La Francia, che dispone di un’importante flotta nucleare, cerca in Kazakistan soprattutto l’uranio, un combustibile di cui il Paese dell’Asia centrale è molto ricco
Dopo il tour di sensibilizzazione in Medio Oriente della scorsa settimana – che ha prodotto una proposta poco convincente per una “coalizione anti-Hamas” – il presidente francese, Emmanuel Macron, questa settimana si è recato in Kazakistan e Uzbekistan per discutere di energia.
MACRON PUNTA SULL’ASIA CENTRALE
La regione dell’Asia centrale, ricca di petrolio, gas e minerali, è un’area sempre più importante per la geopolitica e la sicurezza energetica in tempo di guerra. L’Europa sta cercando di diversificare i suoi approvvigionamenti rispetto alle materie prime russe e, per la Francia, dotata di energia nucleare, ciò significa in particolare l’uranio, un combustibile di cui il Kazakistan è molto ricco. Il 43% della fornitura globale di Uranio viene infatti estratto nel grande Paese asiatico. Il fatto, poi, che a seguito di un colpo di Stato la società nucleare francese Orano abbia interrotto la lavorazione dell’uranio in uno dei suoi impianti in Niger ha aumentato l’urgenza.
IL RUOLO CRUCIALE DEL KAZAKISTAN
Macron non è l’unico leader ad indirizzarsi su una regione che cerca la diversificazione dei suoi partner strategici oltre la Russia. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan – che vede il Kazakistan come il fulcro di un risveglio del pan-turkismo – questa settimana è stato vicino a Macron. La Cina è invece il principale finanziatore della regione: il Kazakistan è infatti il luogo in cui, 10 anni fa, venne annunciata la “Belt and Road Initiative”. La Francia da sola non ha una grande strategia rivale in questo settore ma, come parte di un’Europa più ampia, ha un’opportunità. L’Ue è il maggiore donatore di aiuti all’Asia centrale e ha motivi per rafforzare i legami commerciali e di trasporto.
GLI INVESTIMENTI FRANCESI IN KAZAKISTAN E UZBEKISTAN
Servirà però del lavoro. Macron ha annunciato un progetto per promuovere la lingua francese in Kazakistan e, in seguito, ha inaugurato una nuova filiale dell’Alliance Francaise nell’antica città di Samarcanda, in Uzbekistan, un altro punto di passaggio sulla nuova versione cinese della “Via della Seta”. Gli investimenti di tipo imprenditoriale probabilmente continueranno ad accompagnare i loro equivalenti diplomatici.
Tra i progetti francesi svelati, TotalEnergies ha firmato un accordo per aiutare a sviluppare un parco eolico in Kazakistan, e Alstom ne ha raggiunto uno sulla potenziale produzione di treni elettrici. EDF è in corsa per costruire una centrale nucleare, mentre Thales sta consegnando radar militari.
Anche in un mondo diviso dalle sanzioni, il commercio e il denaro trovano sempre una strada. Un documento, del febbraio scorso, della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) parlava di segnali di elusione delle sanzioni in una “rotatoria eurasiatica”, in cui il crollo del commercio dell’Unione europea con la Russia era stato compensato dal boom del commercio con l’Asia centrale. Potremmo chiamarla diversificazione.