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Carbone

Ecco perché la Corea del Sud questo inverno chiuderà fino a 16 impianti a carbone

La Corea del Sud chiuderà fino a 16 dei suoi 53 impianti a carbone per 3 mesi a partire da dicembre per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico

La Corea del Sud chiuderà fino a 16 dei suoi 53 impianti a carbone per 3 mesi a partire da dicembre per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico. Secondo il sito S&P Global Platts, il ministro coreano per l’Energia ha dichiarato che la misura dovrebbe portare ad un aumento della domanda e delle importazioni di gas naturale liquefatto.

DA 8 A 16 IMPIANTI CHIUSI DALL’1 DICEMBRE AL 28 FEBBRAIO

“Dall’1 dicembre al 28 febbraio – ha spiegato in una nota il ministro per il Commercio, Industria ed Energia – verranno chiusi da 8 a 16 impianti a carbone come parte degli sforzi per ridurre le emissioni di polveri sottili nel periodo invernale. Tutti gli altri impianti a carbone saranno operativi per non oltre l’80% della loro capacità.

“L’entità delle chiusure – da 8 fino a 16 – verrà decisa in base alla domanda di elettricità durante il picco di questa stagione invernale, ai prezzi del GNL e alle condizioni di fornitura”, ha dichiarato un funzionario del ministero. Questo inverno il piano di restrizioni sugli impianti a carbone, fino al 30,2% del totale, è stato rafforzato rispetto a quello dello scorso anno (con la chiusura di 9-16 impianti) e del 2019 (8-15 impianti), che portarono complessivamente alla chiusura del 26,7% di tutti i 60 impianti.

SETTE IMPIANTI CHIUSI PERMANENTEMENTE GIÀ NEGLI ULTIMI 2 ANNI

La Corea del Sud negli ultimi 2 anni aveva giù chiuso in modo permanente 7 impianti a carbone ormai datati, come parte dell’impegno del presidente Moon Jae-in di ridurre l’ampio ricorso del suo Paese al carbone come fonte energetica e l’aumento dell’inquinamento atmosferico. Il ministro dell’Energia per il momento non ha fornito la lista degli impianti che verranno chiusi, ma un suo funzionario ha spiegato che si inizierà da quelli più vecchi e inquinanti. “Il governo – ha aggiunto – cercherà di intervenire il più possibile sugli impianti a carbone, a condizione di assicurare un’adeguata fornitura di energia elettrica”.

L’ALTA DOMANDA DI ELETTRICITÀ

In base alle ultime stime, questo inverno la richiesta di energia elettrica in Corea del Sud raggiungerà i 90,3 GW e potrà aumentare fino ai 95,3 GW se il Paese dovesse vivere un periodo di freddo intenso (l’anno scorso la richiesta di energia fu tra gli 87,6 e i 90,4 GW). Per assicurare una fornitura di energia elettrica adeguata alla richiesta, servirà un surplus di oltre 10 GW tra dicembre e febbraio, e questo nonostante la contemporanea chiusura degli impianti a carbone; dallo scorso anno ad oggi, infatti, la richiesta di energia è passata da 103,3 GW a 110,2 GW.

L’IMPATTO DELLE CHIUSURE SULLE POLVERI SOTTILI

Nella nota del ministro per l’Energia si legge anche che “la chiusura degli impianti a carbone per i prossimi 3 mesi dovrebbe ridurre le emissioni di polveri sottili del 52,5%”. Secondo il funzionario del ministero la Corea del Sud è pronta ad aumentare l’operatività degli impianti alimentati a gas naturale per evitare interruzioni nella fornitura di elettricità, il che potrebbe incrementare la domanda di GNL del Paese. Se necessario, verrà fornito un surplus tra i 9,7 e i 13,5 GW, principalmente dagli impianti a GNL.
Le importazioni di GNL dovrebbero aumentare, dal momento che il governo coreano ha deciso di eliminare i dazi di importazione per 6 mesi, dal 12 novembre 2021 al 30 aprile 2022. Sulle importazioni di GNL il governo riscuote infatti una tassa del 3% tra ottobre e marzo (picco invernale) e del 2% nel resto dell’anno.

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