Il ruolo del gas non è in discussione, anche se permangono delle sfide: la volatilità dei prezzi, i vincoli infrastrutturali e la crescente pressione normativa, in particolare in Europa, che stanno rimodellando il modo in cui il gas viene prodotto, trasportato e consumato
Con gran parte dell’attenzione mondiale concentrata su turbine eoliche, pannelli solari e auto elettriche, il gas naturale ha acquisito sempre più importanza come pilastro dei moderni sistemi energetici. Alimenta le centrali elettriche, riscalda le case, alimenta l’industria e, attraverso il gas naturale liquefatto (GNL), collega i continenti. Il recente Statistical Review of Worl Energy 2025 evidenzia quanto il gas sia diventato indispensabile, nonostante la crescente pressione per la decarbonizzazione.
Oilprice ha analizzato i numeri del mercato globale del gas, concentrandoci sulla produzione, sul consumo e sul ruolo sempre più cruciale delle esportazioni di GNL.
GLI STATI UNITI SONO ANCORA LEADER NELLA PRODUZIONE
Nel 2024 la produzione globale di gas naturale ha raggiunto il record di 398,0 miliardi di piedi cubi al giorno (Bcf/d). Gli Stati Uniti da soli ne hanno rappresentato il 25%, producendo poco meno di 100 Bcf/d. Si tratta di un leggero calo rispetto alla produzione record del 2023, ma comunque più di cinque volte superiore a quella del Canada, il suo concorrente più prossimo in Nord America.
Gran parte di questa forza deriva dalla rivoluzione dello shale gas iniziata circa 20 anni fa, che ha trasformato gli USA nel più grande produttore mondiale di gas e, in definitiva, nel principale esportatore mondiale di GNL.
GLI ALTRI IMPORTANTI PRODUTTORI DI GAS
Iran e Qatar, che restano dei player vitali in Medio Oriente, con una produzione rispettivamente di circa 25 e 17 miliardi di piedi cubi al giorno. La Cina, la cui produzione interna di gas è raddoppiata nell’ultimo decennio, ora si attesta a 23 miliardi di piedi cubi al giorno, un risultato impressionante, dato che il Paese sta spingendo per sostituire il carbone con alternative più pulite.
L’Australia, con 14 miliardi di piedi cubi al giorno, si è ritagliata un ruolo di leadership globale nel GNL, sebbene la crescita futura potrebbe essere limitata dall’invecchiamento dei giacimenti e dalla pressione normativa.
CONSUMI DI GAS: L’ASIA CRESCE, L’OCSE SI STABILIZZA
Il consumo globale di gas naturale nel 2024 ha raggiunto il massimo storico di 398 miliardi di piedi cubi al giorno, oltre il doppio rispetto al livello del 1990. Gran parte di questa crescita è stata trainata dai Paesi non OCSE, in particolare dall’Asia. Gli Stati Uniti rimangono il maggiore consumatore mondiale con 87 miliardi di piedi cubi al giorno, rappresentando circa il 22% della domanda globale nel 2024. La Russia è al secondo posto con 46 miliardi di piedi cubi al giorno, sebbene la crescita abbia rallentato nell’ultimo decennio.
La Cina è terza, con consumi più che raddoppiati negli ultimi 10 anni, raggiungendo i 42 miliardi di piedi cubi al giorno. Ciò riflette sia la rapida industrializzazione che gli sforzi governativi per ridurre l’inquinamento atmosferico, allontanando la crescita dal carbone. Altri consumatori degni di nota includono Iran, Canada, Arabia Saudita, Giappone e Germania – con entrambi che mostrano segni di declino con l’affermarsi di misure di efficienza energetica e energie rinnovabili – e India.
LA REGIONE ASIA-PACIFICO E L’AFRICA
A livello regionale, l’Asia-Pacifico ha quasi raggiunto il Nord America in termini di consumi totali. Al 2024, la regione rappresenta il 23,6% della domanda globale, guidata da Cina, India e Giappone. I Paesi OCSE rappresentano ancora oltre il 43% del totale, ma non si è registrata praticamente alcuna crescita complessiva dal 2018.
Anche l’Africa, a lungo un attore minore nella domanda di gas, sta iniziando a crescere. Paesi come l’Algeria e l’Egitto stanno registrando una crescita più forte, sia grazie al migliore accesso all’energia che allo sviluppo locale delle risorse di gas. I dati raccontano una storia avvincente: nell’ultimo decennio, il 74% dei 70 miliardi di piedi cubi al giorno di crescita della domanda globale è derivato da Paesi non appartenenti all’OCSE, un’inversione di tendenza rispetto ai primi anni 2000, quando il mondo sviluppato era a capo dell’espansione.
IL GNL CAMBIA LE REGOLE DEL GIOCO
Se c’è un segmento che ha trasformato le dinamiche globali del gas nell’ultimo decennio, è il gas naturale liquefatto. Lo scorso anno le esportazioni globali di GNL hanno raggiunto quasi 546 miliardi di metri cubi, ovvero circa 53 miliardi di piedi cubi al giorno, triplicando rispetto al 2010.
Gli Stati Uniti sono ora leader mondiali nelle esportazioni di GNL, con oltre 11 miliardi di piedi cubi al giorno spediti nel 2024. Solo 15 anni fa, gli USA costruivano dei terminal di importazione di GNL; oggi non solo sono autosufficienti dal punto di vista energetico, ma aiutano anche gli alleati a diversificare le proprie forniture, allontanandosi dalla Russia.
Il Qatar, da tempo leader mondiale, è ora secondo con 10,3 miliardi di piedi cubi al giorno. Sebbene i suoi volumi di esportazione si siano stabilizzati, il Paese mediorientale sta investendo molto nell’espansione della capacità e potrebbe riconquistare il primato nei prossimi anni. L’Australia è subito dietro, anch’essa con 10,3 miliardi di piedi cubi al giorno, ma deve far fronte al calo della produzione dai giacimenti maturi.
L’Europa resta principalmente un consumatore di GNL, piuttosto che un fornitore. La Norvegia contribuisce modestamente, mentre il resto del continente svolge un ruolo marginale nelle esportazioni. Forse l’osservazione più importante in questo contesto è come il commercio di GNL si sia spostato da pochi produttori chiave ad un ampio mix di fornitori in cinque continenti. Questa diversificazione ha creato un mercato del gas più liquido e flessibile.
IL RUOLO DEL GAS IN UN MONDO CHE CERCA LA DECARBONIZZAZIONE
Nonostante i diffusi impegni climatici, il gas naturale permane essenziale per la stabilità energetica globale. Il suo ruolo di combustibile ponte – che sostituisce il carbone e consente al contempo la crescita delle energie rinnovabili intermittenti – è cresciuto solo negli ultimi anni. Tuttavia, permangono delle sfide, come la volatilità dei prezzi, i vincoli infrastrutturali e la crescente pressione normativa, in particolare in Europa, che stanno rimodellando il modo in cui il gas viene prodotto, trasportato e consumato.
La spinta normativa verso la cattura del carbonio, la miscelazione dell’idrogeno e la riduzione delle emissioni di metano continuerà ad evolvere il panorama. Se l’ultimo decennio è indicativo, però, il gas naturale è ben lungi dall’essere obsoleto: è globale, flessibile e adattabile e, semmai, si è consolidato come il gigante silenzioso del mondo dell’energia.
LA VOLATILITÀ DEI PREZZI DEL GAS
La volatilità dei prezzi del gas naturale in Europa ha raggiunto il massimo storico nel 2022, a causa dello shock dell’offerta causato dal forte calo delle consegne di gas russo. Sebbene la volatilità dei prezzi si sia attenuata rispetto ai massimi del 2022 e del 2023, resta elevata. Nel 2024 è stata superiore del 50% rispetto alla media registrata tra il 2010 e il 2019. Analogamente, in Asia la volatilità dei prezzi spot del GNL nel 2024 è rimasta superiore del 90% rispetto alla media registrata tra il 2010 e il 2019.
I FATTORI STRUTTURALI CHE HANNO PORTATO AD UNA MAGGIORE VOLATILITÀ DEI PREZZI
In tutta Europa i Paesi si sono impegnati ad eliminare gradualmente il carbone, sebbene le tempistiche siano diverse. Poiché l’energia nucleare opera solitamente a piena capacità (o quasi) e la produzione di energia eolica e solare può variare in base alle condizioni meteorologiche, il gas resta una fonte chiave per la produzione di energia elettrica, consentendo di bilanciare domanda e offerta in molti mercati1, creando un forte legame tra i mercati del gas e dell’elettricità.
I generatori a gas spesso soddisfano una domanda di energia elettrica marginale, fissando al contempo i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica del giorno prima nei mercati competitivi. Inoltre, con il rapido aumento della quota di fonti elettriche dipendenti dalle condizioni meteorologiche nel mix elettrico europeo, vi è una maggiore sensibilità ad eventi come siccità e periodi di scarsità di vento, durante i quali una maggiore produzione di gas spesso compensa una minore offerta di energia elettrica.
Queste variazioni aumentano la volatilità complessiva della domanda di conversione del gas in energia elettrica. Nel Regno Unito, ad esempio, la volatilità della produzione di energia elettrica a gas è passata da poco più del 400% nel 2017 ad oltre l’800% nel 2024. Questa variabilità si è tradotta in una maggiore volatilità a breve termine dei prezzi del gas naturale. Allo stesso tempo, la relazione tra i mercati del gas e dell’elettricità è ovviamente bidirezionale: l’elevata volatilità nei mercati del gas si riflette spesso sui mercati dell’elettricità, come si è visto nel 2022 e nel 2023 a seguito della drastica riduzione delle forniture all’Europa da parte della Russia.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI DEL GAS NATURALE
I mercati regionali del gas in tutto il mondo stanno diventando sempre più interconnessi grazie al GNL, che, a differenza del gas da gasdotto, può essere trasportato verso diverse destinazioni. Ciò significa che le dinamiche di domanda e offerta (e la conseguente volatilità dei prezzi) di una regione possono influenzare i prezzi del gas in altri mercati più distanti, in competizione per l’approvvigionamento di GNL.
Ciò è ampiamente dimostrato dall’evoluzione della correlazione tra i prezzi di riferimento del TTF in Europa e i prezzi del JKM in Asia, che è passata da una media del 60% tra il 2013 e il 2018 a oltre il 90% dal 2019, raggiungendo un massimo storico del 95% nel 2024. Questo rafforzamento della correlazione coincide con il rapido incremento della produzione di GNL negli Stati Uniti, sostenuta da contratti flessibili in base alla destinazione e che oggi rappresenta poco più del 20% del commercio globale di gas liquefatto.
LA COMPLESSITÀ GEOPOLITICA
Le tensioni geopolitiche possono avere profonde implicazioni per i mercati delle materie prime, aumentandone potenzialmente la volatilità. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente nei mercati del gas negli ultimi anni. Prima dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, la Russia era il maggiore esportatore mondiale, con la maggior parte dei flussi diretti in Europa.
Il forte calo delle forniture di gas russo via gasdotto all’Unione Europea dopo l’invasione ha avuto un impatto significativo sui mercati dipendenti dalle importazioni sia in Europa che in Asia. Oggi, queste regioni rimangono dipendenti dalle importazioni del combustibile, sebbene sempre più sotto forma di GNL.
GLI STRUMENTI PER MITIGARE LA VOLATILITÀ DEI PREZZI
In generale, produttori e consumatori preferiscono una maggiore stabilità dei prezzi nei mercati rispetto a quella odierna, poiché consente loro di pianificare meglio il futuro. Qualora la volatilità persistesse, tuttavia, sono disponibili diverse strategie e strumenti per gestire i rischi associati. La diversificazione dei portafogli è un pilastro fondamentale. Infatti, esistono diversi derivati che possono coprire le aspettative di produzione o consumo futuri. Gli operatori di mercato consapevoli del rischio possono anche mitigare la volatilità prevalente dei prezzi del gas attraverso la stipula di contratti a lungo termine. Inoltre, le formule di prezzo nei contratti di vendita possono attenuare la variabilità dei prezzi a breve termine attraverso meccanismi quali periodi di riferimento, smorzamento, corridoi di prezzo e indicizzazioni ibride.
I contratti a lungo termine, insieme alla produzione nazionale di gas, rappresentavano in genere l’80-90% del consumo di gas dell’Unione europea prima della crisi del 2022. Negli ultimi due anni la quota è scesa a circa il 50%. Se non verranno firmati nuovi contratti e quelli esistenti non verranno rinnovati, la quota di gas spot e GNL flessibile nell’approvvigionamento totale dell’Ue potrebbe aumentare a circa due terzi entro il 2030, il che potrebbe aumentare l’esposizione alla volatilità dei prezzi a breve termine.
In questo contesto, è necessario trovare un buon equilibrio tra contratti a lungo termine e approvvigionamenti spot. Il rafforzamento dei partenariati transatlantici per il GNL, anche attraverso contratti a lungo termine, potrebbe inoltre ridurre l’esposizione dell’Europa alle fluttuazioni dei prezzi e apportare benefici alle economie su entrambe le sponde dell’Atlantico.