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Trump

Ecco come i dazi imposti da Trump agitano i settori energia e materie prime

La Cina ha dichiarato che contesterà le imposte di Trump presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio e che prenderà delle contromisure

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sabato scorso ha imposto a Canada e Messico dei dazi del 25% e alla Cina un’imposta del 10%, definendo le misure necessarie per combattere l’immigrazione illegale e il traffico di droga. Canada e Messico hanno immediatamente promesso delle misure di ritorsione, e la Cina ha dichiarato che contesterà le imposte di Trump presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio e che prenderà delle contromisure.

La decisione di Trump ha scatenato la volatilità nel mercato delle materie prime. Ecco alcune reazioni alla notizia.

GOLDMAN SACHS

Come riporta l’agenzia Reuters, Goldman si aspetta “che i produttori di petrolio canadesi finiranno per sopportare la maggior parte dell’onere della tariffa con uno sconto di 3-4 dollari al barile più ampio del normale sul greggio canadese, dati i limitati mercati di esportazione alternativi, con i consumatori statunitensi di prodotti raffinati che sosterranno il restante onere di 2-3 dollari al barile.

La banca stima “che le esportazioni canadesi di gas naturale verso gli Stati Uniti potrebbero scendere di un modesto 0,16 miliardi di piedi cubi al giorno a causa delle tariffe di importazione del 10%, con scarso o nessun impatto sui prezzi del gas negli Stati Uniti”. Secondo la nota di GS, le importazioni di petrolio via mare da Canada e Messico saranno dirottate verso altri mercati, con gli Stati Uniti che sostituiranno queste forniture con greggio dall’OPEC, America Latina e prodotti raffinati dall’Europa.

La banca d’investimento ha mantenuto invariate le sue previsioni sui prezzi del petrolio per il 2025/2026, prevedendo un impatto minimo sui prezzi a breve termine dovuto alla produzione e alla domanda di petrolio globali stabili, oltre che alla tariffa petrolifera canadese già in fase di definizione. La scorsa settimana Goldman Sachs ha aumentato le previsioni sui prezzi del Brent per quest’anno e per il 2026 a 78 e 73 dollari, rispetto ai precedenti 76 e 71 dollari.

BARCLAYS

Secondo Barclays “sarebbe giusto supporre che tutte e tre le parti della filiera (produttori canadesi, raffinatori, principalmente nel Midwest e consumatori finali) sosterranno il costo incrementale in modo equo. Le tariffe in generale non sono positive per il petrolio, perché incidono sulla domanda e aumentano il dollaro statunitense. Ci sentiremmo più a nostro agio nel posizionarci per uno spread Brent-WTI più ristretto”.

CITI

“Vediamo un’ulteriore escalation tariffaria come rialzista per l’oro a 3.000 dollari l’oncia e per l’argento a  36 dollari l’oncia su una base di 6-12 mesi e ribassista per il rame a 8.500 dollari/tonnellata nei prossimi tre mesi, su una base di prezzo ex USA”, ha spiegato Citi.

JP MORGAN

JP Morgan ha affermato che mantiene la sua posizione “tatticamente ribassista sui metalli di base nel breve termine. Vediamo i prezzi del rame LME 3M a rischio di scendere verso 8.500 d/mt, mentre l’alluminio LME 3M potrebbe scendere verso 2.400 d/mt, in mezzo a una valutazione a breve termine del premio di rischio, dati i crescenti rischi economici e inflazionistici delle tariffe. Per argento, platino e palladio, il colpo al sentiment industriale e la minaccia al settore automobilistico potrebbero determinare una divergenza più netta con l’oro nel breve termine, mantenendo la nostra preferenza rialzista principalmente sull’oro per il momento”.

RBC CAPITAL MARKETS

Infine, per RCB Capital Markets “è altamente improbabile che le tariffe abbassino i prezzi del gas negli Stati Uniti. Crediamo che queste tariffe potrebbero portare a prezzi del gas negli USA leggermente più alti di quanto non sarebbe altrimenti il ​​caso, nel breve e medio termine, finché saranno in vigore. Se le tariffe si amplieranno ulteriormente, negli Stati Uniti l’oro costerà di più”.

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