Skip to content
Finlandia economia circolare

Ecco cosa possiamo imparare dalla Finlandia sull’economia circolare

Per raggiungere l’obiettivo di economia circolare Helsinki, in 11 anni, dovrebbe ridurre il consumo delle materie prime dagli attuali 245 milioni di tonnellate all’anno a 200 milioni e, simultaneamente, raddoppiare il riciclo e la produttività delle risorse utilizzate

La Finlandia potrebbe essere un ottimo esempio da seguire nell’ambito dell’economia circolare. Nel 2016 il Paese scandinavo si è dato l’obiettivo di abbandonare il modello lineare, quello cioè basato sulle seguenti attività progressive: approvvigionamento di materie prime, trasformazione, immissione dei beni sul mercato e, infine, abbandono in discarica degli scarti.

IL CICLO DEI PRODOTTI NELL’ECONOMIA CIRCOLARE

L’idea dell’economia circolare, invece, prevede un sistema diverso. Il presupposto di base è che i beni durino di più. Per farlo, questi sono costruiti in modo da creare meno scarti possibile e, inoltre, gli scarti vengono riciclati in grandi percentuali. Questo implica quindi che, alla fine del processo, le materie prime vengono riusate più volte, in cicli industriali pianificati.

Quello dell’economia circolare è un tema di cui si parla da molti anni, ma che comporta diverse sfide. Uno dei principali ostacoli consiste nel fatto che richiede una riorganizzazione sistemica dei processi produttivi. Questo comporta il dover uniformare e rendere più efficienti i metodi con cui si riciclano i materiali e, infine, è necessario che le catene di approvvigionamento dei beni di un Paese, interne ed esterne, si adattino.

I COSTI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

I costi necessari ad avviare questo cambiamento sono difficili da stimare, ma sono molto alti, anche in un Paese poco popoloso come la Finlandia. Ma chi pagherà questi costi? La soluzione ideale consisterebbe nell’unire gli incentivi statali alle imprese ai finanziamenti privati.

Nel 2016, quando presentò la sua roadmap sull’economia circolare, la Finlandia fu il primo Paese al mondo a farlo, dandosi una scadenza al 2035. Il problema è che gli obiettivi sull’economia circolare sono strettamente legati a quelli energetici e ambientali, ovvero raggiungere la neutralità carbonica. Lo schema finlandese è composto quindi da almeno tre pilastri: ridurre gli sprechi, aumentare (fortemente) il riciclo e ridurre le emissioni di anidride carbonica.

I PIANI DELLA FINLANDIA PER TRASFORMARE LA SUA ECONOMIA

Per farcela Helsinki, entro soli 11 anni, dovrebbe ridurre il consumo delle materie prime dagli attuali 245 milioni di tonnellate all’anno a 200 milioni e, simultaneamente, raddoppiare il riciclo e la produttività delle risorse utilizzate. Secondo gli analisti si tratta di un obiettivo possibile, seppur molto difficile. “È possibile raggiungere un certo livello di riduzione delle emissioni di CO2 attraverso l’efficienza energetica e la transizione verso le energie rinnovabili, ma bisognerà rivedere il funzionamento di interi settori come l’agricoltura, l’edilizia e gli allevamenti”, ha spiegato Anne Raudaskoski, co-fondatrice di Ethica, azienda finlandese di consulenza sull’energia.

I VANTAGGI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

Molti studi scientifici concordano nel dire che trasformare l’economia tradizionale di un Paese in un’economia circolare porterebbe notevoli benefici, ma attualmente sia la Finlandia che il resto dell’Unione europea sono molto lontane dal traguardo. Ad oggi è presto per dire se la Finlandia riuscirà a raggiungere il suo obiettivo, perché dipenderà da quanto riuscirà ad attuare il Green Deal industriale e da come (e se) riuscirà a far collaborare i vari livelli statali: dal governo ai ministeri, dalle aziende pubbliche alle università, ai comuni e ai cittadini.

L’intenzione politica finlandese è senza dubbio un ottimo segnale politico, ora bisognerà attuare queste idee, applicandole dal punto di vista economico… ma i tempi sono stretti. Ecco perché l’Italia potrebbe prendere spunto dalla Finlandia. Quantomeno iniziando con l’elaborare un piano dettagliato sull’economia circolare.

LE AZIENDE ITALIANE PRONTE AD INVESTIRE NELL’ECONOMIA CIRCOLARE

Intanto, secondo un recente rapporto di ABB Motion, il 90% delle imprese industriali italiane sta subendo gli effetti della scarsità di risorse, spingendo il 71% di esse ad aumentare gli investimenti in iniziative di circolarità entro i prossimi 3 anni. Investire nella circolarità ha già portato a benefici misurabili, tra cui la riduzione dei rifiuti (il 44% delle aziende ha registrato una riduzione di essi) e il miglioramento dell’efficienza energetica (il 39% delle aziende ha registrato un miglioramento). Sebbene alcune aziende esprimano preoccupazione sull’investimento iniziale richiesto, molte prevedono dei miglioramenti a lungo termine nell’efficienza dei processi e nel controllo dei costi.

IL BANDO “CREDITO D’IMPOSTA – MATERIALE DI RECUPERO”

Infine, nei giorni scorsi il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha comunicato che sono 406 le prime imprese che si vedranno rimborsare, sotto forma di credito d’imposta, una parte della spesa annua sostenuta per l’acquisto di prodotti finiti realizzati con materiale di recupero. Sul sito del MASE è stato infatti pubblicato il decreto e l’elenco dei primi operatori economici ammessi all’agevolazione del bando “Credito d’imposta – materiale di recupero”.

Il credito d’imposta si rivolge alle imprese che hanno acquistato prodotti finiti realizzati con materiali provenienti da raccolta differenziata degli imballaggi: in plastica, primari e secondari biodegradabili e compostabili in carta, cartone e legno, primari e secondari derivati dalla raccolta della carta o dell’alluminio.

Le imprese beneficiarie riceveranno un credito d’imposta pari al 36% della spesa annua sostenuta per l’acquisto dei suddetti prodotti e materiali, fino ad un importo massimo di 20.000 euro l’anno. Per attuare la misura è stata prevista una dotazione complessiva di 12 milioni di euro.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su