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Autonomia

Dl Autonomia, Sileo (I-Com): “Rischio nuovi iter autorizzativi impianti e pioggia di ricorsi”

Il dl autonomia porterà non pochi stravolgimenti nel mondo dell’energia. Intervista a Antonio Sileo, Direttore dell’Area Sostenibilità di Istituto per la Competitività (I-Com) e Direttore del programma di ricerca Mobilità Sostenibile di Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM)

Il dl autonomia rischia di lasciare troppo potere alle Regioni in tema di energia, con il rischio che nascano nuovi differenti iter autorizzativi per gli impianti. Il Parlamento, intanto, non potrebbe fare altro che rimanere a guardare, relegato al ruolo di ratificatore di intese raggiunte dai diversi esecutivi. Con tutti i problemi che questo comporterebbe in termini di politica energetica, accettazione da parte dei territori e velocità dei procedimenti, che potrebbero addirittura rallentare. In parole povere, la riforma prevede novità importanti per il settore dell’energia, secondo Antonio Sileo, Direttore dell’Area Sostenibilità di Istituto per la Competitività (I-Com) e Direttore del programma di ricerca Mobilità Sostenibile di Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM).

DL AUTONOMIA, LEP E POI LA DISPUTA PER LE COMPETENZE

L’iter legislativo del dl autonomia è proseguito senza grande clamore mediatico e politico. Un errore di valutazione che potrebbe avere conseguenze importanti, secondo Antonio Sileo.

“Le Regioni avranno la facoltà di richiedere la competenza esclusiva di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, secondo quanto previsto dalla riforma del Titolo V. Nel testo attuale i servizi collegati all’energia non rientrano tra quelli per cui si può richiedere direttamente, prima bisogna individuare i LEP (livelli essenziali delle prestazioni che riguardano i diritti civili e sociali)”, sottolinea Sileo.

Infatti, l’energia rientra tra le 14 materie per cui devono essere determinati i livelli essenziali delle prestazioni prima che le Regioni possano chiederne la gestione in autonomia.

“Dopo che verranno determinati – e il Governo ha tutta la legislatura per farlo, oltre ai numeri – partirebbe un negoziato tra Regione e Governo per la competenza esclusiva in ambito energetico”, spiega Sileo.

I RISCHI PER IL MONDO DELL’ENERGIA

Le Regioni chiederanno di avere più competenze rispetto a quelle attuali. Ad esempio, gli enti regionali potrebbero anche decidere di prevedere propri iter autorizzativi per gli impianti, oltre a trattenere sul territorio più risorse, economiche ed energetiche.

“Fino a ieri i problemi e le lentezze dell’iter burocratico erano sotto gli occhi di tutti. L’applicazione della riforma del Titolo V, con la legge sull’autonomia differenziata, rischia di complicare le cose piuttosto che semplificarle e velocizzarle. Le Regioni avrebbero maggiore potere decisionale sulla politica energetica. Al tempo stesso, gli atti locali potrebbero essere impugnati dalle comunità locali, come successo più volte in passato. C’è il rischio di assistere a un mare di ricorsi”, spiega Sileo.

DL AUTONOMIA, IL COMPITO DELLE IMPRESE

Il dl autonomia consegnerà alle imprese un ruolo centrale: portare valore sul territorio e comunicare i benefici degli impianti energetici alle comunità locali.

“Lato imprese bisogna entrare nell’ottica di essere più efficaci con i rapporti con il territorio e organizzarsi per lasciare valore sul territorio stesso. Mediamente gli occupati che lavorano nelle infrastrutture energetiche non sono molti, quindi si pone il tema del ritorno sulle comunità locali. L’autonomia può solo complicare la situazione attuale, quindi bisogna entrare nell’ottica di essere in buoni rapporti con enti e comunità locali”, spiega Sileo.

DL AUTONOMIA, IL NUOVO RUOLO DEL PARLAMENTO

Il dl autonomia è una legge dalle potenzialità dirompenti nell’energia. Un elemento da non sottovalutare è il fatto che relega il Parlamento a un ruolo consultivo su scelte di grande rilievo istituzionale, secondo Sileo.

“La cosiddetta Legge Calderoli non è altro che l’attuazione della riforma del Titolo V del 2001, votata anche da quelli che oggi protestano”, spiega Sileo, il quale già nel 2022 aveva cercato di accendere i riflettori sui rischi del regionalismo differenziato.

“L’articolo 2 (Procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione) che parrebbe relegare il Parlamento al ruolo di mero ratificatore di intese raggiunte dai diversi esecutivi, nazionale e territoriali, senza la possibilità di emendarle e contribuire (attivamente) a migliorarle nei contenuti”, scrivevano Sileo e Di Martino sul numero di Nuova Energia di maggio-giugno 2022.

“Al Parlamento risulta attribuito pertanto un ruolo meramente consultivo su scelte di grande rilievo istituzionale, che restano riservate e definite dal Governo. Con la conseguenza, per inciso, che i colori delle maggioranze che governino lo Stato o amministrino la Regione possano di volta in volta condizionare il confronto. Simile ruolo defilato del Parlamento è peraltro in linea con l’articolo 2 del “disegno di legge Calderoli” in merito all’esame degli schemi di intesa preliminare. ”, scrivevano ancora un anno dopo Sileo e Di Martino su Staffetta Quotidiana.

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