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Nucleare

Ecco come l’Italia vuole dare nuova vita all’energia nucleare

Il presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, Umberto Minopoli, chiede al Parlamento di realizzare tre misure che riaprano, in maniera realistica e concreta, all’energia nucleare nel nostro Paese

Un momento di riflessione sulla situazione del nucleare in Italia e sulla necessità di una nuova politica energetica che includa e valorizzi le competenze del nostro Paese nel settore. Sono questi i presupposti da cui è nato il convegno dell’Associazione Italiana Nucleare “Nucleare. È ora. L’Italia è pronta”, svoltosi oggi a Roma.

Il convegno è stato aperto dalla relazione del presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, Umberto Minopoli, che ha lanciato alle forze politiche la richiesta affinché il Parlamento italiano realizzi tre misure che riaprano, in maniera realistica e concreta, all’energia nucleare in Italia. In particolare, Minopoli ha chiesto di:

1) Rilanciare una politica energetica nazionale che faccia uscire il Paese dalla dipendenza e realizzi la sicurezza energetica;

2) Approvare una legge che sostenga incentivi e promuova la partecipazione delle imprese italiane ai progetti e ai programmi di sviluppo internazionali nel campo dei piccoli e medi reattori SMR (Small Modular Reactor);

3) Realizzare, come da obbligo europeo, il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi.

URSO: DEFINIRE STRATEGIA PER SUPERARE INSTABILITÀ E INSICUREZZA DEL NOSTRO SISTEMA

“A seguito di scelte che risalgono a 35 anni fa, l’Italia ha deciso di azzerare la produzione del nucleare. Sono convinto che il nuovo contesto internazionale potrà creare le condizioni idonee per affrontare in modo pragmatico una riflessione sul tema. Non a caso nel 2021 il Parlamento europeo ha approvato la decisione di includere il nucleare tra le tecnologie low carbon e no carbon, indispensabili per realizzare i target climatici del futuro europeo in vista dell’azzeramento delle emissioni carboniche al 2050. L’aggressione russa in Ucraina ha fatto emergere le fragilità di un sistema in larga misura dipendente da un solo Paese, peraltro esterno all’Unione europea”. Così il ministro dello Sviluppo Economico, Adolfo Urso, nel suo videomessaggio al convegno.

“La sovranità energetica – ha proseguito Urso – rappresenta un driver dirimente per acquisire l’autonomia strategica indispensabile a rafforzare la competitività dei prodotti europei. Oggi in 13 dei 27 Paesi dell’Unione europea sono attivi 104 reattori nucleari, che con la loro produzione garantiscono il 13% del consumo totale di energia. La produzione nucleare in Europa, al contrario di quanto si pensava fino a pochi anni fa, è destinata ad aumentare nel tempo, non solo per l’entrata in esercizio di nuove centrali in costruzione, ma anche a seguito della decisione dei Paesi con centrali in esercizio di allungarne il più possibile la vita operativa. Un’azienda italiana di medie dimensioni nell’ultimo anno spende per l’elettricità più del 30% di un’azienda tedesca e più del 40% di una francese o slovena. Bisogna definire una strategia energetica che consenta di superare l’instabilità e l’insicurezza del sistema italiano, che dipende per l’80% da beni energetici importati”.

Alla tavola rotonda cui hanno partecipato Maurizio Pernice, direttore ISIN (Ispettorato Nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e gli esponenti politici Giulia Pastorella, deputata di Azione, Nicola Irto, senatore del Partito Democratico, Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e Paolo Arrigoni, responsabile Energia della Lega è emersa, in maniera bipartisan, la disponibilità ad avviare un confronto parlamentare per analizzare i tre punti illustrati nella relazione introduttiva dal presidente AIN Minopoli.

Il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, ha ribadito la necessità di accompagnare la transazione ecologica con una cultura ambientale che vada oltre i timori del passato, investendo nel futuro e nelle nuove tecnologie.

La giornata è proseguita con la tavola rotonda dedicata alle aziende italiane che hanno presentato le proprie competenze e le proprie attività nel settore nucleare. Sono intervenuti Roberto Adinolfi, presidente di Ansaldo Nucleare, Stefano Buono, CEO di Newcleo, Alessandro Dodaro, direttore Fissione e Fusione Nucleare di ENEA, Piero Grillo, amministratore delegato di Fincantieri SI, Ugo Salerno, presidente di Rina, e Luca Oriani, senior vice president di Westinghouse Electric Company.

ENEA: SE OGGI RIFACESSIMO REFERENDUM MOLTI ITALIANI SAREBBERO FAVOREVOLI

“Io credo che, se oggi rifacessimo un referendum sul nucleare, molti italiani sarebbero favorevoli anche a causa delle bollette pesanti. Questo però è sbagliato, perché i cittadini dovrebbero essere prima informati e solo dopo si può chiedere la loro opinione. L’OMS ha dichiarato che l’incidente di Chernobyl nell’arco di tutta la sua storia – quindi anche le generazioni future – provocherà al massimo 5.000 vittime. Ad oggi non c’è una tecnologia che nell’arco di qualche secolo fa meno di 5.000 vittime”. Lo ha dichiarato Alessandro Dodaro, direttore Fissione e Fusione nucleare di ENEA.

“I reattori di 3a generazione e di 3a generazione avanzata – ha spiegato Dodaro – portano i livelli di sicurezza molto più avanti rispetto a prima, avere un incidente con questi reattori significherebbe ridurre l’eventuale conseguenza radiologica alla zona dell’impianto. I reattori di 4a generazione hanno anche un impianto ambientale ancora più basso. Da Chernobyl ad oggi la tecnologia non si è fermata, e l’Italia ne è un esempio. Noi come Enea abbiamo puntato molto di più sulla fusione e abbiamo un know-how che abbiamo potuto rivendere perché i materiali e le tecnologie sono molto simili, perciò abbiamo potuto mantenere queste competenze e metterle a disposizione delle industrie”.

FINCANTIERI: BATTERIE E IDROGENO NON BASTANO PER TRANSIZIONE, SERVE IL NUCLEARE

“Nel piano industriale di Fincantieri – ha dichiarato l’amministratore delegato, Piero Grillo – c’è la transizione energetica, vogliamo essere pionieri in tutto ciò che limita le emissioni. Se qualche anno fa si poteva essere spaventati dal nucleare, oggi non è più così, la tecnologia è affidabile e di qualità. Le sole batterie e l’idrogeno non bastano per fare la transizione, l’unica tecnologia che ci permette di fare questo salto è il nucleare. L’introduzione degli impianti nucleari di 3a generazione e degli small nuclear reactors hanno portato grandissimi risultati, perché sono molto affidabili e facilmente utilizzabili”.

“Oggi – ha proseguito Grillo – il più grande impianto che produce idrogeno, con un anno di produzione, permette ad una nave che parte dalla Cina di arrivare a Rotterdam; un impianto nucleare installato su una nave permette di fare la stessa tratta andata e ritorno per diversi anni”.

RINA: BISOGNA CONVINCERE L’OPINIONE PUBBLICA CHE È UNA ENERGIA SICURA

 “Un piccolo reattore modulare può essere un’ottima alternativa per le navi, noi stiamo studiando una nave car carrier alimentata da un reattore nucleare. Questi piccoli reattori sarebbero perfetti per una nave da crociera, ma bisogna affrontare il problema dell’accettazione, spiegando alle persone che è altrettanto sicura di una nave a propulsione tradizionale”. Così Ugo Salerno, presidente e amministratore delegato di Rina.

“Sul nucleare – ha spiegato Salerno – è stata fatta tanta disinformazione, e ancora resta. Uno dei compiti che abbiamo tutti è convincere l’opinione pubblica che l’energia nucleare è l’energia più sicura che si possa avere perché, a parte Chernobyl, gli incidenti che sono avvenuti non hanno avuto vittime”.

ANSALDO: POLITICA DEDICHI RISORSE PER SISTEMI ENERGETICI PIÙ COMPETITIVI

“Oggi – ha affermato Roberto Adinolfi, presidente di Ansaldo Nucleare – l’Italia ha una bolletta energetica di 200 miliardi di euro e dei costi dell’energia che la rendono poco competitiva rispetto alle aziende concorrenti in Europa. Dalla politica ci aspettiamo un modello di sviluppo per il Paese. Bisogna indirizzare una parte delle risorse per cercare di ottenere dei sistemi energetici più competitivi a sostegno della nostra produzione, Mi aspetto un sostanzioso impegno da parte della politica, che sostenga le industrie che stanno cercando di innovare per raggiungere gli obiettivi che ci sono stati assegnati, come la transizione ambientale, ma anche avere un’energia sostenibile, che consenta alla nostra industria di continuare ad investire”.

ENI: PREVEDIAMO PRIMA MACCHINA CONNESSA A RETE NEI PRIMI ANNI 2030

“Il nostro percorso è un percorso accelerato che ci siamo dati per decarbonizzare il nostro mix di produzione. Sulla fusione abbiamo fatto la scelta di puntare su una nuova tecnologia – attraverso il Commonwealth Fusion Systems (CFS), spin-out del MIT – basata su superconduttori ad alta temperature e ad alto campo magnetico, con macchine più piccole. Prevediamo di arrivare a mettere in funzione il primo reattore pilota SPARC nel 2025 e di avere la prima macchina connessa a rete nei primi anni 2030. Sono tempi molto sfidanti, ma noi la sfida l’abbiamo raccolta e prevede delle tappe che stiamo monitorando. Non ci fermiamo ad un investimento in un’azienda, facciamo anche parte di un consorzio con Enea e 10 università italiane, in 4 anni abbiamo coinvolto circa 200 persone all’interno dell’azienda”. Lo ha dichiarato Francesca Ferrazza, responsabile Fusione magnetica di Eni.

È intervenuto poi Marco Enrico Ricotti, professore ordinario di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano, che ha ribadito la centralità della ricerca italiana nei progetti di fusione nucleare e sugli Small Modular Reactor. La giornata si è conclusa con un focus sulla fusione nucleare, all’indomani degli ottimi risultati annunciati dal governo americano. Sono intervenuti sul tema Francesca Ferrazza, responsabile Fusione Magnetica ENI, Marianna Ginola, responsabile sviluppo commerciale SIMIC, Sergio Orlandi, head of Construction di ITER, Domenico PIerni, AD di Monsud, Luca Tosto, managing director di Walter Tosto e Francesco Romanelli, presidente del Consorzio DTT.

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