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Gazprom

Ecco come Putin sta rischiando di distruggere Gazprom

Per James Henderson, direttore ricerca sulla transizione energetica dell’Oxford Institute for Energy Studies, “nonostante i problemi, Putin non lascerà che fallisca. Non solo per il suo valore simbolico, ma perché controlla l’intero sistema di gasdotti in Russia e fornisce metà dell’energia del Paese”

L’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin ha creato una vittima inaspettata: Gazprom. Il monopolio russo delle esportazioni di gas ha visto la sua quota di mercato europeo ridursi dal 40% a solo il 9%, mentre i due gasdotti Nord Stream – costruiti per un costo di oltre 20 miliardi di euro – giacciono sul fondo del Baltico. Nel frattempo, il prezzo delle azioni Gazprom è sceso dell’88% dall’invasione di febbraio e la società ad agosto è stata avvistata mentre bruciava grandi quantità di gas invenduto.

“Sostanzialmente, sta soffrendo una crisi esistenziale”, ha affermato Adnan Vatansever, docente senior ed esperto di energia russa al King’s College di Londra, aggiungendo che “le prospettive di un’ulteriore crescita di Gazprom sono alquanto limitate e a un certo punto dovrà ridurre la produzione in modo significativo”.

BREVE CRONISTORIA DI GAZPROM

È una nuova situazione per un’azienda abituata ad essere la vacca da mungere del Cremlino. Trasformata dal ministero del Gas sovietico nella prima impresa statale dell’URSS nel 1989, Gazprom è stata completamente privatizzata sotto l’ex presidente russo Boris Eltsin. Putin, però, nel 2005 la riportò sotto il controllo statale. “Putin è molto, molto esperto nel business del gas”, ha detto Vatansever. “È quasi il manager non ufficiale di Gazprom.” Per ora, l’azienda sta ancora consegnando molti soldi ai suoi proprietari.

Nonostante le esportazioni verso l’Unione Europea nei primi otto mesi del 2022 siano diminuite del 48% rispetto al 2021, nella prima metà dell’anno i profitti di Gazprom sono più che raddoppiati, grazie all’impennata dei prezzi del gas, con la società che, secondo alcune stime, ha continuato ad incassare 100 milioni di euro al giorno in ricavi del gas. Gazprom ha anche distribuito 20 miliardi di euro di dividendi, la più grande vincita nella storia del mercato azionario russo. Ciononostante, le prospettive a lungo termine sono cupe.

LE PREVISIONI DEGLI ANALISTI

Se i prezzi del gas rimarranno alti per “almeno i prossimi due anni”, secondo James Henderson, direttore della ricerca sulla transizione energetica presso l’Oxford Institute for Energy Studies, non è chiaro se rimarranno alti anche più avanti. “Nella seconda metà di questo decennio – ha spiegato Henderson – non sappiamo se Gazprom continuerà con le stesse cifre di adesso. Si tratterà di dover ridurre la produzione e, potenzialmente, ridimensionare un po’ l’azienda”.

La società potrebbe iniziare a sentire il colpo finanziario nel 2025 “o prima”, ha detto Vatansever, a seconda della velocità con cui l’Europa si affrancherà dalle forniture russe e di quanto saranno alti i prezzi.

“Si rivolgeranno maggiormente al GNL e alle spedizioni in Cina, ma ciò non sarà in grado di compensare l’Europa a breve termine”, ha affermato un ex alto funzionario di Gazprom che ha richiesto l’anonimato.

“Nonostante i problemi di Gazprom – ha detto Henderson – Putin non lascerà che fallisca. Non solo per il suo valore simbolico, ma perché controlla l’intero sistema di gasdotti in Russia e fornisce metà dell’energia del Paese. Non può lasciare che vada in pezzi perché è fondamentale per l’economia russa. Il sistema di alimentazione si basa su di lei, e anche il riscaldamento delle persone”.

Putin insiste sul fatto che il vecchio rapporto di esportazione può essere ricostruito. Questa settimana, parlando a una conferenza sull’energia a Mosca, ha affermato che la Russia è un fornitore di energia affidabile e non politico, e si è persino offerto di riavviare le consegne di gas attraverso l’unico tubo del gasdotto Nord Stream 2 che potrebbe non essere distrutto. “La Russia – ha detto Putin – è pronta per iniziare le consegne. La palla passa all’Unione Europea: se vorranno, apriranno il rubinetto e basta”.

“Bel tentativo”, ha commentato l’offerta di Putin la portavoce del governo tedesco, Christiane Hoffmann. “Indipendentemente dal possibile sabotaggio dei due gasdotti, abbiamo visto che la Russia non è più un fornitore di energia affidabile”. Ciò lascia Gazprom con un buco di dimensioni europee nelle sue finanze, che prima della guerra rappresentava circa il 70% delle sue entrate provenienti dal gas.

I CINQUE MERCATI DA SFRUTTARE

Con le sue vendite in Europa a brandelli, ha affermato Vatansever, la società si appoggerà maggiormente agli altri quattro mercati principali, come le ex repubbliche sovietiche: la Bielorussia e i paesi dell’Asia centrale, dove Gazprom vende gas a basso prezzo legato agli obiettivi politici di Mosca di mantenere l’influenza nel suo ex impero. Gazprom però guadagna meno di 5 miliardi di euro da questo mercato.

Un’altra opzione sarà orientarsi verso l’Asia, in particolare la Cina. Mosca fornisce a Pechino circa 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso il gasdotto Power of Siberia aperto nel 2019, con la Cina che dovrebbe assicurarsi fino a 10 miliardi di metri cubi in più attraverso un altro nuovo gasdotto nell’estremo oriente russo. È previsto anche il gasdotto Power of Siberia II da 50 miliardi di metri cubi, anche se la costruzione non inizierà prima del 2024. Tuttavia, tutto ciò insieme è ancora solo circa la metà dei 150 miliardi di metri cubi che Gazprom storicamente ha fornito all’Europa.

Anche il prezzo sarà una questione chiave. “Al momento, il gas venduto in Cina ha un prezzo molto più basso di quello che Gazprom sta ottenendo in Europa”, ha affermato Jonathan Stern, ricercatore dell’Oxford Institute for Energy Studies. “Quindi, anche se riusciranno ad esportare molto più gas in Cina, la domanda è se potranno sperare di fare la stessa quantità di denaro”.

Aumentare le esportazioni di GNL è un’altra possibilità, anche se questa è un’area in cui “Gazprom è indietro”, secondo Vatansever. Ciò è dovuto in parte alla cattiva gestione, che l’ha vista superata da rivali russi indipendenti come Novatek. Gazprom possiede attualmente 2 dei 4 terminal GNL della Russia.

IL MERCATO DEL GNL E LE ACCUSE AL CEO DI GAZPROM

Nel frattempo, la tecnologia necessaria per raffreddare il gas alle temperature di congelamento dove diventa liquido ed esportarlo è “tutta occidentale”, ha affermato Henderson, e le sanzioni renderanno difficile l’acquisizione. Sebbene la Russia punti ad essere tra i primi quattro esportatori di GNL a livello globale entro il 2030, questo forse potrebbe richiedere “fino al 2040″.

Problemi legati alle sanzioni si possono già vedere nel terminal GNL Arctic 2 di Novatek, nella Siberia settentrionale, la cui apertura è stata ritardata di almeno un anno.

Le vendite di GNL, anche contando altre major energetiche russe come Novatek, non saranno ancora sufficienti per sostituire i volumi persi in Europa. Al massimo la Russia può produrre 42 miliardi di metri cubi equivalenti di GNL con i suoi terminal attuali, secondo Oliver Alexander, analista open source indipendente. “Ci vorranno decenni prima che si avvicinino alla produzione che hanno nel gasdotto”.

La strada più promettente per l’espansione potrebbe essere nella stessa Russia. Nel suo discorso di questa settimana, Putin ha chiesto la “gassificazione sociale”: collegare case, scuole e ospedali alla rete del gas e mantenere l’economia russa rifornita di elettricità a basso costo. Secondo Alexander Gabuev, membro del Carnegie Endowment for International Peace, però, c’è un altro motivo per cui Gazprom non fallirà: “Uno dei suoi ruoli più importanti è che è una macchina che genera entrate per Putin ed il suo entourage”.

Un’indagine dell’organizzazione anticorruzione del dissidente russo Alexey Navalny pubblicata a giugno ha accusato il CEO di Gazprom, Alexey Miller, di aver acquistato 700 milioni di euro di immobili utilizzando denaro sottratto a Gazprom. “Il denaro viene rubato lì”, ha detto Gabuev. “Presumiamo che sia enorme, e su più livelli.” Gazprom non ha risposto ad una richiesta di commento.

GAZPROM: STOCCAGGI UE NON GARANTISCONO PASSAGGIO AFFIDABILE AUTUNNO-INVERNO

Intanto, in una nota Gazprom ha comunicato che dal 1 gennaio al 15 ottobre 2022 Gazprom, secondo i dati preliminari, ha prodotto 327,4 miliardi di metri cubi di gas, il 18% (72 miliardi di metri cubi) in meno rispetto allo scorso anno.

Se da un lato la domanda di gas della società dal sistema di trasporto nel mercato domestico in questo periodo è diminuita del 5,2% (9,5 miliardi di metri cubi), le esportazioni verso i paesi non CSI ammontano a 89,3 miliardi di metri cubi, 41,4% (63 miliardi di metri cubi circa) in meno rispetto allo stesso periodo del 2021.

Il colosso russo ha poi ricordato che le esportazioni di gas verso la Cina stanno crescendo attraverso il gasdotto Power of Siberia nell’ambito di un contratto bilaterale a lungo termine tra Gazprom e CNPC. “Secondo Gas Infrastructure Europe, al 15 ottobre le riserve di gas negli UGSF in Europa sono state reintegrate di 66 miliardi di metri cubi. Per raggiungere il livello di occupazione UGS all’inizio della stagione di ritiro 2019/2020, le aziende dovranno pompare altri 6,4 miliardi di metri cubi di gas. Allo stesso tempo, anche le riserve massime degli impianti UGS nei grandi paesi europei non garantiscono un passaggio affidabile del prossimo autunno-inverno”, ha ammesso Gazprom.

Non solo: “Degna di nota è l’occupazione delle strutture UGS ucraine, dove al 15 ottobre sono stati accumulati 14,3 miliardi di metri cubi di gas dai 19 miliardi di metri cubi necessari per l’inverno. In Ucraina, ammettono che esiste solo una possibilità teorica per riempire gli impianti di stoccaggio, ma non ce n’è una pratica”, ha concluso Gazprom.

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