In vista delle elezioni, molti documenti sulla politica energetica e ambientale dell’Unione europea sono finiti nei dibattiti, nei discorsi e nei volantini elettorali in tutti i Paesi membri
Spesso si sente dire che i dibattiti politici dell’Unione europea siano slegati dalla vita quotidiana dei cittadini e che le elezioni europee si combattano su questioni nazionali e locali. Le campagne elettorali del 2024, però, sono state diverse: numerosi documenti sulla politica energetica e ambientale Ue sono finiti nei dibattiti, nei discorsi e nei volantini elettorali in tutti i Paesi membri.
ELEZIONI EUROPEE: LA FRANCIA E IL MERCATO ELETTRICO EUROPEO
Le regole del mercato elettrico europeo sono state una questione chiave nella campagna francese. Sia i partiti di estrema sinistra che quelli di destra le hanno citate come la causa principale del boom dei prezzi dell’elettricità, sapendo che il costo della vita è la principale preoccupazione degli elettori. A seguito dell’elevata inflazione degli ultimi mesi, il candidato capolista del Rassemblement national (RN, ID), Jordan Bardella, ha preso posizione sull’argomento, costringendo altri candidati a rispondere.
Secondo Bardella “bisogna porre fine al mercato elettrico, è necessario cambiare le regole dei prezzi. Non taglieremo i cavi”, ha scherzato, non soddisfatto delle ulteriori garanzie aggiunte dalla riforma del mercato recentemente adottata. Il candidato di RN ha voluto spiegare il principio tecnico dell’“ordine di merito”, una regola astratta che collega i prezzi dell’elettricità al costo di produzione della centrale elettrica più costosa attivata. Questo principio ha fatto sì che le bollette elettriche dei francesi fossero molto più alte del costo medio dell’elettricità nel Paese.
Raramente i candidati alle elezioni nazionali espongono la loro visione su questo tipo di argomento tecnico. Di fronte agli attacchi dell’estrema sinistra e destra, i candidati liberali e socialisti hanno avuto difficoltà a difendere il mercato energetico, e a volte sono ricorsi ad argomentazioni retoriche traballanti.
ELEZIONI EUROPEE: LA GERMANIA E LE AUTO A COMBUSTIONE INTERNA
Come riporta Euractiv, in Germania la questione più controversa è il futuro del motore a combustione interna. L’Unione europea ha stabilito un divieto alle nuove auto diesel e benzina a partire dal 2035, e conservatori e liberali si sono accusati a vicenda per le nuove regole. Entrambi i partiti si oppongono a questa politica, che ritengono non in linea con il principio di “apertura tecnologica”.
I partiti conservatori CDU/CSU (PPE) si sono impegnati quindi ad “abolire” questa politica nel loro manifesto elettorale nazionale, un appello che però non è stato inserito nel manifesto europeo del loro gruppo, il PPE. Il ministro liberale dei Trasporti, Volker Wissing (FDP/Renew), a sua volta ha accusato i conservatori di aver fatto “un doppio gioco”, poiché la politica era stata proposta sotto la sorveglianza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, membro della CDU.
“Nella campagna per le elezioni europee la CDU promette il contrario di quanto fatto nella scorsa legislatura. Non riesco a capire questa posizione”, ha dichiarato Wissing. Prima di accettare la politica dell’Ue nel 2023, Wissing aveva insistito su un’eccezione nelle nuove regole per le auto che funzionano esclusivamente con carburanti sintetici a zero emissioni di carbonio, i cosiddetti e-fuel.
Nel frattempo, i politici della CDU hanno accusato il ministro liberale di non aver mantenuto la sua promessa, sostenendo che l’accordo raggiunto sulle auto e-fuel-only “non valeva la carta su cui è stampato”, in quanto non è stato ancora implementato. Da parte loro, i Verdi e i Socialdemocratici hanno difeso l’eliminazione graduale entro il 2035, sostenendo che fornirà chiarezza e sicurezza di pianificazione per le case automobilistiche.
LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE
La protezione dell’ambiente – e il suo impatto sull’agricoltura – è stato uno dei temi dominanti delle campagne elettorali in tutta Europa. Le proteste degli agricoltori hanno fatto sì che la questione restasse un argomento di discussione costante nel periodo precedente alle elezioni. E questo nonostante il ridimensionamento, il congelamento o il ritiro di diversi dossier sulla protezione ambientale del Green Deal ed ulteriori concessioni agli agricoltori a livello nazionale, prima dell’inizio delle campagne elettorali.
Tuttavia, l’inquadramento della questione in termini di “persone contro la natura” ha avuto una forte risonanza presso molti agricoltori, che negli ultimi anni hanno lottato con l’aumento dei costi e la diminuzione dei prezzi alimentari. Insieme alle ONG ambientaliste, i politici di sinistra ed i verdi ribattono che la protezione dell’ambiente è nell’interesse a lungo termine degli agricoltori e che la struttura dell’industria della produzione alimentare è responsabile delle condizioni di vita degli agricoltori.
Tuttavia, il partito dei Verdi, pur non ammettendo l’importanza della protezione della natura, ha concentrato la propria campagna su altre priorità, come la lotta all’estrema destra e una strategia industriale green. Gli ultimi sondaggi continuano a prevedere un aumento dei seggi per i candidati del centrodestra, in particolare per i partiti di estrema destra, che sono stati i più espliciti nell’opporsi alle misure di protezione ambientale.
L’ENERGIA NEI PROGRAMMI DEI PARTITI ITALIANI
E in Italia? Il think tank ECCO ha analizzato i programmi elettorali dei gruppi europei e dei partiti italiani, con particolare attenzione alle proposte su clima ed energia. A livello nazionale, l’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) è allineata al programma dei verdi europei, a cui aggiunge la proposta di un nuovo pacchetto legislativo “Fit for 1.5”, inteso come il limite di temperatura da non superare per evitare gli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. Allineato anche il programma del PD al “Green Deal dal cuore rosso” proposto dai Socialisti europei. I partiti italiani di centro (Stati Uniti d’Europa e Azione) dettagliano maggiormente la loro visione di gradualità e ponderatezza degli obiettivi climatici rispetto al manifesto europeo di Renew.
Azione chiede ad esempio di rimandare gli obiettivi 2030 al 2035 e di non innalzare ulteriormente l’ambizione. Anche Forza Italia si distanzia dal suo gruppo europeo in merito al rispetto degli obiettivi climatici di lungo periodo, poiché ne chiede esplicitamente la revisione ma si allinea rispetto alla proposta del PPE di snellire la normativa europea – anche sul clima – secondo il principio “one in, two out” (per ogni nuova norma introdotta ne andrebbero eliminate due).
Fratelli d’Italia dettaglia il programma dei conservatori europei, chiedendo che le politiche climatiche di definizione del mix energetico vengano decise a livello nazionale, così come il percorso su come raggiungere gli obiettivi. La Lega propone invece di rivedere completamente il Green Deal con un provvedimento omnibus per rendere “obiettivi e tempistiche realistici”. Il Movimento 5 Stelle, al contrario, chiede di rafforzare il Green Deal, garantendo all’UE competenza esclusiva per affrontare la crisi climatica e sostenendo l’obiettivo UE di neutralità climatica al 2050.
CLIMA E AMBIENTE NEI PROGRAMMI DEI PARTITI ITALIANI
AVS e il M5S chiedono di rivedere l’accordo con il Mercosur, mentre Azione propone di rilanciare l’accordo con gli Stati Uniti. Al di là di queste menzioni si fatica a intravedere una visione organica rispetto al tema del commercio. Più in generale, la politica estera Ue s’indirizza verso diverse aree geografiche. L’azione climatica esterna può condizionare le politiche interne dell’Unione in senso positivo, diminuendo la necessità di politiche di mitigazione.
Solo il PD menziona il Mediterraneo nel contesto energetico. Al contrario, l’Africa è al centro del capitolo di politica estera di molti partiti italiani: il PD chiede l’istituzione di un Green Deal per e con l’Africa, mentre Azione dettaglia diverse misure in ambito di cooperazione sui cambiamenti climatici. Fratelli d’Italia e Forza Italia difendono il modello del Piano Mattei. Il M5S chiede di cancellare il debito estero dei Paesi africani, ma non sono chiari i risvolti in termini di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
La politica Ue verso la Cina viene citata, seppur in modo vago, da M5S, Stati Uniti d’Europa, Forza Italia e Lega. Infine, solo Stati Uniti d’Europa e Azione ne fanno menzione esplicita.