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Unione europea green

Ecco come l’Unione europea cercherà di implementare il Green Deal

La strategia dell’Unione europea dovrà utilizzare un’ampia gamma di leve per costruire dei partenariati equi che aiuteranno i partner a ridurre ulteriormente le emissioni

Gli obiettivi di decarbonizzazione, competitività e autonomia strategica sosterranno l’attuazione del Green Deal europeo durante il ciclo istituzionale dell’Unione europea 2024-2029. Per trovare il giusto equilibrio tra questi obiettivi a volte contrastanti, i politici europei dovrebbero concentrarsi sugli aspetti sia nazionali che internazionali del Green Deal.

A livello nazionale, devono garantire l’attuazione del piano climatico concordato, evitando inerzia o ritardi. A livello internazionale, devono stabilire una nuova strategia di diplomazia verde e di partenariato, che sosterrà la decarbonizzazione globale, affrontando al tempo stesso le preoccupazioni relative alla competitività e all’autonomia strategica.

L’ATTUALE STRATEGIA UE SULLA DIPLOMAZIONA VERDE

Secondo un policy brief realizzato dal think tank Bruegel, l’attuale approccio Ue alla diplomazia verde è scoordinato, privo di una strategia chiara e di risorse adeguate. Considerata la quota limitata di emissioni globali annue dell’Unione europea, sostenere la decarbonizzazione all’estero è fondamentale per raggiungere l’obiettivo globale delle zero emissioni nette. La diplomazia verde e i partenariati Ue devono essere rafforzati e ampliati in modo pragmatico e coerente.

Le priorità principali includono l’attenzione all’attuazione degli impegni internazionali di riduzione delle emissioni, una nuova spinta diplomatica per la tariffazione del carbonio e la tassazione verde internazionale, la creazione di partenariati semplificati per l’industrializzazione verde con i principali Paesi partner e la promozione di nuovi accordi commerciali e climatici globali. Per riuscire in questi obiettivi, sarà necessaria una revisione dell’attuale governance dell’azione verde globale dell’Unione europea.

PERCHÉ L’UNIONE EUROPEA HA BISOGNO DI UNA CHIARA STRATEGIA GLOBAL GREEN REACH

La necessità di ridurre le emissioni globali di gas serra sta diventando sempre più urgente. Il restante bilancio di carbonio compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali si sta riducendo rapidamente, stimato a 200 gigatonnellate di anidride carbonica all’inizio del 2024, in calo del 60% rispetto alle 500 gigatonnellate stimate nel 2020. Le emissioni annuali dell’Unione europea sono solo circa il 7% del totale mondiale, ma l’Ue cerca comunque di promuovere la decarbonizzazione globale dando l’esempio con azioni nazionali. Questo però non basta, Bruxelles deve anche sviluppare una strategia esterna più forte per promuovere la collaborazione verde internazionale e l’azione collettiva per il clima.

I PIANI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DEI PAESI UE

L’Ue deve massimizzare l’efficacia della sua strategia globale di portata verde, poiché tutti i Paesi sono tenuti a presentare i loro contributi aggiornati determinati a livello nazionale (NDC) prima del vertice ONU sul clima del 2025 (COP30). Questi delineeranno i piani nazionali di riduzione delle emissioni fino al 2035 e determineranno in larga misura se il mondo potrà imboccare una traiettoria delle emissioni in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questi aggiornamenti sono stati definiti “i documenti più importanti prodotti in un contesto multilaterale finora in questo secolo”.

L’Ue dovrebbe lavorare per catalizzare l’azione e contribuire a trasformare gli NDC in piani nazionali di transizione verde realizzabili. Nel caso dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo (EMDE), gli obiettivi potrebbero essere collegati agli esborsi internazionali di finanziamenti per il clima. Per svolgere un ruolo significativo, la strategia Green Reach dell’Unione europea dovrà utilizzare un’ampia gamma di leve – commerciali, economiche e finanziarie – per costruire dei partenariati equi che aiuteranno i partner a realizzare delle riduzioni delle emissioni più marcate.

I 4 PILASTRI DELLA DIPLOMAZIA VERDE DELL’UNIONE EUROPEA

L’Ue ha già identificato 4 fattori principali per la sua diplomazia verde: 1) sostenere il multilateralismo, con particolare attenzione all’attuazione dell’accordo di Parigi, 2) affrontare le ripercussioni dei cambiamenti climatici per la pace e la sicurezza globali, 3) promuovere gli sforzi locali, aumentando al tempo stesso le ambizioni globali e 4) rafforzare la cooperazione internazionale sul clima attraverso un sostegno e una sensibilizzazione globali.

L’Ue rappresenta il 17% del PIL mondiale, il 15% del commercio globale di beni e il 23% del commercio globale di servizi. La spinta di Bruxelles verso la decarbonizzazione interna ha ripercussioni sui partner commerciali di tutto il mondo, che devono essere adeguatamente affrontate. L’ampia quota del commercio globale dell’Ue rappresenta anche un’importante leva che può essere utilizzata per promuovere la crescita verde a livello nazionale e nei Paesi partner.

L’urgenza di un’efficace strategia europea di portata verde globale è ulteriormente sottolineata dalla progressiva erosione dell’influenza dell’Ue in diverse regioni, in particolare nel Sud del mondo. La sfiducia, le accuse di ipocrisia e le mutevoli dinamiche di potere contribuiscono a questa erosione. C’è un crescente scetticismo da parte degli EMDE riguardo alle iniziative occidentali, incluse quelle guidate dall’Ue.

Bruxellese deve affrontare anche accuse di ipocrisia climatica, un sentimento esacerbato dalla crisi energetica del 2022, quando l’Ue lanciò dei segnali contrastanti sul ruolo del gas nella transizione. Nel frattempo, il panorama geopolitico si sta riconfigurando, con Paesi come Brasile, India e i Paesi del Golfo che cercano una maggiore autonomia strategica e diventano meno inclini ad allinearsi con le potenze occidentali. L’Ue deve ricalibrarsi di conseguenza.

EU GREEN GLOBAL REACH: GLI STRUMENTI ATTUALI

Per raggiungere i suoi obiettivi di diplomazia verde e di partenariato, l’Ue ha progressivamente sviluppato un’architettura complessa che va oltre la tradizionale diplomazia climatica, incorporando strumenti finanziari, normative commerciali, accordi fiscali e energetici. Questo quadro comprende l’adesione agli impegni internazionali in materia di emissioni, finanziamenti per il clima, disposizioni relative al clima negli accordi commerciali e la proliferazione di diversi tipi di partenariati bilaterali.

L’ACCORDO DI PARIGI E LA COP28 DI DUBAI

Al centro della diplomazia verde e degli sforzi di partenariato Ue si trova l’accordo di Parigi. L’impegno di Bruxelles nel limitare il riscaldamento globale attraverso un’azione multilaterale è dimostrato dal suo ruolo alla COP28 alla fine del 2023 a Dubai, in cui ha promosso e facilitato l’impegno globale sulle fonti energetiche rinnovabili e sull’efficienza energetica. Alla COP28 i Paesi si sono impegnati a collaborare per triplicare la capacità installata di energia rinnovabile portandola a 11.000 GW entro il 2030 (per fare un confronto, la capacità elettrica globale totale nel 2022 era di 8.900 GW) e a raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica, portandolo al 4% entro il 2030.

I PARTENARIATI STRATEGICI

A livello bilaterale, l’Ue è impegnata in diversi tipi di partenariati strategici: partenariati sull’energia, sulle materie prime verdi e critiche. I partenariati energetici promuovono la cooperazione bilaterale sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, estendendola all’idrogeno e alle materie prime critiche, promuovendo pratiche ecologiche in settori quali la produzione di acciaio e alluminio. I partenariati verdi sono quadri bilaterali progettati per rafforzare la cooperazione tra l’Ue e i principali partner sulla produzione di energia verde e sull’azione per il clima.

UNA NUOVA STRATEGIA GREEN GLOBAL REACH PER L’UNIONE EUROPEA

Secondo Bruegel, l’Unione europea dovrebbe adottare un piano pragmatico e coeso per il nuovo ciclo del Green Deal europeo. Riconoscendo che i compromessi possono persistere, le priorità dovrebbero essere: 1) riorientare l’attenzione dalla definizione degli obiettivi globali all’attuazione; 2) una diplomazia proattiva sulla tariffazione del carbonio e sulla tassazione verde internazionale; 3) razionalizzare l’approccio partenariale in singoli partenariati per l’industrializzazione verde; 4) stabilire un nuovo accordo internazionale sul commercio e sul clima e 5) rafforzare i meccanismi di governance dell’Ue.

L’Ue si trova ad affrontare la difficile sfida di attuare il Green Deal europeo, affrontandone le ripercussioni globali, le crescenti tensioni geopolitiche e la pressione di garantire contemporaneamente competitività e sicurezza economica. Nell’affrontare queste sfide, Bruxelles deve resistere alla tentazione di politiche protezionistiche ripiegate su se stesse. La dimensione esterna del Green Deal è infatti importante quanto quella interna, e dovrebbe essere portata in primo piano nella strategia climatica europea.

Il mancato sostegno alla decarbonizzazione all’estero rischia di compromettere non solo il Green Deal, ma anche gli obiettivi climatici globali. Il ciclo istituzionale 2024-2029 offre all’Unione europea l’opportunità di consolidare la propria leadership e guidare un cambiamento trasformativo nella diplomazia e nei partenariati verdi globali. Le raccomandazioni politiche di Bruegel tracciano un percorso pragmatico per migliorare la portata globale verde dell’Ue, per garantire che l’Europa resti in prima linea negli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico, pur mantenendo la sua influenza globale nel farlo.

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