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Idrogeno

Ecco perché l’Unione Europea sta discutendo animosamente sulla nuova industria dell’idrogeno verde

Si teme che la spinta UE per l’idrogeno verde possa cannibalizzare l’elettricità rinnovabile destinata ad altri usi

La Commissione Europea ha redatto delle nuove regole che chiariscono come l’idrogeno “verde” prodotto da energie rinnovabili possa essere legalmente considerato “aggiuntivo” e verificato come tale. Il progetto di regole è visto come un vantaggio per la nascente industria europea.

L’idrogeno verde prodotto da energia rinnovabile è visto come un potenziale proiettile d’argento per decarbonizzare settori industriali difficili da abbattere – come l’acciaio e la chimica – che attualmente dipendono dai combustibili fossili e non possono passare facilmente all’elettricità.

All’inizio di maggio, l’industria dell’elettrolizzatore dell’UE si è impegnata ad aumentare di dieci volte la propria capacità di produzione – a 17,5 GW all’anno entro il 2025 – nel tentativo di aumentare la produzione di idrogeno verde in Europa. Tuttavia, si teme che la spinta UE per l’idrogeno verde possa cannibalizzare l’elettricità rinnovabile destinata ad altri usi, come ad esempio per fornire energia pulita per l’industria o veicoli elettrici.

LA BOZZA DEL REGOLAMENTO UE SUGLI IMPIANTI ELETTRICI “AGGIUNTIVI”

Per evitare questo problema, la Commissione Europea sta redigendo delle regole per garantire che gli impianti elettrici che forniscono elettricità per l’idrogeno verde siano “aggiuntivi” ad altri usi dell’elettricità.

Venerdì scorso l’esecutivo UE ha pubblicato una bozza di regole – note come “atto delegato” nel gergo UE – per decidere cosa può essere considerato “aggiuntivo”. Queste regole – che sono in attesa di una consultazione pubblica di 4 settimane – potrebbero essere un vantaggio per la nascente industria europea dell’idrogeno.

Nel dicembre 2021 un’ampia coalizione industriale inviò una lista dei desideri all’esecutivo UE, affermando che l’atto delegato di addizionalità “è un fattore decisivo per determinare se l’UE raggiungerà l’obiettivo della strategia per l’idrogeno di 6 GW entro il 2024 e di 40 GW entro il 2030”.

Tutte le loro principali richieste – inclusa una transizione più morbida dall’attuale produzione di idrogeno basata su gas fossile all’idrogeno verde – sembrano essere soddisfatte dal progetto di regole della Commissione.

L’IDROGENO VERDE, UNA QUESTIONE DI… TEMPO

“Al fine di garantire che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto da elettricità rinnovabile, la produzione di elettricità rinnovabile dovrà avvenire contemporaneamente al consumo di elettricità per la produzione di idrogeno rinnovabile”, prevede la bozza del regolamento. Inoltre, “non dovrà esserci congestione della rete elettrica tra l’elettrolizzatore che produce idrogeno rinnovabile e l’impianto che genera elettricità rinnovabile”.

Per dimostrare che la produzione e il consumo avvengono contemporaneamente, “i produttori di idrogeno dovranno dimostrare che la produzione di idrogeno rinnovabile avviene nella stesso momento della produzione di elettricità rinnovabile, o che l’elettricità rinnovabile che è stata immagazzinata localmente in un dato periodo viene utilizzata.

I gruppi ambientalisti però sono critici: “Queste regole spaventosamente permissive trasformerebbero quello che avrebbe potuto essere un combustibile pulito del futuro in un combustibile inquinante che dipende da ancora più combustibili fossili”, ha affermato Dominic Eagleton, attivista senior del gas presso l’ONG per il clima Global Witness. “Questo è puro greenwashing”, ha commentato.

LA QUESTIONE DEGLI ELETTROLIZZATORI E DEI CONTRATTI A LUNGO TERMINE

Allo stesso modo, Michaela Holl del think tank tedesco sul clima Agora Energiewende è scettica sulla bozza: “L’aggiunta all’ultimo minuto di una clausola di salvaguardia per gli impianti di produzione di idrogeno rinnovabile prima del 2027 – che possono contrarre la capacità di energia rinnovabile esistente – potrebbe comportare una corsa all’acquisto di elettrolizzatori entro i prossimi cinque anni”, ha avvertito, aggiungendo che “le strutture soggette alla nuova regola possono trarre profitto dalle energie rinnovabili esistenti che i contribuenti e i consumatori hanno pagato negli ultimi 20 anni”.

In sostanza, ciò potrebbe significare che le aziende si caricherebbero di elettrolizzatori per utilizzare le regole più permissive prima del 2027. Attraverso l’uso di contratti a lungo termine, le regole permissive potrebbero quindi essere utilizzate fino agli Anni 40.

“Nei documenti non possiamo vedere limiti alla durata di questi contratti con capacità rinnovabili già esistenti”, ha affermato Holl. Questo, secondo lei, significa che “la clausola di salvaguardia consente di fatto la non addizionalità, senza un limite temporale che vada anche oltre la data di fine del periodo di transizione”.

Finora l’industria è rimasta in silenzio riguardo alla bozza del regolamento, che ha descritto come “un fattore decisivo” per raggiungere gli obiettivi UE sull’idrogeno verde. La questione però resta controversa, poiché la Commissione Europea potrebbe non avere delle solide basi legali.

“Con questa clausola di salvaguardia la Commissione Europea si allontana dalla necessità di garantire l’addizionalità per l’elettricità utilizzata direttamente e indirettamente nel settore dei trasporti, prevista dalla direttiva alla base delle energie rinnovabili”, ha affermato Holl.

La bozza del regolamento è aperta per una consultazione pubblica di quattro settimane, che si concluderà il 17 giugno, dopodiché la Commissione presenterà la sua proposta finale. Il progetto di testo sarà quindi sottoposto all’esame del Parlamento Europeo e dei 27 Stati membri UE in seno al Consiglio, che avranno quattro mesi per esaminarlo.

Gli “atti delegati” sono delicati perché i due co-legislatori UE possono solo respingere la proposta della Commissione, ma non possono modificarla. Se i Paesi UE non riusciranno a raggiungere la maggioranza richiesta per rifiutare il piano, dopo quattro mesi questo verrà automaticamente approvato.

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