Il più recente rapporto redatto da ISPRA sulla situazione di dissesto idrogeologico del Paese, riferisce che 7.423 comuni italiani, pari a circa il 94% del totale, sono esposti al rischio idrogeologico per frane, alluvioni e/o erosione costiera
“L’Italia per le sue caratteristiche morfologiche, litologiche e idrografiche è un Paese strutturalmente molto fragile, in quanto frane, alluvioni, erosioni costiere rappresentano fenomeni frequenti, che hanno subito purtroppo, negli ultimi anni, un processo di forte intensificazione. Ad accentuare la frequenza di queste calamità non incide soltanto la conformazione dei territori, ma anche una progressiva perdita di resilienza degli stessi, fenomeno dovuto allo svilupparsi di attività antropiche, ma accentuato dai significativi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin durante l’audizione in Commissione d’inchiesta sul dissesto idrogeologico.
7.423 COMUNI ITALIANI, PARI A CIRCA IL 94% DEL TOTALE, SONO ESPOSTI AL RISCHIO IDROGEOLOGICO PER FRANE, ALLUVIONI E/O EROSIONE COSTIERA
“Il più recente rapporto redatto da ISPRA sulla situazione di dissesto idrogeologico del Paese, riferisce che 7.423 comuni italiani, pari a circa il 94% del totale, sono esposti al rischio idrogeologico per frane, alluvioni e/o erosione costiera – ha proseguito il ministro -. Il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni; 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni nello scenario a pericolosità idraulica media (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni). Pertanto, in questo contesto, la corretta programmazione, il rapido finanziamento ed una sistematica e coordinata attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico rappresenta una priorità nazionale per la sicurezza dei territori e dei cittadini, oltre che per lo sviluppo del nostro Paese”.
PICHETTO: PROGRAMMATI OLTRE 3.700 INTERVENTI PER 4,7 MLD TRA 2010 E 2024, NEL 2025 RISORSE PER 300 MLN
“Gli strumenti adottati nel periodo 2010-2024, attraverso i vari accordi di programma, piani operativi e piani stralcio, hanno consentito la programmazione di 3.763 interventi per un importo complessivamente messo a disposizione dal Mase, tra fondi di bilancio ed FSC, di circa 4,7 miliardi di euro. (Per un approfondimento, rimando agli allegati 1 e 2 consegnati al Presidente)” ha detto il ministro dell’Ambiente. “Per l’annualità 2025 sono state messe a disposizione delle Regioni e delle Provincie autonome ulteriori risorse finanziarie ammontanti ad oltre 300 milioni di euro, le cui procedure di allocazione sono attualmente in corso – ha aggiunto il ministro -. Non dobbiamo dimenticare, infine, le risorse messe a disposizioni con il cd. “Fondo progettazione”, 100 milioni di euro a valere sui fondi di sviluppo e coesione, allocati con lo scopo di favorire le attività progettuali fino al livello esecutivo, in quanto necessarie per il successivo appalto e per l’esecuzione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Nel periodo 2016-2023 sono state finanziate 447 progettazioni per un impegno complessivo di circa 96 milioni di euro”.
AL 31 DICEMBRE 2023, IN RELAZIONE AGLI INTERVENTI FINANZIATI, IL 65,7% RISULTA ULTIMATO; IL 17,3% IN FASE DI ATTUAZIONE
“Sulla base degli ultimi dati disponibili e consolidati, al 31 dicembre 2023, in relazione agli interventi finanziati, il 65,7% risulta ultimato; il 17,3% in fase di attuazione; il 14,6% in fase di progettazione; e il residuo 2,4% in fase di avvio. Entro il prossimo 30 giugno verranno forniti al Parlamento i dati relativi allo stato di attuazione degli interventi aggiornati al 31 dicembre 2024, come previsto dalla normativa vigente”, ha evidenziato il ministro.
TRA CRITICITÀ AUMENTO COSTI PROGETTO, CARENZE STRUTTURE, COMPLESSITÀ ITER
“Dall’esperienza sul campo maturata in questi anni e dall’analisi delle relazioni annuali dei commissari di governo, in qualità di soggetti attuatori degli interventi, sono emerse chiaramente delle criticità nell’attuale sistema che presiede alla programmazione, al finanziamento ed all’attuazione degli interventi di difesa del suolo. Queste criticità sono state chiarite da un Gruppo di lavoro appositamente costituito dal Governo per effettuare un’analisi dell’attuale assetto istituzionale di governo della politica di difesa del suolo, e per proporre al contempo misure urgenti di semplificazione normativa e amministrativa” ha detto il ministro Pichetto Fratin. “Sicuramente uno degli aspetti più rilevanti è rappresentato dall’aumento generale dei costi di progetto per effetto dell’aumento dei prezzi di materie prime, servizi e lavorazioni”, ha aggiunto il ministro. “Un altro aspetto da non sottovalutare e che stiamo cercando di affrontare, è quello inerente alla tempistica di attuazione dei progetti. A tutt’oggi, le Regioni non riescono a sfruttare appieno le potenzialità del c.d. “Fondo progettazione” finalizzato a consentire il rapido avvio della progettazione nelle more del finanziamento integrale del progetto”.
“Un’altra riflessione meritevole di attenzione riguarda la qualità e la tipologia delle soluzioni progettuali proposte. Su questo aspetto, ricordo che il decreto-legge “Sblocca Italia” del 2014 (dl 133/2014) attribuisce una priorità, in termini di finanziamento, ai progetti “basati sulla natura” (nature-based solutions). Tuttavia, benché il ricorso a tali soluzioni sia sempre stato auspicato dal Ministero nell’ambito delle fasi propedeutiche alle attività di programmazione degli interventi, il ricorso da parte delle regioni a tali soluzioni risulta ancora insufficiente. Il più delle volte si prediligono proposte di soluzioni tradizionali, basate solitamente su interventi strutturali di irrigidimento dei sistemi naturali”, ha spiegato Pichetto.
CARENZE NELLE STRUTTURE DI SUPPORTO TECNICO E AMMINISTRATIVO
“Diversi Commissari hanno poi segnalato le carenze nelle strutture di supporto tecnico e amministrativo, riconducibili al sottodimensionamento delle piante organiche, quasi sempre individuate in condivisione con le strutture amministrative territoriali presso cui le stesse sono incardinate. Riguardo a tale aspetto, che presenta un oggettivo impatto negativo sull’efficienza dell’iter amministrativo nel suo complesso, il MASE ha dato una prima risposta attraverso il reclutamento di personale qualificato da dedicare specificamente alle strutture commissariali”, ha proseguito il ministro.
MOLTEPLICITÀ DELLE BANCHE DATI ED ALLA LIMITATA INTEROPERABILITÀ TRA DI ESSE
Infine, “per concludere l’elencazione delle principali criticità bisogna soffermarsi sulla complessità dell’iter autorizzativo e del monitoraggio. Numerose sono le segnalazioni delle Strutture commissariali relative alla complessità generale dell’iter, in particolare, rispetto ad una serie di autorizzazioni ambientali che richiedono tempi di lunghi e passaggi procedimentali complessi”. Mentre per quanto riguarda il monitoraggio, “la principale criticità segnalata dalle strutture commissariali è dovuta alla molteplicità delle banche dati ed alla limitata interoperabilità tra di esse, circostanza che ha impatti sul principio generale dell’unicità dell’invio del dato amministrativo”. Attualmente esse sono:
• il Repertorio Nazionale degli Interventi per la Difesa del Suolo (ReNDiS) dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale;
• il Sistema Gestione Progetti (SGP) dell’Agenzia per la Coesione Territoriale;
• il Sistema informativo locale KRONOS del MASE;
• la Banca Dati Unitaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato – Ispettorato Generale per i rapporti finanziari con l’unione Europea;
• la Banca Dati Amministrazioni Pubbliche – BDAP del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato;
• ulteriori sistemi informativi locali, direttamente gestiti direttamente dalle strutture regionali.
Allo scopo di superare la criticità e di rendere efficace il monitoraggio dello stato di attuazione degli interventi, nel corso del 2022 è stata sottoscritta tra il MASE e l’ISPRA, una Convenzione finalizzata all’attuazione dei processi di interoperabilità tra i sistemi informativi per il monitoraggio delle gare, dei progetti, delle opere pubbliche e degli investimenti correlati agli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico.
PICHETTO: VA SUPERATA LOGICA DEI PROGRAMMI SETTORIALI
“Rimane un’accentuata frammentazione delle coperture finanziarie in relazione alle criticità evidenziate nella mancata coerenza rilevata tra pianificazione e programmazione, di cui tener conto al fine di salvaguardare gli interventi di maggior importo (indicativamente >20 Mil€) che spesso hanno carattere di elevata strategicità ai fini della mitigazione dei rischi incombenti sui territori interessati”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin durante l’audizione in Commissione d’inchiesta sul dissesto idrogeologico. “Resta pertanto un ampio margine di miglioramento da effettuare per sistematizzare gli interventi di cui sono titolari le molte altre Amministrazioni che operano nel campo della difesa del suolo – ha aggiunto il ministro -. In particolare, appaiono diversificati i criteri utilizzati sia per l’assegnazione delle priorità agli interventi e, quindi, della loro autorizzazione da parte delle istituzioni preposte alla pianificazione, sia per quel che riguarda gli obblighi di corretta informazione tecnica oltre che finanziaria per consentirne un efficace monitoraggio. L’attuale politica di mitigazione del dissesto idrogeologico appare tutt’oggi ancorata alle sole misure di breve periodo, in quanto la programmazione è sostanzialmente annuale in assenza di una produzione efficace di strumenti di pianificazione territoriale e di conseguente attuazione degli interventi”.
“Va superata quindi la logica dei “Programmi settoriali” come strumento per prendere decisioni riguardanti le politiche infrastrutturali e di lungo periodo. E risulta necessario un sistema che “ordinariamente” semplifichi le molteplici linee di finanziamento che concorrono alla prevenzione, velocizzi la fase di programmazione e realizzazione e che coordini tutti gli interventi di rischio idrogeologico come una politica di ‘gestione del territorio’”, ha proseguito il ministro.
PER SUPERARE LE CRITICITÀ SERVONO ACCELERAZIONE DEGLI ITER DI AGGIORNAMENTO COSTANTE DELLA PIANIFICAZIONE IN CAPO ALLE AUTORITÀ DI BACINO DISTRETTUALI E SEMPLIFICAZIONE, ACCELERAZIONE E OMOGENEIZZAZIONE DELLE PROCEDURE DI PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI
“Appare dunque necessario effettuare interventi mirati di: 1) accelerazione degli iter di aggiornamento costante della pianificazione in capo alle Autorità di bacino distrettuali; 2) semplificazione, accelerazione e omogeneizzazione delle procedure di programmazione degli interventi, in modo che siano coerenti con la pianificazione distrettuale e pienamente condivisi con le Regioni e le Province autonome. A prescindere dalla fonte di finanziamento e dallo strumento di programmazione utilizzato, va evitato che vengano finanziati interventi di mitigazione dei rischi idrogeologici direttamente agli Enti locali, senza che le Regioni, le Province autonome e le Autorità di bacino distrettuali ne siano preventivamente messe a conoscenza, onde evitare possibili duplicazioni di finanziamenti, eventuali interferenze negative con le programmazioni regionali/provinciali, disallineamenti con la pianificazione vigente o effetti indesiderati sui territori interessati direttamente o indirettamente dai medesimi interventi. Questi in estrema sintesi i principi che guideranno la nostra azione nei prossimi mesi, affinché possa aumentare la sinergia ed il raccordo tra i vari livelli istituzionali nell’ottica di una pianificazione univoca di lungo respiro e di finanziamenti tra di loro complementari”, ha concluso Pichetto.