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Francia

E in Francia torna l’idea di imporre un prezzo della CO2

Una soluzione che, con l’aumento dei prezzi CO2 sul mercato UE, garantirebbe una maggiore stabilità del mercato

Il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione Europea (ETS), in vigore dal 2005, si applica alle aziende industriali di tutti i 27 Paesi UE, incluse le 1.000 che si trovano in Francia.

Per molti anni i prezzi sono rimasti al di sotto dei 10 euro per tonnellata di CO2 emessa. Nel 2018 però i prezzi hanno iniziato ad aumentare, sulla scia di politiche climatiche UE più ambiziose e di un limite più restrittivo sulle emissioni. A dicembre 2021 i prezzi hanno raggiunto gli 80 euro per tonnellata, prima di toccare un picco di quasi 100 euro a febbraio 2022. Le aziende elettriche – che sono i principali consumatori di quote di CO2 – hanno incassato un duro colpo.

“Di recente un fornitore di elettricità polacco mi ha spiegato che le quote di anidride carbonica rappresentavano il 60% dei suoi costi”, ha affermato Sébastien Postic, capo del progetto Public Finance, Development and Climate presso l’Institute for Climate Economics.

Stiamo assistendo ad un “punto di svolta nella dinamica del prezzo del carbonio”, ha aggiunto Marc Baudry, capo del programma CO2 Price and Low-Carbon Innovation presso la cattedra di economia climatica dell’Università Paris Dauphine. Secondo Baudry ciò è dovuto a diversi fattori, come l’attuazione della Market Stability Reserve (MSR), “che ha contribuito ad inasprire l’offerta di quote e, di conseguenza, a far aumentare i prezzi”.

“Esiste una politica di decarbonizzazione proattiva e, di conseguenza, il prezzo sta salendo”, ha affermato l’esperto, citando il Green Deal europeo e l’obiettivo chiave di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050.

IL PRESIDENTE MACRON È FAVOREVOLE

In passato, i politici francesi tendevano a lamentarsi del fatto che i prezzi del carbonio fossero troppo bassi per incentivare gli investimenti in tecnologie a basse emissioni di CO2. “Serve un mercato del carbonio che funzioni a livello europeo, abbiamo bisogno di un prezzo minimo del carbonio europeo”, affermava nel 2018 il presidente francese Emmanuel Macron.

Parigi ha nuovamente avanzato la proposta nel 2020, durante la crisi Covid, quando i prezzi del petrolio crollarono fino a 20 dollari al barile. I prezzi estremamente bassi dei combustibili fossili visti di recente sui mercati mondiali “non riflettono il loro vero costo per il clima”, hanno affermato i francesi in un documento di sintesi inviato ad altri Stati dell’Unione Europea.

Per rimediare a questo, Parigi suggerisce che potrebbe essere implementato “un prezzo minimo del carbonio” attraverso il sistema di scambio di emissioni dell’UE o la direttiva sulla tassazione dell’energia, che attualmente è in fase di revisione come parte del Green Deal europeo.

L’IDEA DEL CORRIDOIO DI PREZZO TORNA ALLA RIBALTA PER OPERA DEI SENATORI FRANCESI

Questa idea viene ora ripresa dai senatori Guillaume Chevrollier e Denise Saint-Pé, autori di un rapporto intitolato “Riformare il mercato del carbonio per costruire un’economia europea sovrana, sostenibile ed equa”. Pubblicato lo scorso 15 marzo, il documento propone “uno strumento per dare agli attori economici maggiore visibilità sull’evoluzione del prezzo della CO2, ad esempio introducendo un corridoio di prezzo sull’ETS dell’Unione Europea”. Oltre ad un carbon price floor, i due senatori chiedono quindi anche un price cap simile al “serpente monetario” europeo introdotto negli Anni 70 per prepararsi alla moneta unica.

L’idea di stabilire un “corridoio dei prezzi” sulla CO2 non è nuova: nel 2017 venne difesa dalla High-Level Commission on Carbon Prices, sostenuta dalla Banca Mondiale, dall’agenzia francese per l’ambiente ADEME e dal ministro per la Transizione ecologica e solidale.

In Francia, invece, la questione non è molto discussa a livello nazionale. “Il punto di vista francese esiste, ma è sostenuto maggiormente dai legislatori francesi al Parlamento europeo. È un dibattito che si svolge molto a livello europeo”, ha osservato Postic.

Tra gli eurodeputati francesi che hanno parlato sull’argomento vi è l’eurodeputata dei Verdi Marie Toussaint, che, insieme al suo collega belga Philippe Lamberts, a marzo ha scritto una relazione sul mercato del carbonio UE. Secondo la prefazione del rapporto, “un segnale forte e stabile del prezzo del carbonio è essenziale affinché l’ETS sia veramente efficace”, al quale contribuirebbe un prezzo minimo del carbonio.

Tuttavia, “non è la soluzione miracolosa”, ha avvertito l’eurodeputata Aurore Lalucq dei Socialists & Democrats, che per ridurre le emissioni chiede anche “regolamentazione e standard”, pianificazione e un cambiamento nello stile di vita. “Abbiamo bisogno di stabilità e visione” per la transizione ecologica, che non è compatibile con i prezzi volatili soggetti alle fluttuazioni del mercato, anche se venissero limitati.

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