti tradizionali ma anche elettrico e altre alimentazioni alternative”, ha aggiunto Spinaci.
DIGITALIZZAZIONE E RIDIMENSIONAMENTO CONTRO L’ILLEGALITÀ
L’illegalità fiscale è un fenomeno che pesa ancora molto sul settore della distribuzione dei carburanti. Digitalizzazione e ridimensionamento del numero dei distributori sono i due pilastri della strategia di Ip e Unem per contrastare questa piaga.
“Oggi sono più di 6000 i punti vendita senza marchio, un caso unico in Europa. È inevitabile in questo contesto il dilagare di un’illegalità fiscale, parliamo dai 2 ai 4 miliardi di euro. L’illegalità fiscale si riverbera poi sulla qualità dei carburanti, sulla quantità, sulle condizioni di lavoro sulla rete. Un problema non solo dell’erario, ma anche dei consumatori e dei lavoratori. Bisogna ribaltare questa corsa al ribasso con una visione più ambiziosa di come deve essere la rete. L’importante è che si parli di digitale, anche perché rappresenta una risposta all’importante tema della legalità, di cui parlano le risoluzioni”, ha spiegato Luccisano.
“Ė assolutamente necessario sviluppare un completo monitoraggio e un tracciamento completo. Passi avanti da questo punto di vista son il controllo automatizzato di tutte le transazioni. L’introduzione della fatturazione elettronica ha dato un primo impulso e il fenomeno è in fase di miglioramento. Le stime parlano di una riduzione dal 5 al 10%”, ha aggiunto il Presidente di Unem.