Il Resource Nationalism Index della società di intelligence sui rischi Verisk Maplecroft – che monitora l’energia e i minerali in 198 Paesi – rileva che 72 hanno registrato un “aumento significativo” negli ultimi cinque anni
Una nuova analisi della società di intelligence sui rischi Verisk Maplecroft aggiunge nuovi dati a supporto di una tendenza importante: il crescente protezionismo delle risorse, in particolare per quanto riguarda i minerali critici, necessari per l’energia pulita e la tecnologia della difesa.
Gli Stati Uniti e i Paesi europei stanno cercando di rafforzare le catene di approvvigionamento e di intaccare il predominio della Cina, ma potrebbero esserci dei compromessi tra un maggiore controllo, da un lato, e il costo e la rapidità di diffusione della tecnologia climatica, dall’altro.
NEGLI UTLIMI 5 ANNI 72 PAESI HANNO REGISTRATO UN AUMENTO DI MINERALI CRITICI
“La geopolitica – rileva il rapporto – sta alimentando un duplice aumento dell’intervento statale e del protezionismo a livelli mai visti dalla prima metà del XX secolo nelle democrazie occidentali. Il “Resource Nationalism Index”, che monitora l’energia e i minerali in 198 Paesi, rileva che 72 hanno registrato un “aumento significativo” negli ultimi cinque anni.
“La frattura nel panorama geopolitico e le ricadute di grandi shock come la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina hanno stimolato un’accelerazione delle politiche per acquisire i minerali necessari per alimentare le industrie tecnologiche e della difesa, oltre che per la transizione verde e per rafforzare la sicurezza energetica”, ha affermato l’analista Jimena Blanco.
L’EUROPA VUOLE SALVAGUARDARE LE SUE CATENE DI APPROVVIGIONAMENTO CRITICHE
I governi di tutto il mondo stanno rafforzando sempre di più il controllo sulle proprie risorse naturali, una tendenza che negli ultimi cinque anni è incrementata. In totale, 41 Paesi, responsabili del 41% della produzione mineraria globale, oggi rientrano nelle due categorie di rischio più elevate dell’RNI, rispetto ai 30 Paesi del 2019.
Le 10 giurisdizioni a rischio più elevato includono diversi importanti produttori di minerali, petrolio e gas che hanno da tempo implementato politiche nazionaliste delle risorse tradizionali, come espropriazioni, nazionalizzazioni e aumenti delle rendite delle risorse. Tra queste rientrano Venezuela (classificato al 1° posto e a rischio più elevato), Russia (2°), Messico (3°), Kazakistan (4°), Zimbabwe (6°) e Iraq (9°).
IL NAZIONALISMO DELLE RISORSE
Tuttavia, fattori come la dipendenza dell’Europa dall’energia russa e il predominio della Cina nelle catene di approvvigionamento dei minerali critici oggi stanno determinando un cambiamento nelle politiche protezionistiche e di intervento statale in Occidente, aumentando i rischi di nazionalismo delle risorse. Questi mirano a sfruttare il potere statale per sovvenzionare le industrie chiave, garantire l’accesso alle risorse critiche e limitare gli investimenti esteri da parte di rivali geopolitici in settori strategici.
La Germania, ad esempio, è scesa di 122 posizioni nella classifica: se cinque anni fa era al 154° posto tra le giurisdizioni a più alto rischio, oggi è al 32° posto. Ciò è stato alimentato dalla necessità di soddisfare obiettivi strategici sia a breve che a lungo termine. Per i primi, ciò ha incluso misure come il sequestro di beni dai giganti energetici russi Gazprom e Rosneft in seguito all’invasione dell’Ucraina, oltre che l’imposizione di tasse straordinarie sui profitti energetici.
LA SICUREZZA DELLA CATENA DI FORNITURA DEI MINERALI CRITICI
Sul fronte politico a lungo termine, la sicurezza della catena di fornitura dei minerali critici è diventata un principio fondamentale della strategia industriale della Germania. L’amministrazione di Scholz, come quella di Merkel prima di lui, ha offerto sussidi e incentivi per aumentare le capacità di lavorazione e produzione nazionali. Berlino ha anche formato delle partnership strategiche con Paesi ricchi di risorse, come Canada e Australia, assicurandosi l’accesso a minerali come litio, cobalto ed elementi delle terre rare attraverso accordi a lungo termine.
Tendenze simili sono evidenti in tutta l’Unione europea, e riflettono un cambiamento più ampio in cui le preoccupazioni per la sicurezza nazionale influenzano sempre di più le politiche industriali e sulle risorse naturali del’Ue. Iniziative come la European Raw Materials Alliance (ERMA) e l’EU Critical Raw Minerals Act mirano specificamente a ridurre la dipendenza da fonti minerali esterne attraverso investimenti in attività minerarie e riciclaggio sostenibili in Europa.
L’Ue sta anche diversificando le sue catene di fornitura investendo in progetti minerari in Africa e Sudamerica e incoraggiando le aziende europee a ridurre la loro dipendenza dai Paesi concorrenti.
IL RISCHIO DI UNA FRAMMENTAZIONE NEL SETTORE ENERGETICO GLOBALE
Con l’intensificarsi delle rivalità tra Stati, è probabile che protezionismo e intervento statale determinino un’ulteriore frammentazione nel settore energetico globale, in particolare nei minerali critici e nelle energie rinnovabili. In futuro, lo scenario più probabile è che i Paesi occidentali utilizzeranno sempre più un mix di politiche commerciali e di investimento, insieme a standard di sostenibilità più rigorosi, per limitare il commercio con i rivali e proteggere le catene di fornitura. Ciò creerà un complesso panorama di rischi per gli investitori in una varietà di aree politiche che copriranno l’intera catena del valore.
Verisk Maplecroft non si aspetta che i Paesi occidentali cercheranno il predominio del mercato attraverso le imprese di proprietà statale, ma piuttosto che cercheranno un equilibrio tra interessi nazionali e aziendali, offrendo vantaggi e incentivi per “riportare” le catene di fornitura più vicine a casa in termini geopolitici, attraverso nuove alleanze. E, in questo scenario, rischio di aumentare i costi, separandosi da alcuni specifici rivali, è già stato valutato.