La Gran Bretagna dice definitivamente addio al carbone. Poi sarà la volta delle centrali a gas, che nei prossimi anni verranno sostituite da impianti rinnovabili. Una scelta che rischia però di lasciare l’UK al buio. Ecco perché
L’abbandono del carbone e poi del gas potrebbe costare molto caro alla Gran Bretagna. Lo spegnimento della centrale di Ratcliffe è sempre più vicino, mentre il numero di progetti rinnovabili cresce. Il prossimo passo è spegnere anche le centrali a gas, ma potrebbe costare molto caro al sistema elettrico britannico.
ADDIO CARBONE, BENVENUTE RINNOVABILI
Lo spegnimento della centrale di Ratcliffe potrebbe creare non pochi problemi al sistema energetico britannico nei prossimi anni. L’impianto a carbone aperto negli anni 60′ è l’ultimo di questo tipo e genera abbastanza elettricità per alimentare circa 2 milioni di abitazioni. Nel 1990, il carbone forniva l’80% del l’elettricità del Regno Unito, percentuale scesa all’1% lo scorso anno. Oggi il 34,7% proviene dal gas, il 32,8% da rinnovabili, l’11,6% dalla bioenergia e il 13,8% dal nucleare.
Dopo l’addio al carbone la strategia energetica del Paese prevede il progressivo abbandono del gas da qui al 2030, in favore delle rinnovabili. La settimana scorsa il Governo ha aggiudicato con le aste contratti per 9,6 gigawatt di progetti rinnovabili, 5,9 GW in più rispetto allo scorso anno. Una crescita favorita dal sostegno finanziario pubblico, dal calo dei costi di produzione e dagli sviluppi tecnologici.
L’obiettivo è far sì che già dal prossimo anno il sistema elettrico funzioni per almeno 30 minuti senza il supporto delle centrali a gas, oggi indispensabili a garantire la sicurezza. Di conseguenza, nei prossimi anni verranno gradualmente spente. Tuttavia, nel 2030 l’addio al carbone potrebbe mettere in crisi il sistema elettrico britannico.
QUANTO COSTERA’ L’ADDIO AL CARBONE?
Nel 2030 il Regno Unito potrebbe rimanere senza luce. Infatti, nei prossimi anni la sempre maggiore diffusione di auto elettriche e pompe di calore renderà il Paese molto più dipendente dall’elettricità. Tuttavia, la velocità di spegnimento delle centrali a gas rischia di superare quella di sviluppo di nuovi impianti solari e eolici provocando non pochi problemi alla rete, secondo la società di consulenza LCP Delta, secondo quanto riporta il FT.
Senza dubbio famiglie e imprese dovranno essere molto più flessibili nell’uso dell’elettricità per andare incontro alle caratteristiche delle rinnovabili, fonti di approvvigionamento intermittenti per natura. In altre parole, domanda e offerta di elettricità dovranno essere sempre allineate, compito più facile quando parliamo di grandi impianti a combustibili fossili, che possono essere accesi e spenti rapidamente.
“Il Regno Unito può contemporaneamente aumentare la domanda di elettricità, ritirare le centrali che emettono carbonio e investire nel solare ed eolico? Sarà certamente una sfida”, ha dichiarato Sam Hollister, responsabile del settore economico, politico e degli investimenti presso LCP Delta.
IL RUOLO DELL’ACCUMULO
“Ora che le energie rinnovabili diventano una parte importante del mix energetico, è qui che la fisica del sistema cambia davvero”, ha detto Matt Magill, direttore dei mercati presso l’operatore del sistema elettrico della National Grid (ESO) al Financial Times, aggiungendo che per colmare il divario lasciato dal carbone hanno utilizzato “stabilizzatori” rotanti da 200 tonnellate e batterie giganti agli ioni di litio per liberare energia in pochi secondi.
“Poiché utilizziamo meno grandi macchine termiche, il sistema diventa effettivamente più leggero. Quindi quando succede qualcosa [per esempio un generatore che scatta], reagisce più rapidamente”, ha aggiunto.