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Ilva

Ecco le idee di Draghi per la siderurgia italiana

Concorrenza in vista tra gruppi pubblici

“Il premier Mario Draghi ha un’idea verde per la siderurgia italiana, che fa leva sui miliardi delRecovery Plan destinati alle produzioni hard to abate, passa per la tecnologia del ciclo elettrico e approda all’idrogeno. I prossimi due giorni decideranno molto di questa visione”, scrive La Repubblica che ricorda per oggi un paio di sit-in dei cittadini oggi a piazza San Silvestro e a Montecitorio più gli operai davanti al Mise venerdì e la sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe “spegnere gli altiforni della ex Ilva, scrivendo la parola fine alla storia dell’impianto siderurgico più grande d’Europa”.

SI ATTENDE IL VERDETTO DEL CDS

L’eventuale verdetto pro-altiforni accelererebbe il piano “siderurgia green” del governo Draghi. Che parte ovviamente dalle Acciaierie d’Italia, ma ha l’ambizione di armonizzare, all’insegna della sostenibilità, l’intero sistema siderurgico nazionale: da Taranto, appunto, a Piombino (dove lo Stato affianca l’indiana Jindal), alla Ast di Terni (messa in vendita da Thyssenkrupp), fino all’arcipelago dei produttori privati del Nord Italia. Presupposto del progetto è l’irrinunciabilità della produzione di acciaio nel nostro Paese, snodo di tutta la manifattura italiana”, prosegue il quotidiano.

QUANTO CONTRIBUISCE LA SIDERURGIA AL PIL

“La siderurgia contribuisce per il 3,8% al Pil mondiale generato, a sua volta, per l’80% da imprese che dipendono dall’acciaio. Ma an- che per oltre il 10% alle emissioni globali di CO2. Altro presupposto, le acciaierie a carbone pagano 20 euro di tasse pertonnellata di CO2 emessa (vale il 5% del prezzo di vendita), una somnma che in base alle norme verrà raddoppiata nel 2030 mettendo di fatto fuori mercato impianti totalmente a ciclo integrale come quello dell’Ilva. Last but not least: i 2 miliardi del Recovery Plan destinati dall’Italia alla transizione ecologica delle filiere
industriali”.

IL PIANO GREEN

Il puano di Acciaierie d’ltalia “prevede un assetto “ibrido” tra altiforni”. “A regime, cioè nel 2025, la fabbrica dovrà produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio, di cui 2,5 da ciclo elettrico, con una riduzione di carbone/coke per oltre 1 milione di tonnellate edi agglomera
to per circa 3 milioni di tonnellate: l’effetto ambientale e sanitario” si tradurrebbe in un taglio dell’inqui namento tra il 25 e il 30%”.

CONCORRENZA TRA GRUPPI PUBBLICI

Poi l’idrogeno: “Di tempo, però, il governo ne ha poco: i ritardi accumulati nell’ultimo anno di trattative stop and go con Arcelor-Mittal (per ultimo il mancato in-gresso dei tre rappresentanti pubblici nel Cda), stanno deteriorando le strutture produttive dell’llva vanificando così la congiuntura favorevole dei mercati siderurgici. Da qui la volontà dell’esecutivo di anticipare la presa di possesso dell’azienda, al momento prevista
peril maggio del 2022 quando Invitalia salirà al 60% del capitale. Si tratterebbe, nel caso, di un colpo d’acceleratore anche sui piani della transizione ecologica della ex Ilva, per la quale sono già in pista due concorrenti che propongono una curiosa competizione tra gruppi pubblici: da un lato il consorzio tra Danieli (progettista privato di impianti), Saipem (società pubblicanel settore energia) e Leonardo gruppo pubblico hi-tech); dall’al-
tro l’alleanza tra la tedesca Wurth (impiantistica) e Fincantieri (azienda statale della cantieristica navale)”, ha concluso il quotidiano

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