I Paesi occidentali si trovano di fronte ad un dilemma complesso: meglio investire nella produzione di tecnologie pulite nazionali per far progredire l’industria locale o affidarsi alle forniture della Cina per soddisfare gli obiettivi climatici?
Negli ultimi dieci anni gli investimenti globali nell’energia pulita sono aumentati in modo significativo, passando dai 248 miliardi di dollari del 2014 ai 745 miliardi di dollari del 2023. Durante questo periodo, la Cina ha implementato più tecnologie di energia pulita di tutti gli altri Paesi messi insieme.
Mentre persistono preoccupazioni sul predominio del gigante asiatico nelle catene di fornitura di energia rinnovabile, una nuova analisi di Rystad Energy evidenzia che la rapida crescita del Paese non solo lo ha posizionato come leader delle tecnologie pulite, ma ha anche innescato una risposta globale, creando un effetto a catena.
I PAESI CERCANO DI ACCELERARE LA TRANSIZIONE ENERGETICA
Altri Paesi stanno seguendo l’esempio della Cina, accelerando le proprie transizioni energetiche in risposta a questa pressione competitiva. Ulteriori analisi di Rystad Energy suggeriscono anche che, fino ad oggi, la spesa totale della Cina in energia solare ed eolica ha superato il resto del mondo, salendo dai 150 miliardi di dollari del 2020 ai quasi 400 miliardi di dollari del 2023.
Tuttavia, man mano che altre regioni recuperano terreno, si prevede che il vantaggio degli investimenti della Cina si ridurrà entro la fine dell’anno e potrebbe svanire del tutto entro il 2027, complice l’aumento della spesa da parte del resto del mondo. La Cina eccelle anche su base pro capite, superando regioni chiave come Europa e Stati Uniti.
Tra il 2020 e il 2024 Pechino ha effettuato investimenti sostanziali in infrastrutture per l’energia rinnovabile in relazione alle dimensioni della sua popolazione, un’impresa più ardua rispetto a Stati Uniti ed Europa, meno popolati. Mentre Europa e Stati Uniti stanno gradualmente aumentando la loro spesa in conto capitale, si prevede che resteranno indietro rispetto alla Cina fino alla fine del decennio.
RYSTAD ENERGY: “LA CINA AUMENTA GLI INVESTIMENTI NELLE TECNOLOGIE PULITE, E IL MONDO LA SEGUE”
Per Lars Nitter Havro, responsabile Energy Macro di Rystad Energy, “la portata degli investimenti cinesi in capacità di tecnologie pulite ha avuto un profondo impatto sulla transizione energetica globale. Una crescita della capacità senza pari e i conseguenti tagli dei prezzi per le apparecchiature cinesi hanno consentito ad altre regioni di accelerare i loro investimenti in energie rinnovabili. Questa pressione competitiva ha spinto le industrie manifatturiere nazionali di cleantech in tutto il mondo ad aumentare la produzione. I risultati sono chiari: mentre la Cina ha incrementato i propri investimenti nelle tecnologie pulite, il resto del mondo l’ha rapidamente seguita”.
LE RAGIONI DEL PREDOMINIO DELLA CINA NELL’ENERGIA PULITA
Le vaste capacità produttive e le infrastrutture sono i principali motori della supremazia della Cina nel settore cleantech, in particolare le sue catene di fornitura di energia solare e batterie. Pechino controlla circa l’80% della catena di fornitura globale di moduli fotovoltaici solari, e lo scorso anno ha prodotto in media il 90% di tutti i componenti fotovoltaici solari del mondo.
Si prevede che questa quota crescerà ulteriormente, poiché la Cina non mostra segni di allentamento della presa logistica, con una produzione destinata ad aumentare del 150% entro il 2030. Tuttavia, il 2027 segna un punto critico in cui si prevede che il resto del mondo inizierà a superarla nella produzione, un risultato diretto dei crescenti investimenti, in particolare negli Stati Uniti.
IL MERCATO DEI PANNELLI SOLARI
Diverse regioni – tra cui Europa, Stati Uniti e India – stanno espandendo attivamente la loro capacità di produzione di pannelli solari per ridurre la dipendenza dalla Cina. Stati Uniti e India stanno investendo in modo aggressivo in impianti di produzione di celle e assemblaggio di moduli, con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza entro il 2026. Tuttavia, i loro costi di produzione restano significativamente più alti di quelli cinesi. I moduli cinesi costano circa 0,10 dollari al watt, mentre i prezzi statunitensi si aggirano intorno a 0,30 d/w, con un impatto sull’economia del progetto e sul ritmo complessivo della transizione energetica.
IL GRANDE DILEMMA DEI PAESI: PRODURRE IN PATRIA O AFFIDARSI ALLA CINA?
Mentre i Paesi lavorano per sviluppare le proprie capacità di produzione di tecnologie pulite, l’enorme capacità produttiva della Cina la posiziona come leader dominante in termini di prezzi, ponendo una sfida significativa. Da un lato, i Paesi sono ansiosi di costruire industrie locali per aumentare la resilienza, creare posti di lavoro e guidare l’innovazione, il tutto mentre si confrontano con i prezzi più bassi della Cina.
Allo stesso tempo, questi Paesi spesso sono indietro rispetto a Pechino nella curva di apprendimento e hanno fissato degli obiettivi climatici più ambiziosi. Ciò crea un dilemma complesso: investire nella produzione di tecnologie pulite nazionali per far progredire l’industria locale o affidarsi alle forniture cinesi per soddisfare gli obiettivi climatici? Bilanciare la crescita delle industrie locali con la necessità di utilizzare le capacità esistenti della Cina è una questione critica per raggiungere gli obiettivi climatici globali.
IL BOOM DELLE RINNOVABILI IN EUROPA
In Europa sono stati compiuti progressi significativi in materia di energie rinnovabili: l’energia eolica ha superato il gas ed è diventata la seconda fonte di energia elettrica dell’Unione europea dopo il nucleare e, nel primo semestre 2024, le fonti rinnovabili hanno generato il 50 % dell’energia elettrica Ue.
A livello internazionale, l’Unione europea ha guidato l’iniziativa globale volta a triplicare la capacità di energia rinnovabile e a raddoppiare i miglioramenti dell’efficienza energetica nell’ambito della transizione verso l’abbandono dei combustibili fossili, che è stata approvata da tutte le parti in occasione della COP28 di Dubai.
TRA SICUREZZA ENERGETICA E ACCESSIBILITÀ ECONOMICA
Bilanciare la produzione nazionale con una transizione energetica conveniente è particolarmente difficile per i Paesi con infrastrutture limitate. Sebbene l’uso di componenti cinesi possa accelerare l’implementazione di tecnologie pulite e aiutare a raggiungere gli obiettivi climatici, solleva preoccupazioni circa l’eccessiva dipendenza da un singolo fornitore, con il timore che questa dipendenza possa esporre i Paesi a potenziali rischi derivanti da tensioni geopolitiche, restrizioni commerciali o interruzioni della catena di fornitura. Di conseguenza, gi Stati devono trovare l’equilibrio tra la garanzia della sicurezza energetica e l’accessibilità economica, salvaguardando al contempo gli interessi strategici a lungo termine.
IL RUOLO DEI SUSSIDI E IL SOSTEGNO DEI GOVERNI
I sussidi e il sostegno governativo sono stati fondamentali nel dar forma alla transizione energetica e allo sviluppo delle tecnologie pulite, in particolare nel modo in cui le diverse regioni gestiscono le importazioni e le tariffe. Negli Stati Uniti, in India e nell’Unione europea le attuali politiche tendono a tariffe e altre misure restrittive per frenare le importazioni cinesi. Ad esempio, l’amministrazione statunitense Biden ha recentemente aumentato la tassa di importazione sulle auto elettriche cinesi dal 25% al 100%, portando i dazi totali al 102,5%.
Nel frattempo, l’Ue ha proposto delle tariffe sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese che vanno dal 17% al 36,3%. Queste mosse sono delle risposte alle preoccupazioni sulla tutela del lavoro e sulla competitività del settore negli Stati Uniti, mentre Bruxelles cita le presunte pratiche di sussidi ingiusti della Cina come base per le sue tariffe. Nel complesso, queste politiche potrebbero ostacolare la transizione energetica globale rispetto ad uno scenario in cui le importazioni cinesi potrebbero fluire più liberamente.